Covid, più di 740 milioni di ristori alle imprese pugliesi. L'allarme delle associazioni: «Bollette, nuova emergenza, ma nessun aiuto»

Covid, più di 740 milioni di ristori alle imprese pugliesi. L'allarme delle associazioni: «Bollette, nuova emergenza, ma nessun aiuto»
di Paola ANCORA
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Martedì 20 Settembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 10:09

Più di 740 milioni di euro: a tanto ammonta il salvagente di liquidità che lo Stato ha garantito, in Puglia, a una platea di circa 140mila aziende ed esercizi pubblici piegati dalla pandemia Covid. Nel corso del 2020 e del 2021, con tredici, diversi provvedimenti i Governi che si sono succeduti hanno dato mandato all’Agenzia delle Entrate di erogare – direttamente sul conto corrente o come credito d’imposta – aiuti a fondo perduto a una galassia di piccoli imprenditori e partite Iva senza i quali il sistema economico italiano e pugliese sarebbe collassato. La prova del Covid, dunque, da questo punto di vista, parrebbe superata, pur con gli strascichi che si è portata dietro. Ora il terremoto che scuote le fondamenta dell’economia pugliese si chiama energia. A livello nazionale c’è chi mette in guardia da una nuova crisi simile a quella che, nel 2008, fu innescata dal fallimento di Lemhans Brothers e riportò indietro l’orologio di diversi decenni, fino al crollo delle borse del 1929. 

I dati e la strategia

Ciò che liquidità e capitale sono stati e sono per le grandi banche, infatti, nel mondo dell’industria sono rappresentati da energia e forniture. Da qui la lettura analitica dei dati relativi agli aiuti a fondo perduto erogati durante la pandemia e la necessità di riproporre, oggi, una strategia di intervento simile, in attesa che l’Europa e il Governo stabiliscano quale strada percorrere per ottenere una maggiore autosufficienza energetica e per rimpatriare le “catene del valore” – dalla logistica al marketing – che sorreggono la sovranità industriale del Paese e delle diverse regioni, Puglia compresa. 
Nei due, lunghissimi anni della pandemia bar e ristoranti, piscine e palestre, alberghi e attività artigianali sono stati chiusi o costretti ad abbassare le saracinesche alle 18, con un contraccolpo significativo sui fatturati.

Non stupisce, dunque, che siano stati poco meno di 5 milioni a livello nazionale gli imprenditori che hanno chiesto di avere accesso agli aiuti messi sul piatto dallo Stato: oltre 9,38 miliardi dispensati nel primo anno di pandemia, 15,34 miliardi nel secondo. Totale: 24,7 miliardi. Dal primo decreto Rilancio, nell’aprile del 2020, fino ai due decreti Sostegni 1 e bis del 2021, la Puglia è la settima regione in classifica per quantità di risorse richieste e ottenute dopo Lombardia, Lazio, Veneto, Campania, Emilia Romagna, Toscana e Piemonte, le regioni dove maggiore è la presenza di attività legate, in particolare, al turismo, un comparto fra i più colpiti dal blocco di viaggi e spostamenti imposto dal virus. 

L'emergenza bollette

Quel tesoretto corrisponde a quasi la metà delle risorse messe ora in campo dall’esecutivo contro il caro energia con i primi due decreti Aiuti. E si vedrà se, anche stavolta, si riuscirà a garantire le erogazioni in tempi record grazie alla piattaforma informatica dell’Agenzia delle Entrate, gestita in collaborazione con Sogei, la società hi-tech del ministero del Tesoro. A commercianti e aziende pugliesi, tuttavia, quanto fatto finora non basta perché ritengono che i provvedimenti assunti manchino il bersaglio. «Le risorse stanziate in queste settimane sono destinate soltanto alle famiglie e alle grosse aziende. Per le piccole imprese e gli esercizi commerciali non c’è nulla» si sfoga Salvatore Sanghez, direttore generale di Confesercenti Puglia. «La strategia di sostegno messa in atto durante la pandemia si è rivelata vincente e ora, invece, non si muove foglia. Le bollette però – rincara – sono già arrivate, a breve saranno staccate le forniture. Ci giochiamo la sopravvivenza. La nostra associazione sta cercando di farsi carico di un piano di investimenti e aiuti agli associati, ma è il Governo a dover intervenire mettendo un tetto al costo dell’energia e stabilendo un piano di aiuti, altrimenti molti non reggeranno questo nuovo tsunami». 
Anche per il presidente di Confindustria regionale, Sergio Fontana, l’intervento governativo non è più rinviabile: «Siamo da sempre contrari agli aiuti a pioggia, sarebbe come versare acqua in uno scolapasta, ma servono misure di sostegno, come il credito d’imposta, per coloro che hanno già sostenuto un costo e un aggravio della spesa energetica. Poi le bollette - conclude - andranno riportate ai livelli pre-guerra con interventi strutturali a medio e lungo termine. Non si può più aspettare». 

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