«Malati no Covid, dai Pronto soccorso alle cliniche private»: piano per impedire il collasso degli ospedali. Lettera della Regione alle Asl

«Malati no Covid, dai Pronto soccorso alle cliniche private»: piano per impedire il collasso degli ospedali. Lettera della Regione alle Asl
di Andrea TAFURO
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Mercoledì 31 Marzo 2021, 15:47 - Ultimo aggiornamento: 21:31

E' scattata la procedura d’emergenza per la sanità in Puglia: reparti in affanno, continuo bisogno di letti per i contagiati bisognosi di ricovero e i Pronto soccorso, a Bari come a Lecce, vicini al collasso. Per questo la Regione ha chiesto aiuto alla sanità privata, per collaborare nella cura dei malati no Covid e supportare gli ospedali pubblici nella lotta alla pandemia. Scelta dettata da una situazione epidemiologica in continuo aggravamento: in base alle informazioni disponibili con il bollettino di oggi (http://rpu.gl/UKRob) la Puglia ha segnato infatti un nuovo triste primato con i ricoveri in terapia intensiva saliti a 264 e il numero complessivo schizzato a 2.127.

IL PRIMATO DEI NUMERI E IL “CASO LECCE”

Numeri record, mai registrati prima e ben oltre le soglie critiche individuate dal Governo durante la scorsa primavera. Ospedali pubblici pugliesi quasi al collasso, sfiancati da una terza ondata che sta picchiando duro. Emblematico il caso registrato al Dea di Lecce, dove i ricoveri tra pronto soccorso e struttura di degenza e osservazione breve (Obi) sono saliti oggi a 38, ben oltre i valori standard, mentre ieri pomeriggio in una situazione di grave complessità si è rischiato il blocco dei ricoveri, con le ambulanze del 118 che arrivavano al pronto soccorso, restando in attesa per ore all’esterno prima di poter affidare i malati alle cure dell'ospedale. Non solo, a preoccupare ci sarebbe anche la diminuzione delle scorte di ossigeno collegate all’impianto centrale del Dea, da alcune settimane pare non più sufficienti per supportare l’aumentata richiesta. Situazione critica anche a Bari, sotto osservazione l'ospedale Covid della Fiera, dove attualmente sono ricoverati 94 pazienti, 36 dei quali in terapia intensiva, mentre altri 28 sono in rianimazione nel Policlinico.

LA LETTERA

Sanità pubblica sotto pressione dunque, nonostante i tentativi di porre un freno all’avanzata del coronavirus con le misure restrittive da zona rossa rafforzata in vigore dallo scorso 27 marzo. Da qui la richiesta del direttore del dipartimento Promozione della Salute, Vito Montanaro e dell’assessore regionale alla sanità, Pier Luigi Lopalco, rivolta alle Asl pugliesi per programmare per i prossimi due mesi - aprile e maggio - lo spostamento delle prestazioni non covid alle strutture private.

«Al fine di garantire alle strutture accreditate private l'equilibrio economico - scrivono Lopalco e Montanaro il 29 marzo alle Asl - nel corso dei prossimi due mesi le Direzioni sanitarie, in presenza di pazienti no Covid in Pronto soccorso e in attesa di ricovero, dovranno preventivamente saturare i posti letto messi a disposizione dell'ospedalità privata e successivamente ricorrere ai posti letto attivi presso le strutture pubbliche».  Questa la direttiva, dunque, mentre sempre ai Direttori sanitari spetterà gestire il carico dei ricoveri sulla prima linea ospedaliera, procedendo alla riconversione di ulteriori posti letto covid nei reparti di terapia intensiva e area medica dei nosocomi.

I TRASFERIMENTI

Nelle cliniche private accreditate verranno invece traferiti i pazienti no covid, soprattutto per le aree di Pneumologia, Medicina interna e Ortopedia, fino a saturazione dei posti messi a disposizione.

La procedura, secondo quanto stabilito dalle linee programmatiche regionali, dovrà comunque prevedere il passaggio in pronto soccorso degli ospedali pubblici, per accertare la negatività al virus, e poi il trasferimento nella struttura sanitaria privata.

Via libera quindi alla collaborazione, con la direttiva accolta e già avviata a Taranto tra strutture sanitarie pubbliche e private - e tra l'ospedale SS. Annunziata e alcune cliniche della città. In divenire anche a Brindisi. In provincia di Lecce, dopo le adesioni della Casa di cura Petrucciani nel capoluogo e della clinica San Francesco a Galatina, è arrivata anche la disponibilità di Città di Lecce Hospital. «Abbiamo comunicato la nostra adesione all’Asl Lecce – afferma Marcello Melone, medico responsabile del servizio di Anestesia e Terapia intensiva cardiologica – confermando la piena disponibilità a supportare la sanità pubblica nella cura dei pazienti, con la consapevolezza che ogni struttura sanitaria saprà dare il proprio contributo facendo leva sulle professionalità e specialità mediche no Covid che la caratterizzano. La pandemia in atto richiede l’impegno di tutti – prosegue il medico - non è tempo di abbassare la guardia, ma di essere rigorosi nel rispetto delle regole anticontagio e sostenere la campagna di vaccinazione, unico rimedio contro il virus». Un invito, insomma, a ottimizzare le prestazioni offerte ai pazienti che via via saranno indirizzati dal pubblico ai privati. 

In teoria, i trasferimenti dei pazienti alle strutture private dovrebbero entrare a pieno regime domani mattina, ma è tutto ancora in itinere, in ritardo, mentre la pressione sugli ospedali continua ad aumentare. 

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