Caro-energia, continua l'impennata: in Puglia agricoltura allo stremo

Caro-energia, continua l'impennata: in Puglia agricoltura allo stremo
di Alessio PIGNATELLI
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Martedì 12 Aprile 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 11:08

Una stalla su dieci rischia di chiudere, i costi di gas, luce e carburante sono alle stelle e tanti lavoratori del settore sono allo stremo. È uno dei settori più sconquassati dai rincari dell’energia: il grido d’allarme del mondo dell’agricoltura è univoco e ha una diretta conseguenza per gli utenti. La corsa dei prezzi dei prodotti ai consumatori è contestuale e il corto circuito rischia di proseguire nonostante alcune misure del governo. Le preoccupazioni arrivano dal comparto primario pugliese ma non solo. Basti pensare alle recenti parole del vicedirettore della Fao, Maurizio Martina: «Già prima del conflitto in Ucraina, col Covid e la crisi energetica, abbiamo avuto un aumento costante dei prezzi dei beni agricoli primari. Non possiamo escludere fenomeni speculativi attorno a questi beni».

Effetti inarrestabili

E questi effetti sembrano inarrestabili.

Cia Agricoltori Italiani col neopresidente regionale dell’organizzazione, Gennaro Sicolo, chiede di mettere un freno attraverso la riduzione decisa e, soprattutto, strutturale del sistema di accise sui carburanti, a partire dall’immediata eliminazione dell’Iva sulla parte delle accise per il gasolio. L’organizzazione, poi, suggerisce l’eliminazione definitiva e strutturale di tutti gli oneri di sistema delle addizionali sull’energia elettrica; l’introduzione di deroghe e percorsi di semplificazione sia sul fronte delle agro-energie, sia su quello del recupero del potenziale produttivo.

«Occorre sbloccare con urgenza le risorse del Pnrr riguardanti le misure agro-energetiche - spiega Sicolo - E serve includere gli agricoltori tra i beneficiari del credito d’imposta introdotto nel decreto sostegni-ter a favore delle imprese energivore». Gli impatti della crisi sull’agricoltura sono sia di natura diretta (collegati ai costi energetici e agli scambi commerciali con Ucraina e Russia), sia di tipo indiretto (prezzi, contrazione dell’offerta per l’approvvigionamento, incertezza finanziaria).

I numeri

Qualche esempio. Secondo Coldiretti, in Puglia una stalla su 10 è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività a causa degli alti costi di gestione degli allevamenti. Per fronteggiare la crisi, gli allevatori - denunciano i coltivatori - stanno vendendo i bovini da latte per ridurre i costi di gestione, con il numero di animali negli attuali 830 allevamenti sceso del 25% in 3 mesi. Tutto ciò è causato dall’effetto congiunto dell’aumento dei costi energetici e dei mangimi come mais e soia che stentano ad arrivare dall’estero. Il solo settore dei bovini da latte ha subito incrementi dei costi del 57%. Tra i rincari specifici, l’energia elettrica ha subito un +212,20% secondo la rete europea dei gestori dei sistemi di trasmissione, il gasolio agricolo un più 72%.

Coldiretti stima poi incrementi per l’urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%), il fosfato biammonico Dap raddoppiato (+100%) da 350 a 700 euro a tonnellata, mentre prodotti di estrazione come il perfosfato minerale registrano +65%. Non si sottraggono ai rincari anche i fertilizzanti a base di azoto, fosforo e potassio che subiscono anch’essi una forte impennata (+60%). Ma anche le aziende vitivinicole made in Italy si sono trovate a fronteggiare aumenti unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi: una bottiglia di vetro costa più del 30% in più rispetto allo scorso anno, mentre il prezzo dei tappi ha superato il 20% per quelli di sughero e addirittura il 40% per quelli di altri materiali. Per le gabbiette per i tappi degli spumanti gli aumenti sono nell’ordine del 20% ma per le etichette e per i cartoni di imballaggio si registrano rispettivamente rincari del 35% e del 45%, secondo l’analisi Coldiretti. Rincarato anche il trasporto su gomma del 25% al quale si aggiunge la preoccupante situazione dei costi di container e noli marittimi, con aumenti che vanno dal 400% al 1000%.

In generale, secondo il global index Freightos, importante indice nel mercato delle spedizioni, l’attuale quotazione di un container è pari a 9.700 dollari contro 1.400 dollari di un anno fa. Una fotografia spietata per un comparto in ginocchio che chiede l’introduzione di sostegni volti a remunerare le perdite delle imprese agricole in seguito all’incremento dei costi di produzione (misure fiscali, credito d’imposta, fondi ad hoc) e misure specifiche. Altrimenti, il rischio è di un default totale.

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