Via le barriere ai confini, ma in Puglia arriva l'obbligo di segnalazione

Via le barriere ai confini, ma in Puglia arriva l'obbligo di segnalazione
di Vincenzo DAMIANI
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Mercoledì 3 Giugno 2020, 08:15
A quasi tre mesi dall'inizio del lockdown e 33.530 morti in Italia (508 in Puglia), oggi riaprono i confini regionali e cade anche l'obbligo per chi arriverà in Puglia di restare in isolamento per 14 giorni. Resta però il dovere (non più la facoltà) di segnalarsi, come stabilisce un'ordinanza firmata ieri in serata dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano: chi trasgredisce rischia una sanzione.

«Allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus COVID-19 si legge - si dispone che con decorrenza dal 3 giugno 2020, tutte le persone fisiche che si spostino, si trasferiscano o facciano ingresso in Puglia, da altre regioni o dall'estero, con mezzi di trasporto pubblici o privati segnalino lo spostamento, il trasferimento o l'ingresso mediante compilazione del modello di auto-segnalazione disponibile sul sito istituzionale della Regione Puglia; dichiarino il luogo di provenienza ed il comune in cui soggiornano». Per chi arriva c'è anche l'obbligo di conservare «per un periodo di trenta giorni l'elenco dei luoghi visitati e delle persone incontrate durante il soggiorno». È escluso chi si sposta per esigenze lavorative, per motivi di salute, per ragioni di assoluta urgenza.

Dal 4 maggio a ieri 17.676 persone hanno comunicato il loro arrivo in Puglia e si sono messe in isolamento volontario per 14 giorni, in due casi sono state scoperte anche delle positività al coronavirus. Da oggi, l'obbligo di quarantena non esiste più, si torna a circolare liberamente in tutta Italia, con i cittadini dell'area Schengen e della Gran Bretagna che potranno venire nel nostro Paese senza alcuna restrizione. Ovviamente, restano in piedi i divieti di assembramento, quello di mantenimento della distanza interpersonale e l'uso della mascherina nei luoghi chiusi. «Sembra una conquista ha detto ieri il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia - ma ce l'abbiamo fatta con il sacrificio di tutti e senza dimenticare le vittime e gli operatori sanitari che hanno lavorato in modo incredibile».

La riapertura dei confini regionali non significa però che il virus è sconfitto, come confermano ancora una volta i numeri: a fronte di un incremento di 55 vittime (il dato più basso dal 2 marzo), i contagi ieri sono tornati a salire in Italia. È vero che il bollettino di lunedì scorso scontava i pochi tamponi eseguiti di domenica, ma è altrettanto evidente che l'incremento c'è stato visto che da 178 casi sì è arrivati a 318. Con il Nord-Ovest e la Lombardia che fanno una corsa diversa rispetto al resto d'Italia: sette regioni (Trentino Alto Adige, Umbria, Sardegna, Valle d'Aosta, Calabria, Molise e Basilicata) non hanno nuovi contagiati, altre otto ne hanno meno di dieci.

Oggi dunque inizia la praticamente la Fase 3, che sarà ben diversa da quanto l'Italia intera è stata costretta a chiudersi in casa ma che non sarà ancora la normalità. Una fase più complessa in cui saranno fondamentali i comportamenti e il senso di responsabilità individuale.
Decisiva in questa nuova fase sarà anche la capacità dei sistemi sanitari regionali di individuare nel più breve tempo possibile nuovi casi e isolare eventuali nuovi focolai. Ogni Regione potrà agire autonomamente, la Puglia potrà contare anche sull'app Immuni come strumento aggiuntivo per il contact tracing facendo parte della quattro regioni in cui inizia la sperimentazione. «Ho studiato bene come funziona la app Immuni scrive su facebook l'epidemiologo Pierluigi Lopalco, capo della task force pugliese per l'emergenza coronavirus - e sinceramente vi consiglio di non scaricarla se non siete interessati a sapere di essere entrati in contatto con un soggetto positivo al coronavirus potenzialmente contagioso e non avete a cuore la vostra salute e quella di chi è vicino. In tutti gli altri casi, usatela».

Appello a installare l'applicazione arriva anche dai medici di base: «Immuni è una opportunità per gestire eventuali criticità e nuovi contagi, soprattutto in questo momento che ci saranno le riaperture. Bisogna vincere la diffidenza, è una cosa nuova per noi ma non per altri Paesi come la Corea», spiega il segretario regionale del sindacato dei medici di base Fimmg, Donato Monopoli. Ma qual è il ruolo dei medici di base e pediatri? «Il paziente prosegue Monopoli che riceverà la comunicazione dall'App di aver avuto contatti con una persona positiva deve a sua volta comunicarlo a noi medici di famiglia o pediatri di libera scelta. A nostra volta, il medico avviserà tramite una piattaforma il dipartimento di Prevenzione dell'Asl e sarà avviato un monitoraggio stretto».

Ma scatterà la quarantena? «No spiega Monopoli non è detto che ci sia l'isolamento domiciliare per chi riceve il messaggio dall'app. Il fatto che possa esserci stato un contatto non vuol dire che ci sia stato anche un contagio, è solo uno strumento che avvisa di un potenziale rischio e quindi scatta un monitoraggio». L'isolamento potrebbe essere deciso in caso di insorgere di sintomi. Ieri l'app ha superato i 500mila download in meno di 24 ore dalla sua pubblicazione nei negozi virtuali di Google e Apple.
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