Campagna amara, i consorzi di bonifica sotto accusa: «Canali lasciati all'incuria e tasse inique»

Campagna amara, i consorzi di bonifica sotto accusa: «Canali lasciati all'incuria e tasse inique»
di Paola ANCORA
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Venerdì 24 Febbraio 2023, 05:00

Canali intasati, ormai divenuti insolite “fioriere” per piante infestanti di ogni genere, impianti di irrigazione inesistenti. La vasta - benché antiquata - rete di infrastrutture al servizio delle campagne e dell’agricoltura pugliesi è abbandonata a se stessa. Ogni parola perde forza e significato davanti alle immagini, impietose, diffuse ieri da Confagricoltura per dimostrare che il recupero forzoso di 250 milioni di tasse arretrate che la Regione vorrebbe riscuotere per mettere in sicurezza i conti dei Consorzi di bonifica e aprire una nuova fase altro non è che una ingiustizia. Il dibattito va avanti da mesi e, ripetutamente, è finito all’attenzione delle commissioni tributarie provinciali che finora non hanno avuto un univoco orientamento. Dunque, disorientati e arrabbiati, gli agricoltori piccoli e grandi della Puglia fanno sentire la loro voce attraverso le associazioni di categoria, che da tempo chiedono alla Regione e all’assessore all’Agricoltura Donato Pentassuglia un passo indietro. 

La situazione

Un passo indietro perché la Regione sollecita agli agricoltori il pagamento di somme per servizi che, stando alla corposa documentazione fotografica raccolta da Confagricoltura e alle testimonianze degli addetti ai lavori, non sono mai stati resi. I terreni sono invasi dalle erbacce, gli argini dei canali non sono più nemmeno visibili ed è un errore pensare che questo sia un problema esclusivamente per coloro i quali coltivano la terra. Canali intasati o mal curati significano allagamenti, esondazioni, qualche volta vere e proprie tragedie, come quella che avvenne nel 2013 in provincia di Taranto, quando un’alluvione provocò la morte di quattro persone. 
«Abbiamo voluto far vedere - ha detto ieri il presidente di Confagricoltura Puglia, Luca Lazzaro - la condizione reale dei canali adibiti allo smaltimento delle acque piovane delle province di Bari, Bat, Brindisi, Lecce e Taranto. Per dimostrare come su quei canali non vi sia da tempo né manutenzione ordinaria, in capo ai Consorzi di bonifica, né quella straordinaria, in capo alla Regione Puglia. Questo dossier è frutto di uno studio approfondito sui canali principali e sugli affluenti dei territori che ricadono nelle aree dei consorzi commissariati. A volte i canali non esistono più, andrebbero ricostruiti e lì dove ci sono ancora, sono pieni di erbacce e detriti. Chiediamo dunque alla Regione Puglia un’assunzione di responsabilità sul piano politico: non è possibile obbligare gli agricoltori ad andare tutti in giudizio per dimostrare che hanno ragione, che in effetti pagano un tributo per delle opere di bonifica che non vengono compiute. Le prove di questo sono sotto gli occhi di tutti e oggi ancora di più dopo questo nostro lavoro, che ha interessato i presidenti e tutti i nostri uffici provinciali». 
A risentire dei mancati investimenti, delle opere mai realizzate, dei controlli inesistenti e della manutenzione dimenticata è la tenuta idrogeologica del territorio pugliese, sempre più spesso costretto a misurarsi con eventi meteorologici estremi. «I pochi spiccioli che la Regione Puglia stanzia su questi importantissimi lavori - ha aggiunto Lazzaro - non cambiano una situazione disastrosa che ha effetti pesanti sulla situazione idrogeologica del territorio, con conseguenze significative sulle produzioni e sulla sicurezza.

Più che i proprietari di terreni agricoli – ha precisato - i veri utilizzatori di questi canali sono i comuni del Barese, della Bat, del Brindisino e del Leccese che sversano le acque reflue in questi condotti, dunque non è giusto che a pagare siano solo gli agricoltori, che non ricevono un beneficio reale». 

I consorzi di bonifica

Commissariati da vent’anni, i Consorzi di bonifica sono rimasti a lungo passivi spettatori dei disastri che si andavano consumando nelle campagne pugliesi: la disaffezione, l’incuria, l’epidemia da xylella che le ha scarnificate cancellando per sempre un paesaggio conosciuto e amato in tutto il mondo. Dopo vent’anni la questione Consorzi di bonifica non è ancora risolta e la pioggia di cartelle esattoriali piovuta sulle teste degli agricoltori non sembra certo la soluzione del problema. La Regione, che emette quei ruoli per recuperare i milioni di euro anticipati ai Consorzi di bonifica commissariati (116 soltanto fra il 2007 e il 2011, 250 milioni fino a oggi) e consentire così il pagamento dei fornitori e degli stipendi ai dipendenti, vorrebbe mettere fine al commissariamento risanando i bilanci degli stessi Consorzi con le tasse degli imprenditori agricoli e dei contadini. Tasse che si vogliono riscuotere per servizi mai effettuati. Il rischio è quello di un avvitamento, certamente giudiziario, probabilmente anche politico, senza riuscire a trascinare il futuro dell’economia rurale pugliese fuori dalle secche e lontano dai canali intasati dei Consorzi, demandando ai giudici la risoluzione del problema. Una resa, da ogni punto di vista. 
 

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