La corsa al Colle/ Adriana Poli Bortone: «Votai Scalfaro con fiducia, ma si rivelò una delusione»

La corsa al Colle/ Adriana Poli Bortone: «Votai Scalfaro con fiducia, ma si rivelò una delusione»
di Oronzo MARTUCCI
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Domenica 9 Gennaio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 09:40

«Votai in piena libertà per Francesco Cossiga nel 1985 e per Oscar Luigi Scalfaro nel 1992. Votai per Cossiga perché mi piacevano il suo temperamento energico e la libertà di pensiero. Votai per Scalfaro, come altri del mio partito, con convinzione, anche se poi quel presidente è stato una delusione»: Adriana Poli Bortone, eletta alla Camera con l’Msi e con Alleanza nazionale (in carica dal 1983 sino al 1999 quando divenne eurodeputato) e al Senato con il Pdl dal 2008 al 2013, ricorda la sua partecipazione alle elezioni per il presidente della Repubblica.

Senatrice Poli Bortone, perché il presidente Scalfaro la deluse?
«All’inizio del 1995 ero ancora ministro delle Risorse Agricole nel primo governo guidato da Silvio Berlusconi.

Il presidente Scalfaro mi raggiunse al telefono mentre ero nella sede del ministero e mi affidò alcuni messaggi da recapitare al presidente del Consiglio dimissionario per rassicurarlo sul fatto che a ottobre di quell’anno ci sarebbero state nuove elezioni politiche. Nulla di ciò che mi disse di riferire si realizzò. Tant’è che si formò il governo Dini sostenuto dalla sinistra e dalla Lega Nord di Umberto Bossi, il quale aveva rotto l’intesa che aveva portato il centrodestra a vincere le elezioni del 1994».

Il giudizio su Cossiga è rimasto positivo?
«È stato un buon presidente, un picconatore che aveva molti sostenitori nella destra».

A distanza di 28 anni Silvio Berlusconi è ancora in campo, con l’ambizione di diventare Capo dello Stato. Lo considera un traguardo realizzabile?
«La candidatura del presidente Berlusconi è una grande occasione per tenere unito il centrodestra e per verificare quanto conta effettivamente e quanto potrebbe contare laddove l’unità non venisse meno. Ma non ritengo, e me dispiace, che quella candidatura possa rimanere valida sino alla fine».

Perché?
«A un certo punto prevarrà la volontà della Lega e di Forza Italia di rimanere fedeli al governo e di tenere fuori dai giochi Fratelli d’Italia, anche per impedire che in caso di elezioni la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che ora è da sola all’opposizione, possa raccogliere più consensi degli altri partiti di centrodestra e rivendicare la guida della coalizione, e quindi del governo, in caso di vittoria. L’obiettivo di Lega e Forza Italia è quello di arrivare alla fine della legislatura».

Lei condivide tale posizione?
«Assolutamente. Sarebbe una follia andare alle elezioni prima della scadenza naturale della legislatura. Il governo garantisce un vantaggio all’Italia e oggi tutti abbiamo interesse a farlo andare avanti. Non è immaginabile che si possa pensare a elezioni. Oggi siamo in una situazione straordinaria nella quale più che la battaglie per le idee deve prevalere l’impegno per mettere in campo tutti gli strumenti che permettano di creare occasioni di lavoro, così come richiesto dall’Europa, con spirito di unità nazionale. Anche in Puglia si dovrebbe operare con lo stesso spirito».

In parte il presidente della Regione, Emiliano, opera con questo spirito, anche se più che ai partiti si rivolge a singoli rappresentanti del centrodestra per rafforzare la sua maggioranza e l’iniziativa di governo…
«Penso che Emiliano stia facendo bene. E in questo momento straordinario chi può offrire un contributo lo deve fare, senza distinzione tra maggioranza e opposizione. Gli ideali vanno bene in situazioni normali, in situazioni straordinarie non ci si deve sottrarre se ci sono le condizioni per dare un contributo. Bisogna concentrarsi per fare in modo che si possano spendere al meglio i fondi del Pnrr e mettere in cantiere i progetti finanziati al Sud e in Puglia con altre risorse. Bisogna evitare che quelle risorse prendano altre direzioni e siano utilizzate in altri territori».

Dunque, avanti con Draghi?
«Avanti con Draghi, oppure con un premier tecnico come il ministro dell’Economia Daniele Franco. Anzi per ottenere una vera e definitiva pacificazione del Paese il Parlamento dovrebbe individuare per la presidenza della Repubblica un candidato che sia espressione della destra, un intellettuale autorevole e al di sopra della parti. Bisogna evitare un altro presidente della Repubblica che sia espressione del Pd».

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