Puglia Covid free? Un ricordo. Cresce il numero dei contagiati: «Ora basta irragionevolezza»

Puglia Covid free? Un ricordo. Cresce il numero dei contagiati: «Ora basta irragionevolezza»
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Domenica 2 Agosto 2020, 14:49 - Ultimo aggiornamento: 3 Agosto, 14:02

Sembrano lontani anni luce i tempi della Puglia Covid free. Il Bollettino regionale continua a far registrare casi, l'altalena dei numeri oscilla, gli attualmente positivi al coronavirus crescono e l'andamento va senz'altro monitorato. In tutto ciò, il caos sulle regole e l'eccessiva disinvoltura nel rispetto delle stesse e del distanziamento non agevola affatto. E agosto - mese caldo, non solo sotto il profilo meteo, ma anche per la concentrazione turistica - spaventa sempre più scienziati e istituzioni.

I numeri, prima di tutto: sono 120 gli attualmente positivi al coronavirus, soltanto il 23 luglio erano poco più della metà (64). Ieri su 1473 tamponi sono stati registrati 8 casi positivi (numero comunque in calo rispetto ai 20 dell'altroieri): 1 in provincia Brindisi; 6 in provincia di Foggia, 1 in provincia di Lecce. Non sono registrati decessi. Dall'inizio dell'emergenza sono stati effettuati 243.309 test; 3.967 sono i pazienti guariti. Il totale dei casi positivi Covid in Puglia è di 4.639. Foggia è ancora una volta l'epicentro della recrudescenza epidemica: quattro focolai segnalati, uno dei quali sorto tramite una festa di 18 anni, coinvolte anche persone che lavorano in strutture sanitarie. E proprio in merito ai casi rilevati nel Foggiano, il direttore generale della Asl, Vito Piazzolla, precisa che «prosegue l'attività di sorveglianza attiva e di screening che ha portato all'individuazione dei sei nuovi casi odierni. La quasi totalità dei casi registrati in questi giorni riguarda persone già sottoposte a isolamento domiciliare, quindi la situazione resta sotto controllo».

Il virus, insomma, ha ripreso a circolare. E il vettore (l'uomo) non brilla certo per particolare cura nel rispetto dei limiti e delle buone pratiche. Pierluigi Lopalco, epidemiologo a capo della task force della Regione, ieri ha pubblicato su facebook le «supposte di realismo» (definite da egli stesso così): «Il virus, lo abbiamo detto più volte, ha una ferrea logica matematica: se ci sono suscettibili da infettare e gli diamo la possibilità di farlo, lui infetta. In Italia è suscettibile almeno il 90% della popolazione. Al Sud il 99%. Dobbiamo dunque limitarne la circolazione». Insomma: le regioni meridionali, anche in virtù di un più basso contagio rispetto al Nord nei mesi scorsi, sono terreno più fertile per la diffusione a macchia d'olio della pandemia.

Ieri, sempre su facebook, ha fatto molto discutere e riflettere l'amaro sfogo-allarme di Maria Chironna, responsabile del Laboratorio di Epidemiologia molecolare dell'unità operativa di Igiene del Policlinico di Bari: «Il virus circola anche d'estate, nel caso non fosse chiaro abbastanza. E per ogni caso identificato, non è escluso che ve ne siano altri non accertati perché asintomatici. Invece, si fanno feste, anche con gente sconosciuta, si va in discoteca. E anche se all'aperto, ma a 20 cm di distanza, il rischio è altissimo. Ci si riversa in spiagge cercando di piazzare l'ombrellone il più vicino possibile al mare, incuranti che già ci sono altre persone a mezzo metro. E mentre si discute e ci si preoccupa di capire se il virus possa essere anche trasmesso con la via aerea, a distanza, osservo comportamenti assolutamente deplorevoli. E, lasciatemelo dire, anche da parte di personale sanitario. Arrivano amici da fuori e che non vedevamo da tempo e che si fa? Ci si abbraccia e ci si bacia. Magari la mascherina ce la portiamo dietro ma l'abbassiamo per l'occasione. Igiene delle mani e disinfettanti...un ricordo passato. Flaconi presenti all'ingresso di lidi e sui banconi ma il livello è sempre lo stesso. Ma siamo impazziti?». «Buona estate, ma ringraziate chi continuerà a lavorare per limitare i danni di questi irragionevoli comportamenti».

Un grido d'allarme. E intanto è necessario volgere lo sguardo anche a cosa accade fuori dall'Italia. Scrive Lopalco: «La diversa tempistica che osserviamo fra i casi francesi o tedeschi e quelli italiani dipende dal fatto che quando un po' in tutta Europa è stato allentato il lockdown, le epidemie nazionali si trovavano a livelli diversi di maturazione. In Italia il virus è arrivato prima e, a giugno, l'incendio era stato spento con maggiore efficacia da noi rispetto ad altri Paesi dove il virus era arrivato con qualche settimana di ritardo. In quei paesi c'erano molto probabilmente ancora tanti portatori in giro quando si è riaperto tutto. Le dinamiche osservate in Francia, dunque, con qualche settimana di ritardo, potrebbero riprodursi anche da noi. Uso il condizionale perché in queste fasi i modelli matematici hanno scarsa attendibilità. Il decorso della curva epidemica, infatti, dipende fortemente dal numero di focolai che si accendono e dalla capacità locale di spegnerli».

Il punto, ora, è proprio questo: i focolai che stanno tornando a riaffacciarsi.

Si spera con non troppa prepotenza. Dipende tutto non dal caso, ma da molti fattori ben definiti: le regole chiare e stringenti, la responsabilità individuale, i controlli.

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