L'intervista/ Claudio Stefanazzi. «Tante speculazioni sul mio ruolo ma sono i fatti a parlare per me. Ora dimostrerò la mia innocenza»

Il deputato Pd parla all'indomani della condanna a quattro mesi per finanziamento illecito ai partiti per le primarie del 2017: secondo i giudici avrebbe avuto un ruolo nel pagamento della campagna da parte di un imprenditore

L'intervista/ Claudio Stefanazzi. «Tante speculazioni sul mio ruolo ma sono i fatti a parlare per me. Ora dimostrerò la mia innocenza»
di Alessandra LUPO
5 Minuti di Lettura
Sabato 6 Maggio 2023, 05:10 - Ultimo aggiornamento: 06:38

Furono le primarie del Pd che incoronarono Matteo Renzi per la seconda volta segretario nazionale. Il resto è storia ma ora su quella pagina della politica italiana pesa la sentenza del Tribunale di Torino che ha condannato a quattro mesi Claudio Stefanazzi, all’epoca capo di gabinetto del Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e ora parlamentare Pd, per finanziamento illecito ai partiti. All’indomani della sentenza (che vede Emiliano assolto), Stefanazzi si è detto “costernato” e ha annunciato che non beneficerà della prescrizione per dimostrare la sua innocenza.
Onorevole Claudio Stefanazzi, lei ha annunciato di voler rinunciare alla prescrizione. Anzitutto spieghiamo cosa vuol dire e perché in questo caso non si applica la riforma Bonafede.
«No, nei fatti questo reato si prescriverebbe, ai sensi dell’articolo 157 del codice di procedura penale, in 7 anni e mezzo dalla commissione del reato, quindi nel mio caso ad ottobre 2024, in una tempistica incompatibile con l’esaurimento dei gradi di giudizio. Quindi se io non rinunciassi alla prescrizione a breve sarebbe tutto concluso».
E invece andrà avanti
«Invece, siccome sono convinto di essere estraneo a quanto mi viene contestato, voglio andare fino alla Cassazione per dimostrare che non c’entro nulla con quella vicenda».
Intanto però passeranno altri anni, non si tratta della prima indagine a suo carico. Non si è stancato?
«Mi prenderò tutto il tempo che ci vuole. Così come le altre ombre si sono dissolte, avrò pazienza fino a che non accadrà anche con questa. Mi hanno accusato di reati gravi da cui sono stato completamente assolto. Questa accusa è meno grave ma ugualmente dolorosa e infondata e dunque mi batterò anche questa volta perché si faccia luce».
Si dice che chi fa il suo mestiere, mi riferisco al ruolo di capo di gabinetto di Regione, metta in qualche modo in conto di potersi trovare in questo tipo di situazione.
«Io ho imparato con il tempo a farmene una ragione, ma pur sapendo che chi è politicamente esposto possa essere oggetto di attenzioni da parte delle autorità devo ammettere di averne molto sofferto, soprattutto i primi anni. C’è un meccanismo psicologico, ora non ricordo chi lo abbia codificato, che descrive bene come anche chi è assolutamente estraneo a una colpa spesso ne senta psicologicamente il peso. Spiegare ai figli più o meno grandi e anticipare loro i titoli dei giornali che vedranno l’indomani non è semplice, è doloroso».
Tra le tante reazioni di ieri c’è chi ha fatto notare che alla fine la gente attorno a Michele Emiliano viene condannata mentre il presidente, anche quando come in questo caso sarebbe il beneficiario delle azioni contestate, ne esce sempre pulito. Come risponde?
«Io di problemi sostanziali tra le persone attorno a Emiliano non ne ricordo tanti. Mi ricordo tante indagini, questo sì, ma non situazioni che si sono chiuse con sentenze passate in giudicato contro di lui e i tanti collaboratori a vario titolo finiti agli onori delle cronache. Forse la verità è piuttosto un’altra, e cioè che Emiliano è sottoposto a una forte attenzione degli inquirenti così come lo sono persone a lui vicine. Questo è assolutamente legittimo ma non mi pare che in 18 anni di attività politica vi sia stato un fiorire di condanne. Una cosa è aprire fascicoli, un’altra chiuderli. Quando parliamo di avere massimo rispetto per chi indaga parliamo anche di questo, sempre, anche quando sembra di trovarsi davanti ad un accanimento».
Nel Pd come hanno preso la sua condanna?
«Nessuna reazione particolare».
Solidarietà?
«Tanta, centinaia di messaggi anche perché sono da 7 anni oggetto di un’attenzione costante della magistratura: la mia vita, gli interessi personali ed economici miei, della mia famiglia, di molti miei amici sono in migliaia di pagine delle varie inchieste che descrivono in maniera quasi minuziosa gli ultimi anni. Chi mi conosce esclude categoricamente che io possa anche solo essere accostato a un reato. Chi non mi conosce bene, ma ha seguito le varie e numerose indagini su di me fa una riflessione: è possibile che un uomo i cui telefoni, spostamenti e vita privata sono continuamente monitorati possa essere Al Capone senza lasciare alcuna traccia? Se io fossi il delinquente seriale che qualcuno ha voluto dipingere, qualcosa sarebbe dovuto venire fuori». 
Chi la dipinge così?
«Soprattutto a livello barese sono stato spesso indicato come l’alter ego torbido di Emiliano. Ma qui c’è un tema che riguarda anche la stampa: sono spesso stato descritto come un oscuro manovratore di interessi e varie testate hanno indugiato su questa immagine di uomo insondabile».
Si è chiesto perché?
«Col senno di poi dico di aver fatto un solo errore: avere avuto una vita sociale poco attraente, preferire il tempo trascorso in famiglia o con i miei amici piuttosto che frequentare i salotti e forse non avere grandi capacità sociali. Questo alimenta il mito. Poi, c’è anche un po’ la perversione di guardare dal buco della serratura ed essere contenti delle disgrazie altrui. Fa parte della natura umana così come speculare sulla vita degli altri». 
In fase di composizione delle liste si è speculato molto sull’impegno di Emiliano per ottenere la sua candidatura alla Camera, qualcuno sosteneva che a lei servisse l’immunità parlamentare.
«Chi lo disse venne smentito nei fatti: a me l’immunità non serviva perché il processo di Torino era in corso e le altre inchieste, tutte, sono state poi archiviate. Ma questo fa parte esattamente di quella campagna di discredito di cui parlavamo. Una cosa che io non ho mai fatto e mai farò. Innanzitutto perché non è nella mia indole e poi perché l’esperienza personale ti fa capire quanto sia pericoloso spingere su alcuni tasti e credo che anche in politica il limite da non travalicare mai nella polemica con gli avversari sia quello del rispetto per le persone, perché se manca quello manca tutto».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA