Case e mutui a picco, l'intervista al presidente dei notai Biino: «Colpa dei tassi. E serve una riforma del fisco»

Il mercato delle compravendite di immobili in Puglia nel 2022 in particolare ha fatto registrare il calo più alto di transazioni: -8,07%

Giulio Biino
Giulio Biino
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Sabato 27 Maggio 2023, 05:00

«Il calo delle compravendite è una conseguenza del progressivo aumento dei tassi d’interesse. C’era un mercato che si stava faticosamente riprendendo dopo la pandemia, era in corso una diversificazione grazie all’interesse per gli immobili in zone verdeggianti, con un balcone ampio, con spazi più grandi. Purtroppo, poi è arrivato il cigno nero». Giulio Biino è presidente del Consiglio Nazionale del Notariato: il mercato delle compravendite di immobili in Puglia nel 2022 in particolare ha fatto registrare il calo più alto di transazioni: -8,07%.
Presidente, ci faccia un quadro della situazione.
«Sicuramente, inatteso e violento, è arrivato l’aumento dei tassi e il mercato si è nuovamente contratto. Non abbiamo ancora i dati statistici nazionali del primo trimestre 2023. Diciamo che su scala annuale attendiamo un calo tra il 5 e il 7%».
Quindi dobbiamo aspettarci un 2023 sulla falsariga dell’anno scorso?
«Direi anche peggio. La stragrande maggioranza della gente per avvicinarsi al mercato immobiliare deve accendere un mutuo e in questo momento è molto circospetta. È molto importante che le persone si facciano consigliare non solo dalla banca o da un agente immobiliare: un notaio non ha interessi ed è del tutto indipendente quindi può avere una visione più allargata». 
Oggi cosa consiglierebbe di scegliere tra un mutuo a tasso fisso o variabile?
«È chiaro che il tasso fisso regali una maggiore tranquillità nonostante i picchi ma le serie storiche dimostrano che sui mutui oltre i 15 anni i tassi variabili sono sempre stati più convenienti. Ecco perché dico riflettere, riflettere, riflettere. Non ritorneremo ai tassi fissi di un anno e mezzo fa. Diciamo che chi ha acquistato all’epoca ha fatto una scelta fortunata».
Notariato e antiriciclaggio, dai notai arriva oltre il 90% del totale delle segnalazioni antiriciclaggio da parte dei professionisti italiani.
«Noi notai siamo presidio di legalità sul territorio grazie a una capacità di enucleare gli eventuali rischi molto più penetrante rispetto a chi non ha questo ruolo di prossimità. Stiamo combattendo una battaglia affinché l’autorità europea di antiriciclaggio abbia sede in Italia. È l’Italia che ha insegnato al mondo come si combatte il fenomento grazie a uomini come Falcone e Borsellino».
Cresce anche il vostro ruolo sociale: da fine febbraio ai notai è stata attribuita la funzione di volontaria giurisdizione che vi affianca ai giudici per l’autorizzazione di alcune procedure che riguardano i soggetti più fragili.
«Un grande riconoscimento della nostra prossimità alla popolazione e ai soggetti fragili che devono essere assistiti. L’interesse non è per il notariato ma per il Paese: c’è un grande intasamento per la magistratura e avere anche un’altra opzione può dare un enorme contributo».
Presidente, lunedì scorso ha partecipato all’audizione in commissione finanze sulla riforma fiscale: quali sono alcune proposte in materie di vostra competenza?
«Il Paese ha bisogno di una revisione, vorremmo, nell’ottica dell’evoluzione tecnologica, favorire la rapidità dei registri pubblici digitali e che tra le varie banche dati ci sia inter-operatività per favorire gli accessi. Vorremmo agevolazioni fiscali per trasferimenti immobiliari a favore di persone disabili».
Il prossimo anno arriverà a Lecce la mostra dei testamenti dei grandi italiani: Garibaldi, D’Annunzio, Verdi, Manzoni, Agnelli solo per citarne alcuni.
«È un nostro fiore all’occhiello. La prima edizione l’abbiamo presentata per l’anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Una mostra che è stata all’ambasciata di Berlino, probabilmente andrà anche a Londra. È un modo diverso di intraprendere la conoscenza di personaggi che hanno fatto la storia del Paese attraverso quello che io definisco l’ultimo messaggio di massima potenza a livello morale. Stiamo valutando le date ma vogliamo coinvolgere le scuole perché deve essere rivolta alle giovani generazioni».
Ci dia qualche anticipazione.
«Le racconto un aneddoto molto particolare, non è propriamente un testamento ma un documento di straordinaria testimonianza. Paolo Borsellino era stato invitato da una scuola di Padova a tenere una relazione sulla lotta alla mafia per raccontare le sue attività.

Per una serie di circostanze fortuite non riuscì a presentarsi e non solo: la segreteria si dimenticò di avvisare la scuola dove c’erano tanti ragazzi che lo aspettavano. Dopo qualche giorno, la preside scrisse una lettera risentita al giudice dicendo che le avevano riferito di una persona molto vicina ai giovani ma quell’esperienza così deludente le instillò un pensiero: era solo un gran maleducato. Borsellino ricevette questa lettera e non riuscì a rispondere subito ma non dimenticò quelle parole. Una domenica prese carta e penna. Iniziò la sua risposta dicendo “non sa quanto mi addolora non essere venuto dai ragazzi, credo di avere mille difetti sicuramente ma non sono maleducato” e poi cominciò a raccontare tutto quello che faceva ogni giorno. A un certo punto entrò la scorta dicendo che era ora di andare. La lettera rimase a metà di una parola. Era il 19 luglio 1992, la domenica in cui ci fu l’attentato». 

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