Gasolio a 2,50 euro al litro anche in Puglia. Flixbus: «Così sarà impossibile non aumentare il prezzo dei biglietti»

Gasolio a 2,50 euro al litro anche in Puglia. Flixbus: «Così sarà impossibile non aumentare il prezzo dei biglietti»
di Giuseppe ANDRIANI
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Giovedì 12 Gennaio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 06:34

A Brindisi, Lecce, Taranto e Bari c’è almeno una colonnina di benzina che da ieri ha posto il prezzo di un litro di gasolio in modalità servito oltre 2 euro e 40 centesimi. Questione di centesimi per arrivare alla soglia di 2,50 euro, che tanto spaventa. Un po’ ovunque il self service è ben più basso, ma tanto può bastare per dare un’indicazione sommaria su quanto il prezzo di un pieno per un’auto diesel sia cresciuto dall’1 gennaio a oggi. Giorgia Meloni ieri ha spiegato di non aver fatto marcia indietro rispetto a quanto voluto dal governo Draghi, e che lo sconto sulle accise - la vera causa degli aumenti del 2023 - era solo provvisorio. Il taglio strutturale, invece, si farà più in là e sarà strutturale ma avverrà «dopo aver rimesso in moto la crescita economica del Paese. Come sempre - ha spiegato il premier in una diretta sui social - accade in politica noi dobbiamo fare delle scelte e non abbiamo difficoltà a rivendicarle». 
I provvedimenti del Governo saranno operativi a breve: i gestori delle pompe di benzina dovranno esporre il prezzo medio, indicato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, che sarà aggiornato quotidianamente e non più una volta a settimana come accade attualmente. E fino a marzo non faranno reddito i buoni carburanti che i lavoratori dipendenti riceveranno dall’azienda, fino a un massimo di duecento euro al mese (misura che è stata prorogata con l’ultimo decreto dell’esecutivo Meloni. I prezzi più alti si registrano sulle autostrade. In testa la l’A14 Bologna-Bari-Taranto, a Castel San Pietro Terme (Bologna), in modalità servito, ieri, la benzina ha raggiunto i 2,444, e il gasolio 2,531 euro. Ma gli aumenti sono a macchia di leopardo. Sull’autostrada A12 Genova-Sestri, la benzina servita ha raggiunto i 2,387 euro, mentre il gasolio 2,474 euro, mentre in Lombardia, sull’A21 Piacenza-Brescia, Cremona la benzina è a 2,449 euro, mentre il gasolio 2,499 euro. 
Insorgono i consumatori. Il Codacons Puglia parla senza mezzi termini di una «speculazione di fondo in atto già da tempo». E AssoUtenti rincara la dose: «Sulla formazione del prezzo della benzina ai distributori si annidano stranezze che, come per il gas, indicano la presenza di fenomeni speculativi che mantengono alti i listini alla pompa – spiega il presidente Furio Truzzi – Archiviato l’aumento delle accise scattato l’1 gennaio, nei giorni seguenti i prezzi di benzina e gasolio, al netto della componente fiscale, avrebbero dovuto seguire l’andamento del petrolio e scendere, ma al contrario sono saliti».

Le proteste

Il coordinatore regionale pugliese del Movimento 5 Stelle accusa il governo: «Il cortocircuito sui rincari a cui stiamo assistendo in questi giorni fa del governo una pericolosa scarica di corrente capace di mandare in tilt un intero sistema. Prima l’esecutivo toglie lo sconto sulle accise, e poi si stupisce se il prezzo del carburante aumenta. Poi, non soddisfatto della figuraccia, reagisce goffamente scaricando le responsabilità degli aumenti sui gestori e i benzinai mentre il ministero dell’Ambiente nel frattempo attribuisce i rincari al ritorno delle accise». E una presa di posizione forte arriva anche da Flixbus, azienda europea di trasporti tramite autobus, particolarmente attiva in Puglia per i viaggi verso il Nord: «Quanto sta accadendo relativamente al costo del carburante non può non essere affrontato con forza e decisione da parte del Governo. Chiediamo un intervento per ridurre le accise e contenere i prezzi della benzina. Le misure per una maggiore trasparenza dei costi non sono sufficienti», ha spiegato Andrea Incondi, managing director. «Il settore delle autolinee di media-lunga percorrenza a mercato fornisce il diritto alla mobilità a circa 15 milioni di cittadini ogni anno (dati pre-Covid). I passeggeri sono perlopiù di fasce deboli e studenti, residenti in centri abitati spesso non toccati da servizi ferroviari. Non vogliamo in alcun modo far pagare gli aumenti dei costi ai nostri passeggeri, ma nel caso le cose dovessero persistere in questo modo sarà necessario re-immaginare l’offerta al pubblico», aggiunge Incondi. E il rischio è proprio questo: che gli aumenti travolgano tutto, dai generi alimentari ai trasporti pubblici. 
 

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