Covid, effetti devastanti sull'economia. Povertà in aumento in Italia, nel Mezzogiorno l'incidenza è più elevata

Covid, effetti devastanti sull'economia. Povertà in aumento in Italia, nel Mezzogiorno l'incidenza è più elevata
​Covid, effetti devastanti sull'economia. Povertà in aumento in Italia, nel Mezzogiorno l'incidenza è più elevata
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Sabato 10 Luglio 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 11 Luglio, 21:40

La ripresa è iniziata ma il Covid ha devastato l’economia di tutto il Paese. E nel Mezzogiorno l’incidenza è maggiore. La povertà assoluta è in forte crescita in tutta Italia e interessa nel 2020 oltre 2 milioni di famiglie (7,7% dal 6,4% del 2019) e più di 5,6 milioni di individui (9,4% dal 7,7%). La condizione peggiora di più al Nord ma è nel Mezzogiorno che vi è ancora l’incidenza più elevata (9,4% l’incidenza familiare).

Il rapporto Istat

È stato presentato ieri a Palazzo Montecitorio, dal presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo, il “Rapporto annuale 2021. La situazione del Paese”. La ventinovesima edizione del Rapporto Annuale ha analizzato la situazione emersa dall’emergenza sanitaria considerandone gli effetti sulla società e sull’economia italiana. La rapida evoluzione dei comportamenti è colta attraverso informazioni arricchite dalle indagini specifiche presso le famiglie e presso le imprese, condotte già nel corso della crisi.
Sono tantissimi i fattori analizzati dall’Istituto nazionale di statistica. Alcuni, possono rendere l’idea di quanto accaduto al Sud con lo tsunami coronavirus. Sul fronte lavoro e formazione tra i giovani che si trovavano nel 2019 nella condizione di neet (ragazzi che non cercano né occupazione né formazione), sette su dieci lo sono ancora 12 mesi dopo. La permanenza nello stato di neet, in aumento di 4 punti percentuali rispetto al 2018-2019, presenta valori più elevati appunto nel Mezzogiorno (76,2%), per le donne (71,6%), per chi ha un titolo di studio basso (78,0%) e per gli stranieri (79,7%). 


Lo svantaggio relativo del Mezzogiorno nei tassi di occupazione si conferma anche per i laureati. Nel 2008, prima della crisi economica, nelle regioni meridionali risultava occupato l’81,3% dei laureati e il 68,0% delle donne con analogo titolo di studio (90,3 e 80,0% le quote corrispondenti al Nord). Nel 2019, al concludersi della ripresa iniziata nel 2014, il tasso di occupazione dei laureati 25-64enni al Nord recupera i livelli pre-crisi per gli uomini (90,2%%), superandoli per le donne (83,6%) mentre nel Mezzogiorno scende rispettivamente al 77,8% e 66,6%. Un parziale recupero si registra nel 2020 solo per gli uomini (79,2%), a fronte di una sostanziale stabilità per le donne (66,5%). Nonostante i livelli inferiori rispetto al resto del Paese, anche nel Mezzogiorno la possibilità di proseguire gli studi rappresenta un’opportunità decisiva rispetto agli esiti sul mercato del lavoro. Il divario fra laureati e diplomati nei tassi di occupazione dei 25-64enni è ampio e in crescita rispetto al 2008: da 4,6 a 8,9 punti percentuali per gli uomini e da 19,6 a 23,7 punti per le donne.
Una curiosità per quanto riguarda le lezioni in dad, ossia la scuola da remoto.

In generale, tra aprile e giugno 2020, l’8% degli iscritti (600mila studenti) delle scuole primarie e secondarie non ha partecipato alle video lezioni e il massimo è proprio nel Mezzogiorno con il 9%. 


In crisi sono andati vari settori economici e qui i rapporti sono più o meno omogeneizzati in quanto la mazzata sul turismo ha colpito tutti. Per quanto riguarda il settore del wedding, in Puglia e in assoluto al Sud comparto molto redditizio, il covid ha ovviamente inciso parecchio: nel 2020 si sono celebrati meno matrimoni e la diminuzione delle nozze registrata è stata più marcata nel Mezzogiorno (-55,1%). Infine, una delle categorie più colpite come si è visto più volte: lo shock pandemico ha reso ancora più evidente l’interazione tra livello di istruzione e ruolo in famiglia delle donne in età attiva. Nel 2020 ha un’occupazione il 76% delle donne laureate (di 25-54 anni) con figli sotto i 6 anni e solo il 26,4% di quelle con al massimo la licenza media, e la distanza è aumentata nell’ultimo anno (da 47,9 a 49,5 punti percentuali). La disparità è ancora maggiore nel Mezzogiorno, dove gli stessi tassi risultano, rispettivamente, pari a 13,9 e 66,7%.

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