Coronavirus, appello a rispettare i consigli. Gli anestesisti e le ipotesi estreme: «Se l'emergenza continua, accessi selezionati a Terapia intensiva»

Coronavirus, appello a rispettare i consigli. Gli anestesisti e le ipotesi estreme: «Se l'emergenza continua, accessi selezionati a Terapia intensiva»
di Paola ANCORA
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Domenica 8 Marzo 2020, 10:19 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 19:59
«Se l’emergenza continuerà, potremmo essere costretti a selezionare l’accesso alla terapia intensiva per età e in base alla maggiore speranza di vita». Lo scrivono i medici anestesisti e rianimatori della Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva in un documento pubblicato due giorni fa e contenente 15 raccomandazioni. Secondo l'associazione ci troveremmo - nell'ipotesi di un'emergenza continua - in una situazione paragonabile a quella della “medicina delle catastrofi” ed è per questo, per responsabilizzare e condividere con i cittadini i processi decisionali che guidano la mano dei medici in queste ore, che la Società ha scelto di condividere il documento con tutti e non solo con gli addetti ai lavori, «integralmente e senza alcuna restrizione, pur essendo le raccomandazioni indirizzate a colleghi ed esperti», per sensibilizzare i cittadini a rispettare le indicazioni di virologi ed esperti e contenute nei decreti governativi.

«È uno scenario - scrivono - in cui potrebbero essere necessari criteri di accesso alle cure intensive (e di dimissione) non soltanto strettamente di appropriatezza clinica e di proporzionalità delle cure, ma ispirati anche a un criterio il più possibile condiviso di giustizia distributiva e di appropriata allocazione di risorse sanitarie limitate». Così, a fronte dell’attuale epidemia di nuovo coronavirus e delle previsioni che «stimano per le prossime settimane, in molti centri, un aumento dei casi di insufficienza respiratoria acuta (con necessità di ricovero in Terapia Intensiva) di tale entità da determinare un enorme squilibrio tra le necessità cliniche reali della popolazione e la disponibilità effettiva di risorse intensive»,  potrebbe «rendersi necessario porre un limite di età all'ingresso in TI e non si tratta di compiere scelte meramente di valore, ma di riservare risorse che potrebbero essere scarsissime a chi ha in primis più probabilità di sopravvivenza e secondariamente a chi può avere più anni di vita salvata, in un’ottica di massimizzazione dei benefici per il maggior numero di persone».

IL DOCUMENTO INTEGRALE: documento anestesisti_08100700.pdf
 
Ancora: «In uno scenario di saturazione totale delle risorse intensive, decidere di mantenere un criterio di “first come, first served” equivarrebbe comunque a scegliere di non curare gli eventuali pazienti successivi che rimarrebbero esclusi dalla Terapia Intensiva». «In una situazione così complessa – sottolinea ancora la Siaarti - ogni medico può trovarsi a dover prendere in breve tempo decisioni laceranti da un punto di vista etico oltre che clinico: quali pazienti sottoporre a trattamenti intensivi quando le risorse non sono sufficienti per tutti i pazienti che arrivano, non tutti con le stesse chance di ripresa (leggasi: posti con speciali caratteristiche ,disponibili in aree che non possono essere ampliate in breve tempo, al netto che il loro numero possa essere al momento supportato da Sale Operatorie “convertite” bloccando l’attività chirurgica…)».

«Siamo consapevoli - scrivono ancora gli anestesisti-rianimatori - che affrontare questo tema può essere moralmente ed emotivamente difficile” e che “come Società Scientifica avremmo potuto (tacendo) affidare tutto al buon senso, alla sensibilità e all’esperienza del singolo AR, oppure tentare, come abbiamo scelto di fare, di illuminarne il processo decisionale con questo piccolo supporto che potrebbe contribuire a ridurne l’ansia, lo stress e soprattutto il senso di solitudine. Oltre a rappresentare per il paziente una tutela in termini di limitazione dell’arbitrarietà delle scelte del team curante».
 
Ma “non è la Siaarti, con questo Documento di Raccomandazioni, a proporre di trattare alcuni pazienti e di limitare i trattamenti su altri. Al contrario – conclude la Società scientifica - sono gli eventi emergenziali che stanno costringendo gli anestesisti-rianimatori a focalizzare l’attenzione sull’appropriatezza dei trattamenti verso chi ne può trarre maggiore beneficio, laddove le risorse non sono sufficienti per tutti pazienti”.

 
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