Gli infermieri all'attacco: «Le tute non certificate». Ma la Regione conferma: «Tutto in regola»

Gli infermieri all'attacco: «Le tute non certificate». Ma la Regione conferma: «Tutto in regola»
di Vincenzo DAMIANI
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Sabato 11 Aprile 2020, 08:48 - Ultimo aggiornamento: 08:49
La diffida è partita ieri dall'Ordine degli infermieri di Bari: «Le tute protettive comprate dalla Regione Puglia dalla Cina non sono idonee». Un nuovo caso dopo quello sollevato, nelle settimane scorse, da alcuni sindacati che lamentavano per il 118 la consegna di tute non adeguate. Secondo quanto messo nero su bianco ieri dal presidente dell'Ordine degli infermieri, Saverio Andreula, «le tute modello Iwode Protection» non potrebbero essere utilizzate nei reparti Covid degli ospedali pugliesi perché non sarebbero adatte per il contenimento da rischio biologico.

«La qualità del materiale e per le caratteristiche tecniche che descrive la confezione» confermerebbero che le tute sono utilizzabili «esclusivamente per la protezione meccanica e non già, com'è in obbligo, per la protezione da rischi di contaminazione biologica». «Le tute - si legge ancora nella diffida inviata anche al dipartimento Salute e alla direzione Asl Bari assegnate al personale sanitario per le unità operative di degenza in area Covid-19, per le caratteristiche che presentano, sono state utilizzate in Cina per le sole attività di sanificazione degli ambienti, poiché hanno le certificazioni (standard cinesi) di utilizzo proprio non sovrapponibili agli standard europei».

Secondo quanto viene denunciato, sulla confezione delle tute sarebbe scritto espressamente: «È severamente proibito l'utilizzo in luoghi con stretto controllo di tasso di microbiologicità in area di isolamento per il controllo di pazienti con gravi patologie». La questione riguarda tutte le Asl, perché le tute sono state consegnate ad ogni ospedale pugliese. L'Ordine degli infermieri contesta «l'assordante silenzio che accompagna la consegna delle stesse al personale sanitario cui viene nascosta la conoscenza delle caratteristiche e il rischio cui sottoposto nell'uso di un indumento di lavoro non conforme cui si aggiungono i calzari fabbricati in proprio con le buste di immondizia».

Sin qui la posizione degli infermieri. Il modello, effettivamente, non ha il marchio CE e non è al momento certificato dall'Inail. Però, in una circolare inviata il 9 aprile al presidente Michele Emiliano e al dipartimento regionale Salute, a firma del medico del lavoro Donato Sivo, coordinatore del Sistema regionale di gestione integrata della sicurezza sul lavoro, viene evidenziato che «le tute di protezione sono state certificate secondo gli standard in vigore nella Repubblica Popolare Cinese», che «tali standard sono sovrapponibili a quelli in vigore in Italia» e che «si sono rilevati adeguati al contenimento dell'epidemia». Nel documento viene sottolineato che vista «l'assoluta indisponibilità di tute protettive della categoria 4 per rischio biologico certificate secondo gli standard europei», l'utilizzo degli indumenti protettivi acquistati e arrivati dalla Cina «non può che ridurre i rischi». In sostanza, meglio queste tute che nulla, vista l'impossibilità in questo momento di trovare sul mercato internazionale dispositivi per rischio biologico certificate secondo gli standard europeo e italiano. Secondo la circolare, le tute sono da considerarsi idonee e utili ad evitare il contagio. Lo conferma anche Mario Lerario, dirigente protezione civile regionale: «Le tute acquisite dalla Cina consegnate con il volo aereo del 7 aprile, sono le stesse utilizzate dal governo cinese per combattere la pandemia Covid-19 a Wuhan, ma anche nel resto del Paese ed in altri luoghi nel mondo. Si tratta di dispositivi di protezione individuale prodotti per il mercato cinese, che rispondono a standard (GB 19082-2009), sovrapponibili a quelli europei (EN 14126 per cat. 4-5-6)».

«La mancanza del marchio CE spiega - dovuta ad evidenti motivi geografici (le tute non erano originariamente destinate all'esportazione e solo la richiesta della Regione Puglia e l'accordo con il Governo Regionale del Guandong le ha rese disponibili) è superata dalle disposizioni di emergenza adottate nel contesto emergenziale dalla Protezione Civile ed anche dalle stesse raccomandazioni della Commissione europea». La Regione chiarisce che «le tute acquisite sono identiche a quelle che ordinariamente sarebbero state disponibili sul mercato regionale e nazionale».

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«A parte l'aspetto formale della mancanza del marchio, rispondono pienamente alla funzionalità richiesta». Le tute arrivate dalla Cina sono state inviate in una certa quantità anche alla Protezione civile nazionale.
La vicenda ha avuto anche strascichi politici: il consigliere regionale del gruppo Misto, Mario Conca, ha rivolto un duro attacco alla Regione. «La lettera che dà avvio alla distribuzione di questa tipologia di tute - scrive - non spiega come mai la Regione abbia proceduto ad effettuare questa procedura a sanatoria con le tute oramai atterrate a Bari e non quando andava fatto, ossia prima di fare l'ordine».
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