Consiglio regionale: crolla la popolazione e si tagliano i seggi. Nel 2025 saranno 40

L'effetto della legge 148 del 2011 sulla Puglia

Il Consiglio regionale della Puglia
Il Consiglio regionale della Puglia
di Paola ANCORA
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Mercoledì 1 Febbraio 2023, 08:58 - Ultimo aggiornamento: 12:53

Scure sul Consiglio regionale della Puglia. Nel 2025, infatti, i pugliesi saranno chiamati eleggere 40 consiglieri e non più 50. Un taglio legato alla costante riduzione della popolazione regionale e a ciò che prevede, al riguardo, la legge 148 del 2011 dal titolo Misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo, una sorta di spending review. All'articolo 14, infatti, la legge prevede «la riduzione del numero dei consiglieri e assessori regionali e delle relative indennità». E, più nello specifico, «che il numero massimo dei consiglieri regionali, ad esclusione del presidente della Giunta regionale, () sia uguale o inferiore a 40 per le Regioni con popolazione fino a quattro milioni di abitanti», com'è oggi la Puglia, passata secondo l'Istat da 4 milioni e 80mila abitanti del 2013 ai 3 milioni e 897.741 censiti al 31 luglio scorso.

Anche la giunta sarà ridimensionata


Di conseguenza anche la Giunta subirà un ridimensionamento. La stessa legge, stabilisce che «il numero massimo degli assessori regionali sia pari o inferiore a un quinto del numero dei componenti del Consiglio regionale, con arrotondamento all'unità superiore». Così, se oggi gli assessori regionali sono 10, con le prossime elezioni diverranno otto.
Si spiega probabilmente anche così il blitz del Consiglio regionale sulla cosiddetta norma pugliese del salva mandato, ribattezzata anche anti-Decaro e secondo i più sostenuta sotterraneamente dal presidente Michele Emiliano.

Qualora infatti il governatore decidesse di dimettersi con anticipo e candidarsi alle Europee del 2024, il Consiglio resterebbe in piedi per un periodo compreso fra i 7 e i 10 mesi costringendo il sindaco di Bari e presidente Anci in pole per la candidatura alla presidenza della Regione a restare in panchina un anno intero, giacché il suo mandato da primo cittadino scadrà nel 2024. Votandola - 37 i sì con voto segreto espressi dall'Aula - i rappresentanti della politica regionale hanno scelto di stiracchiare la consiliatura, garantendosi più tempo per definire gli equilibri di potere delle prossime Regionali, ma anche l'incasso di circa 96mila euro in più a testa, restando in sella fino al 2025 e capitalizzando il proprio impegno alla luce di un futuro quanto mai incerto, vista la scarsità dei seggi a disposizione dalla prossima tornata elettorale. Insomma a trarre giovamento dall'emendamento alla legge di bilancio regionale approvato lo scorso dicembre e a lungo contestato sono in tanti, non soltanto Emiliano, pure intento a costruire un futuro politico lontano ma non troppo dalla sua Regione e dall'ombra ingombrante del suo possibile successore.


E pensare che, all'indomani del voto, la schiera di consiglieri più vicina al sindaco Decaro ha gridato allo scandalo, sia in termini squisitamente politici - per l'evidente sgambetto al numero uno di Anci - sia in termini giuridici, poiché «l'emendamento vìola l'articolo 126 della Costituzione, che prevede che senza un presidente il Consiglio venga sciolto». Fin qui le dichiarazioni. Poi, nei fatti, quando anche l'Emilia Romagna del candidato segretario del Pd nazionale, Stefano Bonaccini, ha approvato una norma simile, persino le voci più critiche sono tornate silenti.
Meno seggi a disposizione, infatti, significa scegliere le candidature utilizzando non il fioretto, ma l'accetta, com'è già stato per le ultime Politiche, quando alla Puglia - per effetto del combinato disposto della legge elettorale Rosatellum e degli effetti della riforma costituzionale - sono toccati 22 parlamentari in meno. E saranno le segreterie e i leader a battere le carte. Dunque, probabilmente, meglio tacere e sperare, per il 2025, in un posto al sole.
 

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