Comitato, nasce a Bari il coordinamento
Slogan unitario per il SI

La costituzione del Comitato del SI al referendum
La costituzione del Comitato del SI al referendum
di Vincenzo Damiani
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Martedì 8 Marzo 2016, 06:29 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 15:26
BARI - Con qualche difficoltà ma anche in Puglia è nato il comitato regionale contro le trivelle e le perforazioni dei fondali dell’Adriatico per la ricerca del petrolio. Ieri pomeriggio, a Bari, dopo quasi 5 ore di discussione, è stata data forma e sostanza al nuovo soggetto unitario che raggruppa diverse anime, tutte però accomunate dall’obiettivo di evitare «un disastro ambientale senza precedenti», dicono. Hanno deciso di aderire Legambiente Puglia, Wwf, Greenpeace, Fare verde, Fare ambiente, Fai, Anci Puglia, l’associazione dei balneari (Sib) e una ventina di piccole associazioni “No Triv” sparse sul territorio.

 
L’obiettivo, a poco più di un mese dal referendum, è quello di fare fronte comune per spingere il “si”. «Da stasera - annuncia Francesco Tarantini, promotore dell’iniziativa e presidente regionale di Legambiente - il comitato “Vota si contro le trivelle” è realtà. Da domani saremo riconoscibili e raggiungibili anche attraverso un logo comune e un portale internet, www.fermaletrivelle.it». La data più importante è quella del 17 aprile, giorno del referendum. E il neo comitato sta organizzando già un fitto calendario di appuntamenti, incontri, manifestazioni, dibattiti che si svolgeranno in ogni angolo della Puglia per «sensibilizzare i cittadini e convincerli che è fondamentale andare a votare e mettere un segno sul SI», dice Tarantini. Un mese e mezzo di iniziative itineranti che avrà il suo culmine a ridosso del 17 aprile con un grande raduno in un luogo ancora da stabilire, ma che potrebbe essere Bari. 
Prima del 17, l’8, il 9 e il 10 aprile andranno in scena altre attività. «Parallelamente – spiega Tarantini – ogni associazione continuerà a portare avanti le proprie manifestazioni già programmate, ma il tutto avverrà in maniera coordinata e partecipata». Il comitato regionale si è costituito ieri pomeriggio, ma con ogni probabilità non ci sarà un atto legale a formalizzarlo.
Oggi dovrebbe essere attivata, oltre al sito internet, la pagina facebook ufficiale e il nuovo soggetto si doterà anche di un ufficio stampa. «Le associazioni che hanno deciso di aderire – prosegue Tarantini - avranno un referente e ogni provincia sarà rappresentata da almeno due, forse tre, persone». Quindi, anche la Puglia alza un muro comune contro le perforazioni dei fondali marini, entrando a far parte della rete nazionale “No Triv”. Un atto quasi scontato se si pensa che il 71 per cento delle richieste di permessi per prospezioni di idrocarburi in mare riguarda proprio la Puglia. 

Secondo il neo comitato, le tecniche adottate dalle multinazionali petrolifere per le ricerche sono geosismiche e, dunque, «estremamente dannose per l’ambiente e la fauna sottomarina e marina». Funziona così: cannoni ad aria compressa sparano verso i fondali bolle a 250 decibel, ancora ad un chilometro di distanza, l’intensità sonora si mantiene sui 150 decibel. La probabilità di trovare idrocarburi, è stato calcolato dai tecnici, è stimata intorno al 17%, mentre il petrolio adriatico è classificato col grado 9 della scala internazionale Api (fino a 25 è petrolio pesante, oltre 40 leggero). Mentre i petroli migliori sono particolarmente leggeri, quello sottomarino è molto pesante, perché si tratta di fanghiglia da raffinare all’estero per essere trasformata in risorsa di qualche utilità. Le torri petrolifere possono elevarsi dalle acque marine fino a 60 metri, visibili dalla costa; le più vicine sorgerebbero all’interno delle 12 miglia dal litorale. La Regione Puglia ha ribadito più volte il suo “no” alla trivelle, le perforazioni sono diventate argomento di scontro tra il governatore pugliese Michele Emiliano e il premier Matteo Renzi.
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