La mano tesa dalla Cina: ecco 200mila mascherine. «Ma ora via alla produzione»

La mano tesa dalla Cina: ecco 200mila mascherine. «Ma ora via alla produzione»
di Vincenzo DAMIANI
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Mercoledì 25 Marzo 2020, 09:01 - Ultimo aggiornamento: 15:40
In soccorso della Puglia arriva la Cina: da settimane la Regione è impegnata nella ricerca spasmodica di mascherine, guanti, tute, da distribuire al personale sanitario impegnato nell'affrontare l'emergenza coronavirus, ma dalla Protezione civile giungono, a singhiozzo, scorte limitate. E allora, nella notte tra lunedì e ieri, dalla Cina è atterrato un carico di 200mila mascherine, una quantità sufficiente per almeno due settimane, sperando che nel frattempo l'approvvigionamento a livello nazionale diventi più fluido.

Centomila mascherine chirurgiche sono state donate dal governatore della provincia del Guandgong, Ma Xingrui; altre 100mila sono arrivate dal distretto di Futian. La Protezione civile regionale ha prelevato il materiale sotto bordo dell'aereo, giunto nell'aeroporto di Bari Palese lunedì in tarda serata, e lo ha trasportato nei depositi dove sono stati posti sotto sorveglianza e distribuiti alle Asl per il loro utilizzo. Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha ringraziato il governatore Ma Xingrui con una lettera nella quale esprime «sincera gratitudine per questo dono, rinnovando i sentimenti di amicizia nei confronti del popolo cinese». Un'altra lettera di ringraziamento da parte di Emiliano è stata inviata al distretto di Futian. L'operazione è andata a buon fine grazie anche al supporto di Agenzia delle Dogane, guardia di finanza, Poste italiane e Aeroporti di Puglia.

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Sempre dalla Cina, ma questa volta dalla città di Canton, sono arrivate in regalo al Comune di Bari altre 100mila mascherine e 200 termometri. Canton è città gemellata dal 1986 con Bari. Insomma, la Puglia per ora deve affidarsi alla solidarietà per far fronte alla carenza dei dispositivi di protezione individuale, nonostante in tempi non sospetti siano partiti gli ordini di acquisto. Ma tutto il mercato internazionale è bloccato e la Protezione civile nazionale sta dando priorità alle regioni del Nord, dove l'epidemia è più diffusa e la situazione fuori controllo. Anche per questo motivo e per rendersi autosufficiente, la Regione Puglia ha chiesto al ministero della Salute l'autorizzazione a poter produrre i dispositivi di protezione individuale, in particolare le mascherine, per fronteggiare l'emergenza coronavirus.

Molte aziende pugliesi, quelle manifatturiere del tessile in testa, si sono fatte avanti e hanno manifestato l'interesse a riconvertire il proprio ciclo per produrre le mascherine che scarseggiano negli ospedali pugliesi. Però, una legge statale impone che sia il ministero a dare l'autorizzazione e a certificare il prodotto finale. Per questo la Regione è in pressing sul ministero della Salute, con l'autoproduzione la Puglia potrebbe non dipendere più dalle scorte distribuite dalla protezione civile.
L'altro problema, come ammesso dal direttore del dipartimento Salute, Vito Montanaro, ai sindacati durante una video conferenza, è rappresentato dai ventilatori per la respirazione assistita: la Regione ne ha chiesti 220, ne sono stati consegnati appena nove. Altre regioni del Mezzogiorno sono nella stessa situazione, ad esempio Campania e Calabria. Alcune aziende del Sud hanno, quindi, deciso di collaborare tra loro allo scopo di supportare l'aumento della produzione di ventilatori polmonari, ultima barriera contro la degenerazione patologica del virus, la cui disponibilità non è più sufficiente a coprire il fabbisogno.

Partito dal Politecnico di Bari, rilanciato dalla Regione Puglia e dopo dalla Campania, l'appello alle industrie tecnologiche del meridione è stato subito raccolto da alcune aziende del territorio. L'avvocato Francesco Acanfora, consulente della Confederazione italiana di sviluppo economico, presidente del comitato di controllo dell'area di sviluppo industriale di Napoli, ha sottolineato: «Quale consulente di primarie aziende del settore, ho subito condiviso l'appello dal Politecnico di Bari. Le migliori aziende del territorio hanno immediatamente aderito, ma non possiamo attendere i tempi di un nuovo progetto. Adesso occorre con urgenza che chi detiene il know-how lo condivida con chi può moltiplicare la produzione. In mancanza, intervenga il governo per consentirlo accelerando al massimo».
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