Coronavirus, due anni fa il primo caso in Puglia: in 24 mesi oltre 726mila pugliesi positivi e 7.619 vittime. Ma ora via alla ripresa: cosa cambia

Coronavirus, due anni fa il primo caso in Puglia: in 24 mesi oltre 726mila pugliesi positivi e 7.619 vittime. Ma ora via alla ripresa: cosa cambia
di Rita DE BERNART
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Sabato 26 Febbraio 2022, 07:20 - Ultimo aggiornamento: 14:59

Si inizia ad intravedere la luce, in Puglia come in tutto il Paese. Dopo un lungo tunnel di paura e restrizioni, aprile potrebbe portare una nuova liberazione e l'uscita, si spera definitiva, dalla pandemia. La data a cui si guarda è infatti il 31 marzo che segnerà, al netto di ulteriori repentini innalzamenti della curva dei contagi, l'addio allo stato d'emergenza Covid.

Due anni dal primo caso in Puglia

A due anni esatti dal paziente zero pugliese, il 44enne di Torricella trasportato d'urgenza al reparto infettivi dell'ospedale di Taranto proprio il 26 marzo 2020, la Puglia conta positivi e morti a causa del virus: 726.811 i contagi e 7.619 le vittime in 24 mesi. Ma la regione ora torna dunque a sperare in una ritrovata normalità. E lo fa a partire da questo weekend in cui si accendono, dopo un pesante stop per il comparto, le luci di molti locali notturni: a Bisceglie al Divinae Follie Theatre si riparte questa sera con un evento live che ospiterà sul palco uno dei protagonisti dell'ultimo Sanremo, il dj e rapper Dargen D'Amico. "E tornammo a riveder le stelle" scrivono sulla pagina ufficiale.

E in tutta la regione ci saranno diversi piccoli eventi di musica live e disco.

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Insomma una graduale e lenta ripartenza, tenuto conto delle norme ancora in vigore e in vista di quelle che, a giorni, il Governo approverà con il nuovo Decreto. Anche dopo il 31 marzo infatti il ritorno alla libertà non sarà totale: ci saranno una serie di allentamenti progressivi delle restrizioni. L'intenzione è di eliminare tutte le restrizioni entro al massimo metà maggio.


Primo effetto post stato di emergenza sarà l'eliminazione del sistema a fasce di colore. Fermo restando la possibilità di istituire zone rosse in caso di focolai. Sparirà da subito anche il Comitato tecnico scientifico che in questi due anni ha affiancato il Governo nelle manovre per fronteggiare e contrastare la diffusione del contagio. E ancora, spariranno, da subito, la quarantena per chi entra in contatto con un positivo e la didattica a distanza; niente lavoro in smart working nella pubblica amministrazione, mentre le aziende private potranno prendere accordi differenti con i propri dipendenti. Sarà inoltre possibile consumare al tavolo all'aperto in bar e ristoranti senza esibire il green pass rafforzato; niente green pass anche per fiere, eventi, sport e spettacoli all'aperto e per accedere ai negozi; stop al certificato rafforzato per soggiornare nelle strutture ricettive e sempre dal 1 aprile potrebbe arrivare un allentamento sui trasporti a lunga percorrenza. Sul fronte mascherine fine dell'obbligo di utilizzare necessariamente le ffp2 a scuola; dovrebbe essere confermato invece l'obbligo di utilizzarle in generale in tutti i luoghi al chiuso.


Intanto, in attesa di capire quali decisioni e quali nuovi step saranno fissati dal Cdm, qualcosa già si muove: il ministro della salute Roberto Speranza ha firmato nei giorni scorsi un'ordinanza che allarga ai viaggiatori che arrivano dai paesi extra Ue le stesse regole che valgono per i comunitari. Stop quindi alla quarantena: dal primo marzo per entrare in Italia basterà esibire un green pass base, cioè certificato di vaccinazione, di guarigione, o test negativo. Una decisione che va incontro al mondo del turismo che aspetta ora le festività pasquali come una boccata d'ossigeno: la prima vera finestra utile del 2022. Un altro segnale positivo ad inizio settimana era arrivato da Bruxelles: i ministri per gli affari europei hanno raccomandato ai Paesi Ue di revocare la restrizione temporanea dei viaggi non essenziali verso l'Unione per le persone vaccinate con un vaccino approvato dall'Ue o dall'Oms. L'iter, a questo punto, dovrebbe essere il solito: le evidenze epidemiologiche, il passaggio politico in cabina di regia, infine l'imprimatur del presidente del Consiglio.
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