Parità di genere, Consiglio regionale nel caos: nulla di fatto. "Messaggio" a Emiliano: mozione anti-Lopalco

Parità di genere, Consiglio regionale nel caos: nulla di fatto. "Messaggio" a Emiliano: mozione anti-Lopalco
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Mercoledì 29 Luglio 2020, 01:04 - Ultimo aggiornamento: 30 Luglio, 13:26

Il Consiglio regionale pugliese piomba nel caos. E non riesce ad approvare la norma sulla parità di genere. Doveva essere la seduta utile, l'ultima disponibile, per colmare il vuoto nella legge elettorale. Si è rivelata l'ennesima, forse più emblematica, occasione per veti, liti, accuse incrociate, assenza del numero legale. Nel cuore della notte, dopo una giornata convulsa, salta qualsiasi accordo, e la doppia preferenza - chiesta peraltro dal governo e imposta dalla legge nazionale - resta al momento un miraggio. Spetterà al governo decidere se e come esercitare i poteri sostitutivi per "imporre dall'alto" la doppia preferenza alla Regione Puglia. Intanto, complice il voto segreto, nella notte è stata approvata una mozione che di fatto impedisce a Pierluigi Lopalco, epidemiologo a capo della task force regionale per l'emergenza coronavirus, di candidarsi a sostegno di Michele Emiliano. La mozione decade, ma il messaggio politico al governatore resta.

L'epilogo. Alle 2, dopo una lunga e accesa discussione tra maggioranza e opposizione, il centrosinistra ha deciso di abbandonare l'aula facendo cadere il numero legale. Il presidente dell'Assemblea, Mario Loizzo, ha dovuto prendere atto delle numerose assenze tra i banchi della maggioranza e dichiarare la chiusura dei lavori. La scelta di non proseguire, annunciata dal capogruppo del Pd, Paolo Campo, è avvenuta proprio dopo che l'Aula ha approvato l'emendamento dell'opposizione anti-Lopalco. La sessione era cominciata con i 2mila emendamenti presentati alla proposta di legge, quasi tutti depositati da Fratelli d'Italia. Un'operazione di ostruzionismo politico per indurre i gruppi di maggioranza a ritirare i loro emendamenti che avrebbero introdotto nel sistema elettorale pugliese altri provvedimenti, come l'obbligo di rispettare le percentuali di rappresentanza di genere (60%-40%) nella compilazione delle liste elettorali, pena l'esclusione stessa della lista dalla competizione elettorale. «Piuttosto che stare qui a discutere del nulla - ha accusato Campo - è meglio affidarsi a quanto il Governo nazionale farà sostituendosi al Consiglio regionale in tema di doppia preferenza di genere». 

L'emendamento cardine, i 2mila, il mea culpa di Emiliano. In aula era sbarcata la proposta di legge presentata dalla giunta di Emiliano: un solo articolo di cinque righe per introdurre la doppia preferenza già dalle prossime elezioni di settembre, "missione impossibile" mai portata a termine dalla maggioranza in cinque anni di legislatura. Dopo un ritardo di cinque ore e dopo alcuni punti precedentemente previsti all'ordine del giorno, la discussione è entrata nel vivo solo nel tardo pomeriggio. Molte tensioni, complice anche la mossa del centrodestra, che ha presentato quasi 2mila emendamenti. Fratelli d'Italia si era detta disposta a ritirarli, a condizione però del passo indietro di centrosinistra e M5s circa le norme su sospensione del seggio per il consigliere nominato assessore (che permetterebbe a un altro candidato di subentrare in aula) e sul vincolo di genere 60-40% nella composizione delle liste (pena l'esclusione della stessa). 
Dopo una pausa di oltre due ore e una serrata discussione dei capigruppo, in serata la bagarre in aula è proseguita con un litigio tra il consigliere di Fratelli d'Italia, Francesco Ventola, e il governatore Michele Emiliano: il primo chiedeva che gli emendamenti venissero fotocopiati e distribuiti a tutti i consiglieri; Emiliano ha urlato «vergogna, siete contro le donne». Salvo poi ammettere: «Mi assumo la responsabilità di non essere riuscito in questi cinque anni ad indurre prima il Consiglio regionale ad approvare la doppia preferenza di genere».

L'ANALISI/ La lunga notte che riassume i molti equivoci di cinque anni

La norma anti-Lopalco. Durante la discussione in Consiglio, con il voto segreto (e perciò col contributo di settori della maggioranza) è stata approvata una mozione presentata dall'opposizione (Damascelli di FI e Conca, ex M5s) che rende ineleggibile a consigliere regionale tutti gli amministratori o i titolari di incarichi di consulenze sottoscritti in aziende collegate o controllate dalla Regione, nonché consulenti a qualsiasi titolo nominati dal presidente e dalla Giunta regionale e vigenti al momento di indizione delle elezioni. Si tratta di un emendamento presentato, è stato spiegato dai proponenti, per impedire che professionisti come Lopalco, titolari di una consulenza che lo lega alla Regione Puglia, possano candidarsi, salvo che non rinuncino alla collaborazione entro il termine di presentazione delle liste. L'emendamento è stato approvato con 28 voti a favore e 19 contrari, almeno 10 franchi tiratori. Una vera e propria ribellione di una fetta della maggioranza. «È stato sufficiente chiedere il voto segreto per iniettare coraggio e buonsenso anche nella maggioranza. È la dimostrazione che la nostra battaglia era fondata: approfittare di un'emergenza sanitaria e dello spazio mediatico che questa ha consentito - e continua a consentire - è il punto più basso di questa legislatura. Senza considerare, inoltre, la poca credibilità che avrebbe avuto l'uomo di scienza nelle sue dichiarazioni e decisioni riguardanti la salute e la vita dei cittadini, sacrificate sull'altare della sua candidatura» hanno dichiarato i consiglieri regionali di Fratelli d'Italia. Senza via libera alla norma principe (quella sulla doppia preferenza) decade anche la mozione anti-Lopalco, ma il "telegramma" a Emiliano è inequivocabile.

FGG

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