Centrosinistra, tregua finita. Per la Regione nodo primarie

Centrosinistra, tregua finita. Per la Regione nodo primarie
di Francesco G.GIOFFREDI
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Sabato 1 Giugno 2019, 09:25
Calma apparente. Ma sottotraccia le acque tornano agitate: dopo i ballottaggi del 9 giugno, salterà ancora una volta il coperchio che ha faticosamente frenato e arginato le polemiche e le tensioni nel centrosinistra pugliese. Finora è stata tregua obbligata e implicitamente concordata: in ballo c'erano (e in parte ci sono) le elezioni europee e comunali, bottino cruciale da strappare o difendere senza sfaldarsi troppo, nel Pd e nella coalizione. Come è andata, è ben noto: democratici al di sotto della media nazionale e pugliese (16%), ma ottima performance del centrosinistra in assetto ampio (riconquistate al primo turno Bari e Lecce).

Due facce della stessa medaglia, ma materiale sufficiente per rianimare gli scontri interni in vista delle Regionali del 2020: Pd e centrosinistra convivono con la geometrica spaccatura tra supporter e critici di Michele Emiliano. All'orizzonte si riaffacciano la querelle sulla ricandidatura del governatore e la trama che conduce direttamente al tentativo di spallata e dunque a una candidatura alternativa, da contrapporre a Emiliano alle primarie o addirittura al voto del 2020. Opzione, quest'ultima, che presupporrebbe un centrosinistra definitivamente a brandelli.
Intanto, s'attende da parte del segretario del Pd Marco Lacarra la convocazione della riunione di segreteria regionale per l'analisi del voto: ancora un rebus la tempistica, potrebbe slittare al post ballottaggi.

Anche stavolta però - ma è un menu a cui il deputato barese è avvezzo - Lacarra sarà atteso al varco: al segretario viene contestato un debole e un po' confusionario coordinamento in ottica Europee, innanzitutto. Del resto, i numeri parlano chiaro: Elena Gentile - la candidata di punta pugliese, oltre che eurodeputata uscente - non è stata rieletta per appena 531 preferenze. Risultato: la delegazione meridionale è composta da quattro campani, alcuni dei quali con solidi e ben ramificati collegamenti con autorevoli dirigenti pugliesi («Lo stesso Lacarra - sono i rumors tra le file dem - ha sostenuto Giosi Ferrandino e non Elena...»). E qualche ombra s'allunga pure sull'effettiva lealtà di Emiliano all'ormai ex eurodeputata foggiana. I più fedeli amici e collaboratori di Gentile ammettono che «Elena è affranta, ma resta una combattente». Per ora ha rotto il silenzio con un post su Facebook di ringraziamento dalla chiosa pepata: «Vi abbraccio ringraziandovi una per una, uno per uno. E io ci sono, ci sarò ancora, ci sarò sempre. L'appuntamento è solo rinviato. A presto».

Insomma: non si arretra di un centimetro. Ma «l'appuntamento rinviato» quale sarebbe? Facile puntare tutte le fiches sulle Regionali 2020, in quale veste però? Di semplice candidata consigliere regionale? Oppure Gentile vuol sfidare Emiliano? Ancora prematuro azzardare pronostici, ma la foggiana è da tempo in rotta di collisione col governatore (anche in campagna elettorale ha trattenuto a fatica i giudizi critici su alcune partite di governo pugliese), piace trasversalmente nel Pd (anche ai renziani) e ai vendoliani (è stata per quasi dieci anni assessore regionale in settori caratterizzanti come il Welfare).

Di sicuro, dopo i ballottaggi torneranno a furoreggiare le dichiarazioni al vetriolo sul governatore, sul governo pugliese, su Lacarra (ritenuto troppo schiacciato su Emiliano) e sul tavolo di centrosinistra, da parte dei vendoliani e dell'ala più battagliera dei dem. Anzi: proprio la sinistra potrebbe presto mettere in campo nuove iniziative pubbliche dopo l'assemblea Prima le idee del febbraio scorso.
Emiliano vuol blindare quanto prima la ricandidatura, schivando sgambetti e imboscate. Per ora, sembra aver messo sotto chiave la maggioranza in Consiglio regionale: stoppati quasi sul nascere anche i moti di sfiducia verso Leonardo Di Gioia, l'assessore regionale all'Agricoltura che da civico alle Europee ha appoggiato il leghista (eletto) Massimo Casanova. Adesso la mina vagante è la mozione sull'Arpal, l'agenzia del lavoro, e sul commissario Massimo Cassano: presentata dal centrodestra, che però potrebbe trovare un'utile stampella anche nell'area di maggioranza in aperto dissidio col governatore.

Solo dopo la segreteria regionale Pd sarà chiaro se e quando tornerà a riunirsi a stretto giro il tavolo pugliese di centrosinistra. È quello il piano inclinato che accelererà ogni percorso, che sia all'insegna dello strappo o dell'unità. La strada verrà tracciata presto (cioè dopo i ballottaggi) dalle dichiarazioni dei big pd anti-Emiliano e dalle mosse dei vendoliani.
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