Corruzione elettorale, parla il sindaco Pendinelli: «Mai pagato per un voto e non ho padrini politici»

Corruzione elettorale, parla il sindaco Pendinelli: «Mai pagato per un voto e non ho padrini politici»
di Paola ANCORA
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Sabato 9 Luglio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 15:02

Mario Pendinelli, 57 anni, neo eletto sindaco di Scorrano non può allontanarsi dal territorio del suo comune. È accusato, in concorso con Totò Ruggeri, di corruzione elettorale, ovvero di un presunto scambio di voti e denaro in occasione delle elezioni regionali del 2020 che, tuttavia, non andarono come la costola salentina della lista “Popolari con Emiliano” sperava andassero. Pendinelli non fu rieletto. Al telefono, oggi, il sindaco si dice «tranquillo, anche se mi dispiace di essere finito sotto i riflettori per una vicenda che sono certo di poter chiarire». Dirà la sua il prossimo martedì, davanti al gip Simona Panzera, accompagnato dal suo avvocato, Antonio Mariano.
Sindaco Pendinelli, è accusato di un reato grave, è stato eletto da poco. Come ha reagito la sua comunità, i dipendenti del Comune?
«Mi trovo proprio in Comune e devo dire che sono stato ben accolto. Sono sindaco da pochi giorni, alcuni dipendenti mi conoscevano già. Con altri, nuovi, ci stiamo misurando ora collaborando alla preparazione della festa di Santa Domenica. Mi hanno espresso grande solidarietà e vicinanza, sulla fiducia».
Ha letto le carte dell’inchiesta? Secondo quegli atti - che dovranno trovare riscontro nel corso del processo e del confronto fra le parti - per i voti raccolti fra Gallipoli e Aradeo sarebbero stati pagati dai 50 ai 150 euro. Cosa può dirci a proposito di questo?
«Aspetto di poter parlare con gli inquirenti e di chiarire la mia posizione, che penso sia facilmente spiegabile, quanto meno sulla base degli atti che mi sono stati notificati. Spero di poter fornire la chiave di lettura che, a mio avviso, restituisce chiarezza a questa vicenda, tanto più che quelli di cui mi si accusa sono comportamenti che non mi sono mai appartenuti. Non ho mai avuto padrini politici, ma mi sono sempre sottoposto all’esame degli elettori, dei cittadini. Non ho mai avuto, dietro, persone politicamente forti che abbiano fatto qualcosa per me».
Qual è la chiave di lettura dei fatti a lei contestati che intende sottoporre agli inquirenti?
«L’unico accordo politico che io ho stretto con Totò Ruggeri è nato quando ero già consigliere regionale, nella consiliatura 2015-2020. In quella tornata, fui eletto nella stessa lista nella quale era candidato il cognato di Ruggeri, il compianto Salvatore Negro. Eravamo concorrenti, insomma. E non ebbi buoni rapporti con il presidente Emiliano. Quando Negro morì, mi venne prospettata la possibilità di recuperare il rapporto con il presidente stringendo un accordo nell’ambito della coalizione di centrosinistra. Accordo al quale Ruggeri lavorò, senza che io mai confluissi nell’Udc: sono sempre rimasto nel Gruppo misto. Ma c’è un altro dato».
Quale?
«Nel 2015 fui eletto con 7.000 voti, nel 2020 ne presi appena 5.100: divisi per i vari comuni del Salento non sono molti e si può capire, se si fa politica, chi ti ha sostenuto e chi no. Dunque il dato politico è che le scelte compiute in quella tornata sono state diverse: io non ho mai dato soldi a nessuno per un voto. Nelle intercettazioni c’è solo una sequela di giustificazioni al fatto che io, appunto, non abbia preso i voti necessari. Niente altro». 
Dunque, secondo lei, le eventuali responsabilità sarebbero del solo Ruggeri?
«Se si ha un quadro chiaro degli avvenimenti politici ai quali ci riferiamo, di chi ha sostenuto chi, si ha anche una chiave di lettura dei fatti non irrilevante rispetto alle contestazioni mosse. Quella nella quale ero candidato era una lista civica, Popolari con Emiliano, creata a livello regionale e coordinata da Ruggeri. C’era insomma un interesse a che la lista prendesse voti nel suo complesso e su questo specifico territorio. Non un interesse a far eleggere me. In ogni caso, non sono mai stato nelle condizioni di fare campagne elettorali acquistando voti». 
L’ha chiamata il presidente Emiliano o qualche altro politico?
«No, non mi ha chiamato nessuno se non i miei veri amici. Ma capisco che chi ricopre ruoli politici voglia aspettare».

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