Covid, mascherine, green pass e immunità di gregge: il punto della dottoressa Danila De Vito

Covid, mascherine, green pass e immunità di gregge: il punto della dottoressa Danila De Vito
di Alessandra LUPO
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Sabato 26 Marzo 2022, 08:06 - Ultimo aggiornamento: 14:48

«I vaccini ci hanno aiutati a controllare il virus ma l'immunità di gregge è sempre stata una chimera». Ne è convinta Danila De Vito, docente di Microbiologia ed Igiene all'Università degli Studi di Bari A. Moro.
Professoressa De Vito, sono numeri che fanno paura, che sta succedendo?
«Siamo di fronte a una recrudescenza del virus dovuta all'abbassamento delle temperature, il freddo favorisce l'ingresso dei virus, soprattutto di quelli diffusivi come Omicron 2 unita al rallentamento delle misure di restrizione. Per fortuna, grazie alle vaccinazioni e alla particolare caratteristica di questa variante che non è in grado di moltiplicarsi nelle vie respiratorie basse, il virus ha una minore patogenicità rispetto alle precedenti varianti Delta e Alfa, almeno per la popolazione immunocompetente.

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È possibile secondo lei azzardare una previsione sull'uscita da questa situazione, basterà l'arrivo del bel tempo?
«Le temperature sono in innalzamento in tutta Europa, io mi trovo qui nel Regno Unito e la situazione meteorologica è primaverile. Ma occorre precisare una cosa: abbiamo avuto certamente molte infezioni ma in tutta Europa e anche in Italia abbiamo avuto anche un aumento del numero di indagini e di tipizzazioni che hanno portato a un alto numero di positivi».
L'alto numero di test a suo avviso non sarebbe quindi riconducibile al solo fine diagnostico ma anche epidemiologico.
«Il nuovo Dpcm spinge verso un green pass di base e non più rafforzato e quindi per lavorare o usare un mezzo di trasporto si ricorre a un maggior numero di tamponi e quindi per forza di cose a un maggior numero di test positivi che altrimenti non si sarebbero mai avuti».
Mascherine a parte, qual è a suo avviso la strategia da adottare in questo momento per venirne fuori?
«Al di là delle cautele per i cosiddetti soggetti fragili, In tutta Europa è stato abbandonato l'obbligo di mascherine al chiuso e succederà anche da noi ormai a breve. Il caldo e la possibilità di vivere accanto agli altri all'aria aperta porterà a una minore diffusione del virus e ci permetterà di essere un po' più liberi».
C'è chi è convinto che l'obbligo di mascherina al chiuso dovrebbe restare ancora per quest'estate, lei che ne pensa?
«Io credo che d'estate si debba essere più liberi, ovviamente se non ci sono particolari problematiche di immunodepressione o patologie oncologiche. Ma anche in questi casi, come ho avuto la possibilità di valutare, i pazienti con questo quadro clinico che avevano vaccino e dose booster non hanno sviluppato una forma importante della malattia ed è un grosso risultato. Anche in altri paesi europei, con il ciclo vaccinale completo e rafforzato dal richiamo, abbiamo assistito a forme molto meno pericolose di quelle che eravamo abituati a conoscere».
Si è parlato tanto della cosiddetta immunità di gregge, con il cambio di varianti è diventata una chimera oppure con la maggiore circolazione del virus in qualche modo ci stiamo avvicinando?
«Penso sia una sorta di chimera. Abbiamo cercato di raggiungere una percentuale alta di soggetti immunizzati con la vaccinazione, ci siamo fermati a un certo punto e ci siamo resi conto che i vaccini, per quanto utilissimi per evitare i ricoveri e l'espressione grave della malattia, quindi la terapia intensiva, non evitano la reinfezione: tante persone che si sono infettate o ammalate nel 2020 e 2021 si sono potute reinfettare perché soprattutto Omicron ha modificato in maniera consistente le sue caratteristiche antigeniche. Si parla di 80 punti mutazionali, il che comporta un virus molto differente dal ceppo cinese di Whuan ma anche da quello inglese della variante Alfa. È lo stesso principio immunologico dei raffreddori: sviluppiamo una immunità nei confronti di un virus ma possiamo raffreddarci nuovamente con un virus dello stesso gruppo ma differente dal punto di vista antigenico. L'importante è che la patologia non abbia un'espressione grave e possa essere controllata».
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