Bollette troppo care: imprese costrette a mollare

Bollette troppo care: imprese costrette a mollare
di Domenico DICARLO e Giuseppe MARTELLA
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Sabato 24 Settembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 22:10

«Il costo della bolletta elettrica rischia di diventare la spada di Damocle di aziende e imprese nell’immediato futuro». Monito chiaro quello di Mirko Serino, titolare e amministratore di Pasticceria Dentoni, “istituzione del gusto” dal 1981 nell’ambito della pasticceria e della gelateria: un esempio eccellente di imprenditoria familiare con sede a Torre dell’Orso, marina di Melendugno, sulla costa adriatica leccese, che ha iniziato a fare i conti con il caro bollette. Gelati e pasticcini “bollenti” a causa dell’impennata dei prezzi dell’energia elettrica per un’azienda che rientra per la sua stessa natura in quelle energivore.

«Nello scorso mese di agosto – sottolinea Serino – abbiamo pagato una bolletta da 48mila euro a fronte dei 14mila versati per lo stesso periodo del 2021.

Un’impennata sostanziale, un costo per ogni kilowatt ora superiore ai 55 centesimi, dovuta in particolare all’utilizzo di forni, macchine per produrre e conservare il gelato e condizionatori d’aria».

Margini assottigliati

Spese legate al consumo di corrente elettrica che riducono in maniera importante i margini di guadagno per un’impresa che nel corso dei 12 mesi dà lavoro mediamente a una ventina di dipendenti: «In piena stagione abbiamo anche una cinquantina di lavoratori, oggi sono 28 e non pensiamo in maniera assoluta – aggiunge a proposito Mirko Serino – di licenziarli o di metterli in cassa integrazione». E la soluzione per fronteggiare il rincaro non può essere l’aumento dei prezzi di listino che per coprire l’aumento dei costi sostenuti dall’azienda, non soltanto quelli energetici ma anche quelli legati a materie prime e trasporti, dovrebbero essere incrementati quasi al doppio. «Invece – puntualizza l’ad dell’azienda di Torre dell’Orso – ci siamo limitati ad aggiungere dieci centesimi alla caffetteria, un più 10% sulle torte, mentre i prezzi di gelati e pasticceria sono rimasti invariati. Ma è chiaro che pensare a qualche aumento è inevitabile. Stiamo valutando alcune ipotesi, tra le quali quelle di chiudere durante il periodo invernale o restare aperti soltanto nel fine settimane, dimezzare la produzione di panettoni durante le prossime feste di natale e soprattutto entrare in maniera diretta sul mercato delle materie prime in modo da porre in essere risparmi utili ad ammortizzare il rincaro generale delle spese».

Mirko Serino si augura che il prossimo governo affronti in maniera forte la questione: «Auspico che ci sia un esecutivo in grado di guidare il Paese e che spinga l’Europa a rendere indipendente il prezzo dell’energia da quello del gas. Basta speculazioni – chiosa – che siano di Stato o private, le imprese e le famiglie non meritano di dovere pagare gli utili smodati dei grandi distributori».

A Modugno saracinesche abbassate

Dal Salento al Barese, anche qui i casi sono innumerevoli. Per esempio c’è “Superfreddo Decò”, un negozio di surgelati aperto soltanto qualche mese fa in via Roma, a Modugno. Nelle scorse ore, è stato affisso un avviso all’esterno della struttura, per mezzo del quale si comunica la chiusura definitiva dell’esercizio: «Oggi, di fronte al triplicarsi insostenibile dei costi (soprattutto dell’energia), non abbiamo altre possibilità, se non chiudere il nostro punto vendita». Geremia Marino, direttore del punto vendita, spiega: «Nel nostro budget, avevamo preventivato circa 2.000 euro al mese per le bollette dell’energia, ora ci sono piovute addosso bollette tra i 13.000 ed i 20.000 euro. Impensabile proseguire così», spiega il direttore. Il sindaco di Modugno, Nicola Bonasia, esprime così la propria vicinanza: «Mi dispiace veramente tanto per quanto accaduto a Decò. Quello dei costi dell’energia è un problema a cui va trovato rimedio quanto prima: la situazione sta diventando insostenibile soprattutto per aziende e attività commerciali. È a rischio la tenuta commerciale e produttiva di tutto il paese».

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