L'appello del no vax: «Volevo fare il Rambo e sono finito in terapia inteniva. Ora vaccinatevi»

L'appello del no vax: «Volevo fare il Rambo e sono finito in terapia inteniva. Ora vaccinatevi»
di Lucia IAIA
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Mercoledì 1 Settembre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 21:57

Nei suoi occhi, c’è tutta la consapevolezza di aver attraversato il buio. A stento riesce a parlare e ancora meno, a trattenere la commozione. Marco Senese ha 57 anni ed è tornato alla vita dopo oltre 20 giorni trascorsi in terapia intensiva all’ospedale “Moscati” di Taranto. È ancora ricoverato perché la ripresa non è semplice ma, ormai negativo, attende il ritorno a casa nell’ala no Covid del reparto di rianimazione. Per lui, quest’incubo sembra essere ormai alle spalle ma, ora più che mai, le sue parole pesano come macigni, soprattutto laddove continua ad infiammarsi il dibattito sulla vaccinazione anti Covid 19. Lo stato d’animo è quello di un uomo che, finalmente, vede la luce.
Prima di tutto, come si sente?
«Sento di essere rinato e non smetterò mai di ringraziare tutta l’equipe sanitaria che si è occupata di me. Sono degli angeli, senza di loro non sarei qui».
Lei non era vaccinato. Come mai?
«Volevo fare il Rambo della situazione nel senso che credevo di non averne bisogno. Purtroppo poi, ho capito sulla mia pelle che quello è solo un film e noi tutti rischiamo grosso». 
Cosa intende dire?
«Prima di prendere il virus, pensavo che non potesse capitare a me o a qualcuno della mia famiglia. Mi sono lasciato prendere dall’idea che fosse inutile vaccinarsi ma adesso, ho capito quanto invece sia fondamentale. Come spesso accade, finché non si vivono di persona questi problemi, non si comprendono mai fino in fondo. Il Covid è una cosa terribile, ti toglie il respiro e ti senti morire, davvero. In realtà, forse, io lo avevo sottovalutato e di mia iniziativa, avevo deciso di non vaccinarmi».
Dunque, può definirsi un no vax pentito?
«Non so se è questa la definizione che si addice al mio caso ma posso dire che eravamo così tranquilli, io e mia moglie. Avevamo pensato semplicemente, che non fosse importante vaccinarci. Poi, all’improvviso, è arrivato questo terremoto che ha travolto me e lei. Io lavoro nell’ex Ilva, da tempo sono in cassa integrazione ma avevamo sempre condotto una vita tranquilla e serena. Non avrei mai immaginato di finire in questa situazione».
Quando ha capito di aver contratto il Covid 19?
«In realtà, mi sono ritrovato improvvisamente in terapia intensiva e ricordo poco di quei momenti. Il 3 agosto, ero nella mia casa a Taranto quando mi sono sentito male. Non riuscivo a respirare, non ho immagini nitide di quel momento, se non che ho riaperto gli occhi ed ero intubato. Solo ora, ho compreso quanto fossero gravi le mie condizioni di salute ma per fortuna, qualcuno mi ha salvato».
Ha idea di come possa essersi contagiato?
«Non ne sono certo, però dopo i funerali di mia suocera ho accusato i primi malori. Anche mia moglie è risultata positiva al Covid ed è ricoverata nel reparto di pneumologia. Non mi capacito ancora del fatto che siamo piombati in questo incubo, senza quasi rendercene conto»
Cosa ricorda delle giornate in terapia intensiva?
«Sembravo un marziano ed erano ore lunghe, infinite. Si pensa a tante cose e alla fine, si spera che tutto finisca prima possibile. Mi sono ritrovato all’inferno e quando tre giorni fa, sono uscito è stato il giorno più bello della mia vita. Era anche il compleanno di mia figlia Gloria ed è a lei che dedico questa felicità. I medici, gli infermieri e tutti gli operatori presenti mi hanno coccolato, mi hanno voluto bene. Le assicuro che, in quei momenti di solitudine, è fondamentale sentirsi accudito. Io non ho mai avuto la sensazione di essere abbandonato da loro, anzi ho capito tante cose».
Come lei, l’80% di chi finisce in terapia intensiva, ha scelto di non vaccinarsi. Cosa sente di dire a queste persone?
«Non è furbo non farlo e sbagliano se credono di essere più intelligenti o più forti degli altri che si sono sottoposti al vaccino. Guardate quello che è successo a me. Io voglio dire loro di cambiare idea, altrimenti rischieranno la vita e potrebbero non uscire da questo tunnel. Rambo non esiste, ci siamo solo noi alle prese con questo grosso problema e non possiamo permetterci troppa filosofia. Bisogna fidarsi e farsi vaccinare. Non c’è tempo da perdere. Se potessi tornare indietro, non avrei alcun minimo dubbio. Vi prego, se non volete farlo per voi stessi, fatelo almeno per chi vi ama».
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