Cartelle pazze dai Consorzi di bonifica: «Batoste da 10mila euro l'una». Il caso alla Corte dei Conti

Cartelle pazze dai Consorzi di bonifica: «Batoste da 10mila euro l'una». Il caso alla Corte dei Conti
di Paola ANCORA
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Venerdì 7 Ottobre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 12:08

Vent’anni di commissariamento, durante i quali le campagne pugliesi hanno conosciuto la disaffezione, l’incuria, l’epidemia da xylella che le ha scarnificate cancellando per sempre un paesaggio conosciuto in tutto il mondo. E dopo vent’anni la questione Consorzi di bonifica non è ancora risolta. Due i fronti che delineano i contorni di una vicenda che, dietro i tecnicismi, contiene le sorti del mondo rurale pugliese e il giudizio sulla politica chiamata a governarne la gestione. Da un lato le aziende agricole, che da mesi ricevono ingiunzioni di pagamento per tributi mai corrisposti e contestati giacché legati – sostengono le associazioni di categoria – a servizi mai resi o garantiti solo parzialmente. Dall’altro la Regione, che emette quei ruoli per recuperare i milioni di euro anticipati ai Consorzi di bonifica commissariati (116 soltanto fra il 2007 e il 2011, 250 milioni fino a oggi) per pagare i fornitori e gli stipendi ai dipendenti. Obiettivo: “ripulire” i bilanci dei Consorzi, mettendo fine al commissariamento, e varare - all’inizio del 2023 e con il beneplacito del Consiglio regionale - il Consorzio unico da affidare poi alle stesse associazioni. 
Nei prossimi tre mesi, dunque, la fase di invio delle cartelle di pagamento dovrebbe concludersi, “cristallizzando” i crediti che la Regione vanta nei confronti dei Consorzi e, questi, nei confronti degli agricoltori. Successivamente, in sede di varo del Consorzio unico, si procederà a scrivere un nuovo Piano di classifica per chiarire chi possiede un determinato terreno, se questo gode dei servizi consorziali e, dunque, se deve o meno pagare i tributi previsti dalla legge.

Si aprirà poi un confronto fra Regione e associazioni su quanto e come le cartelle andranno saldate, «valutando la possibilità – dice Savino Muraglia, presidente di Coldiretti – di operare parziali stralci o dilazioni di pagamento in un tempo molto lungo. La Regione si è detta disponibile, ma non esiste una bacchetta magica. Certamente le inefficienze di questi anni nelle attività di bonifica dovranno determinare uno sconto o una vantaggiosa rateizzazione per gli agricoltori, nel rispetto dei vincoli del bilancio regionale e di quelli delle aziende agricole». I conti regionali, in particolare, passeranno oggi sotto la lente della Corte dei Conti per il giudizio di parifica: i giudici, insomma, diranno se la Regione sta rispettando la tabella di marcia indicata nel bilancio di previsione, se vi siano scostamenti sia in riferimento alle entrate sia in relazione alle spese. Un controllo strettamente contabile al quale presenzierà anche l’assessore al Bilancio Raffaele Piemontese e che porrà attenzione anche ai Consorzi, attesa la «difficoltà - hanno anticipato i giudici contabili - nel pervenire al riequilibrio della loro gestione e alla restituzione, da parte degli stessi, delle somme iscritte» tra i crediti vantati dalla Regione e «molto risalenti nel tempo». 

Le associazioni

Confagricoltura, con il presidente regionale Luca Lazzaro, snocciola i numeri di quella che definisce «una ferita aperta», da risolvere con «un saldo e stralcio dei presunti crediti vantati dai quattro Consorzi pugliesi». «Nell’85% dei casi – spiega – le cartelle riguardano importi bassi, 50-70 euro. Per le grandi aziende nostre iscritte, invece, il conto più è salato: di media 1.000 euro, in alcuni casi 10mila. Solo per il Consorzio Stornara e Tara ci sono cartelle per 4 milioni di euro. Ci chiediamo quale beneficio abbiano gli agricoltori pugliesi dai Consorzi di bonifica». Una domanda che molti agricoltori hanno girato ai loro avvocati, decidendo di impugnare le cartelle davanti ai giudici tributari. E se fra gli iscritti di Confagricoltura «le contestazioni hanno dato buon esito», in tanti altri casi la Commissione tributaria ha respinto i ricorsi. «Purtroppo non c’è un orientamento univoco dei giudici – dice Giorgio Frigoli, avvocato del Codacons che ha patrocinato diverse cause simili – e non sappiamo più nemmeno cosa consigliare a chi riceve le cartelle, tanto più che in secondo grado la Regione la spunta.

Il problema può essere superato soltanto con un pronunciamento della Cassazione, che valga da riferimento futuro». Alla fine dell’anno ci saranno decine di nuove udienze sui ricorsi, incardinati tutti su motivazioni comuni: i tributi sono dovuti soltanto qualora vi sia un beneficio specifico e diretto dei servizi resi dai Consorzi sui relativi terreni privati. «Le cartelle invece – chiude Frigoli - arrivano indiscriminatamente a tutti». 

Per avere un’idea dell’entità del problema, basti dire che i Consorzi pugliesi devono garantire lo scolo di una superficie di oltre un milione di ettari; gestiscono circa 500 chilometri di argini; oltre 1.000 chilometri di canali; 9.360 ettari di forestazione; devono garantire l’irrigazione di oltre 210 mila ettari; la gestione di 102 invasi e vasche di compenso; di 24 impianti di sollevamento delle acque a uso irriguo; di 560 chilometri di canali irrigui e circa 10.000 chilometri di condotte tubate (dati Coldiretti Puglia).
«A causa del ventennale commissariamento il mondo agricolo e l’opinione pubblica – insiste il direttore regionale Coldiretti, Pietro Piccioni - hanno sedimentato sfiducia e risentimento verso strutture che hanno, invece, importanti compiti di natura pubblica e che sono rimaste imprigionate in una condizione di scarsa efficienza e di inoperosa funzione statutaria». Un problema in più da risolvere, per affrontare «i drammatici effetti dell’incuria e dei cambiamenti climatici». E salvare le campagne di Puglia.

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