Dall'anti-artrite all'eparina e al plasma: così evolvono le cure

Dall'anti-artrite all'eparina e al plasma: così evolvono le cure
di Vincenzo DAMIANI
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Mercoledì 15 Aprile 2020, 09:55 - Ultimo aggiornamento: 09:56
All'inizio fu il Tocilizumab, il medicinale contro l'artrite prodotto da La Roche e tornato utile nella lotta al coronavirus. In realtà, la sperimentazione prosegue e sta dando i suoi risultati, ma in casi molti specifici e limitati: in Puglia si contano una ventina di pazienti ristabiliti. Ora la speranza arriva da altri due protocolli e farmaci: il primo è stato annunciato dalla task force regionale la settimana scorsa, si basa sull'uso del plasma dei pazienti già guariti. Il secondo è ancora più recente anche se riguarda un medicinale conosciuto e usato persino nelle cure domiciliari, la eparina, un anticoagulante che è ufficialmente entrato a far parte delle molecole utilizzate per contrastare gli effetti del virus cinese. L'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco, ha recepito le sollecitazioni dei medici di tutta Italia, i quali, in base alle iniziali evidenze cliniche poi suffragate dagli esiti dei primi esami autoptici, hanno iniziato a somministrare il farmaco non solo nella profilassi degli eventi trombo-embolici dei pazienti con infezione respiratoria acuta e ridotta mobilità, ma anche a dosaggio più elevato nei casi più gravi. Lo si sta facendo anche in Puglia, ad esempio al Policlinico di Bari.

La Puglia resta al passo delle novità che emergono dalla ricerca scientifica e medica; come risaputo, al momento, non esiste un farmaco specifico per curare il coronavirus e nemmeno un vaccino, che potrebbe essere pronto tra un anno forse. Quindi, si procede con test e sperimentazioni, man mano che vengono raccolte maggiori informazioni sul virus e i suoi effetti sul sistema immunitario umano.

La ricerca farmacologica mondiale è in queste settimane impegnata nelle cure per i malati di coronavirus: centinaia di migliaia di casi in tutto il mondo vengono trattati con farmaci già utilizzati per affrontare altre patologie, con successi più o meno evidenti. Ad esempio, la conferma più recente riguarda un antimalarico, l'idrossiclorochina, sdoganata addirittura dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. L'Agenzia italiana del farmaco ha in corso una procedura rapida di approvazione per i medicinali utilizzati off label nei protocolli adottati nell'emergenza dagli ospedali, e per le sostanze che si stanno sperimentando come i farmaci a base di remdevisir e tocilizumab. Quest'ultima, sperimentata per la prima volta in Italia con successo all'ospedale Cotugno di Napoli su due pazienti in terapia intensiva per effetto di una polmonite scatenata dal coronavirus, è una molecola pensata per combattere l'artrite reumatoide prodotta da Roche che è stata autorizzata anche in Cina.

Il farmaco è stato in grado di contrastare la risposta autoimmune scatenata dal virus e responsabile della sindrome respiratoria acuta che colpisce le persone infette da coronavirus. Un'altra ricerca riguarda lo sviluppo di molecole in grado di inibire l'attacco del virus rendendolo meno offensivo. Mentre per curare i primi due casi dei coniugi cinesi a Roma, allo Spallanzani hanno utilizzato due farmaci antivirali: il lopinavir/ritonavir e il remdesivir. I primi due farmaci vengono somministrati congiuntamente per potenziare gli effetti che hanno sull'organismo e vengono utilizzati per la terapia anti HIV negli adulti e nei bambini di età superiore almeno ai due anni. Il secondo farmaco che è stato somministrato ai due pazienti è invece il remdesivir. È più sperimentale e fu prodotto da Gilead per contrastare il virus di Ebola e Marburg. Sviluppato molto velocemente per poter essere impiegato nell'epidemia di Ebola del 2013-2016 in Africa Occidentale, è stato poi utilizzato nel corso dell'epidemia di Ebola del 2018 in Congo dove è stato dichiarato inefficace dai funzionari sanitari.

Ora lo si riprova, visto che in fase sperimentale si era dimostrato attivo nei confronti dei virus Sars e Mers, della stessa famiglia del Covid-19.
I trattamenti a base di cellule staminali rappresentano una ulteriore strada che viene percorsa per combattere le infezioni causate dal nuovo coronavirus. Le sperimentazioni cliniche basate sull'uso delle cellule staminali condotte fino ad oggi in Cina sono almeno 14. Studi condotti sugli animali avevano suggerito che queste preziose cellule potessero riparare il grave danno d'organo causato dal Sars-CoV-2. La Regione Puglia resta vigile e pronta a sperimentare le novità che la comunità scientifica internazionale indica, nella speranza che al più presto venga individuato un farmaco ad hoc.
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