Prestiti senza garanzia, liquidato alle imprese soltanto il 17%: vince la burocrazia

Prestiti senza garanzia, liquidato alle imprese soltanto il 17%: vince la burocrazia
di Massimiliano IAIA
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Mercoledì 3 Giugno 2020, 07:55 - Ultimo aggiornamento: 10:40

Ritardi nei pagamenti della cassa integrazione per l'emergenza Covid, ma ritardi anche sul fronte dei prestiti alle imprese. Tra gli annunci governativi che risalgono alla fase del lockdown e i conti nelle tasche di lavoratori e imprenditori c'è ancora un abisso, rappresentato dai gangli della burocrazia.

Sul fronte della Cig il problema è noto: a livello nazionale solo la metà degli aventi diritto ha ricevuto la cassa integrazione in deroga. L'Inps ha accelerato sui tempi, ma le richieste da evadere restano ancora molte. Non solo: sempre sul fronte degli ammortizzatori sociali la partita attuale è quella di estendere la durata della copertura della cassa integrazione oltre il termine del 31 ottobre contenuto nel Dl Rilancio. Si pensa anche a una rivisitazione degli ammortizzatori sociali, a partire da una distinzione tra crisi aziendali reversibili e irreversibili: le prime dovrebbero essere accompagnate da una nuova Cassa integrazione, le seconde da politiche attive del lavoro ancora più incisive.

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Criticità vengono riscontrate anche dalle imprese per quanto riguarda la possibilità di accedere ai prestiti fino a 25mila euro senza garanzie, ossia senza valutazione del merito creditizio, così come previsto dal Dl Liquidità. La fotografia della situazione è scattata dal presidente della fondazione Messapia dei dottori commercialisti e contabili di Lecce Fabio Corvino: «Da una nostra prima analisi rileviamo che l'erogazione è stata effettuata solo per il 16-17% delle richieste inoltrate». Il perché è presto detto, e i motivi sono diversi: «Innanzitutto non tutte le banche all'inizio erano pronte, a cominciare da quelle più piccole. Ma oltre a questo aspetto bisogna considerare che le banche, non essendo mallevate dal ministero, temono che tra un paio d'anni, in caso di mancato pagamento delle prime rate del mutuo, il Fondo di garanzia possa non essere attivato».

Insomma, quello che era stato annunciato come un meccanismo automatico di agevolazione, in realtà non si sta rivelando tale. «Le banche - spiega Corvino - hanno comunque avviato una legittima istruttoria minima per esaminare la situazione dell'impresa richiedente e capire se sia o meno meritevole. Poi c'è stato un secondo controllo del Mediocredito centrale, in fase di concessione del Fondo di garanzia, e questo ha inevitabilmente prodotto uno slittamento dei tempi».

Rispetto alle opportunità comunicate quasi due mesi fa, la situazione degli imprenditori è ancora molto critica, nonostante questi ultimi si siano presentati immediatamente presso gli sportelli per usufruire delle possibilità annunciate dal governo. Ma qual è la prospettiva sui tempi? Le banche manterranno questa prudenza? «Probabilmente - afferma il presidente della Fondazione Messapia - ci sarà una maggiore velocizzazione sulle erogazioni, perché sarà più chiaro il modus operandi del Mediocredito, ma quel che è certo è che le banche stanno comunque effettuando delle istruttorie, e se posso esprimere un'opinione trovo che questo atteggiamento prudente sia del tutto comprensibile». Il rischio, anzi il paradosso, fanno capire gli esperti, è proprio quello di incappare in reati di natura fallimentare, proprio a fronte di mancate rassicurazioni nei confronti degli istituti di credito.

«Se quest'automatismo è così scontato, perché passano 15-20 giorni prima che il Mediocredito consolidi la garanzia? Vuol dire che la domanda può essere respinta e che quest'automatismo evidentemente non c'è».
La conclusione è amara: «Probabilmente - riflette Corvino - si stanno cedendo risorse a chi aveva la possibilità di ottenere credito anche prima, ma così è stato risolto ben poco, soprattutto se consideriamo gli obiettivi iniziali per i quali erano state ideate certe misure».

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