«Abbiamo ottenuto le certificazioni, prime richieste dalla Toscana»: parla l'imprenditore tessile salentino

«Abbiamo ottenuto le certificazioni, prime richieste dalla Toscana»: parla l'imprenditore tessile salentino
di Pierpaolo SPADA
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Lunedì 6 Aprile 2020, 08:55
Mascherine, servono mascherine. Da oltre un mese anche in Puglia decine di aziende promuovono le proprie produzioni fatte in casa. Ma quante di queste sono realizzate a norma? Anche il primo campione prodotto da Barbetta srl di Nardò era risultato inidoneo all’esame dell’Istituto Superiore di Sanità. Al secondo tentativo poi il via libera, proprio poche ore fa, è finalmente arrivato. E, dunque, s’inizia. Ma niente sconvolgimenti o, meglio, nessuna riconversione. «Il nostro core business - dice Luciano Barbetta - resta l’abbigliamento di lusso, è quello che sappiamo fare e presto torneremo a farlo».

Quando le è venuta l’idea delle mascherine?
«Un mese fa, quando un amico produttore del lusso mi ha chiesto una mano. Aveva ricevuto l’input dalla Regione Toscana che, a sua volta, avrebbe voluto rifornire di mascherine chirurgiche le strutture ospedaliere del territorio. Occorrevano 100mila pezzi. E noi abbiamo accolto l’invito. Prodotto il primo campione, lo abbiamo inviato alla Regione Toscana e poi al Sant’Orsola per la certificazione dell’Iss. La Regione l’ha ritenuto idoneo al contrario dell’Iss che, dunque, non ha concesso la certificazione».

In cosa risultava carente il campione prodotto?
«Era sprovvisto di meltblown, il materiale da inserire tra i due strati di spundbond. È un materiale molto raro oggi. Noi siamo riusciti a trovarlo, ci siamo rimessi a lavorare e il nuovo campione ha ottenuto la certificazione.Martedì riceveremo la prima fornitura e produrremo le 100mila mascherine destinate agli ospedali toscani. Ma vogliamo fornirle anche in Puglia, alla Regione e all’Asl se le vorranno».

Il meltblown parrebbe tanto introvabile in Italia, tanto che nel Salento c’è chi sta provando a importarlo dalla Cina. Voi da chi l’avete acquistato?
«Da due produttori del Nord e del Centro-Italia. E devo dire che il prezzo è sostenibile».

E in che quantità è disponibile?
«Il problema è proprio questo. La domanda è enorme e non può essere interamente soddisfatta. Quindi, in base a quanto riusciremo ad averne, capiremo quante mascherine potremo produrre».

Anche voi avete firmato la lettera indirizzata al presidente della Regione Puglia Emiliano, per chiedere supporto al tentativo di avviare una filiera pugliese delle mascherine e un’interlocuzione con Iss e Governo, attraverso una cabina di regia.
«Una cabina di regia istituzionale di supporto per individuare i materiali e ottenere i certificati e avviare le produzioni sarebbe utile. L’aver finalmente ottenuto la certificazione Iss in questo momento, però, ci proietta al “domani” con un’altra ottica. Ben venga, comunque, qualsiasi iniziativa in tal senso».

Ma la vostra intenzione è davvero quella di riconvertire la produzione?
«No. Vogliamo contribuire alla causa e assicurare lavoro soprattutto ai laboratori del nostro indotto che, oggi, sono fermi. Produrremo e venderemo mascherine, ma la nostra mission è e resterà produrre capi di lusso».

E gli ordini arrivano?
«Gli ordini per l’autunno-inverno 2020-2021, che vanno in consegna a luglio, agosto e settembre, sono in calo del 25-30% a livello globale, la Cina è stata chiusa. Per quanto riguarda, invece, le collezioni primavera-estate 2021, non abbiamo ordini perché le presentazioni, tra febbraio e marzo, sono saltate. Quando le presenteranno, riceveremo gli ordini».

Chi sostiene che nel post-Covid-19 non ci sarà più spazio per il lusso made in Italy, dunque, vede corto?
«La ripresa ci sarà. Noi contiamo di riprendere a produrre a un certo ritmo già a luglio. Potranno cambiare i gusti e le abitudini ma non la qualità dei nostri capi, perché è ciò di cui avremo sempre più bisogno».

Anche i brand per i quali produce la pensano così?
«Ricevo ogni giorno i loro messaggi. In base alle indagini che stanno compiendo, ritengono che la ripresa del lusso ci sarà. Ci invitano ad avere fiducia. C’è gran voglia di rimettersi in gioco e, considerate le difficoltà, la sfida diventa per tutti noi ancora più stimolante».
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