«Dietro il caro-bolletta troppe speculazioni: vanno fermate. Il futuro? Le rinnovabili non basteranno»: parla Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia

Davide Tabarelli
Davide Tabarelli
di Paola ANCORA
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Martedì 25 Gennaio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 14:06

Bollette pesanti come macigni sulle famiglie e sulle imprese? «Dovremmo far pagare il rincaro a chi ha impedito di trivellare nei nostri mari» provoca Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, una società il cui obiettivo è capire e anticipare le dinamiche di fondo dei mercati e dell’industria.


Presidente Tabarelli, in Puglia il caro energia rischia di bloccare la ripresa di 280mila imprese, circa il 70% del tessuto produttivo totale. L’impennata dei prezzi era stata ampiamente prevista: ritiene fosse davvero inevitabile arrivare a questo punto? 
«Ero a Castro al mare quando se ne è parlato per la prima volta, l’estate scorsa, mai avrei previsto un simile cataclisma. I prezzi dell’energia hanno raggiunto livelli inconcepibili e per il momento misurarci con questa catastrofe è inevitabile, forse un lieve calo delle bollette ci sarà in aprile. Certamente, però, non si possono alzare le mani davanti alla gente e dire che “è normale”, mentre tante aziende rischiano di chiudere e i lavoratori di perdere il posto. Bisogna innanzitutto prendere atto che i mercati, per come sono impostati ora, non funzionano più».


Quanto è concreto il rischio che siano anche le speculazioni a pesare su costo finale dell’energia?
«È concreto, indubbiamente. Sotto la voce “inevitabile”, quando si parla di caro energia, cova una colpevole evasione dalla responsabilità di controllare i mercati e di guidarli, quando è necessario. Servono indagini più forti, più profonde e servono strumenti che oggi la politica non ha, per bloccare i mercati e proporre prezzi e tariffe fissi dell’energia, realmente ancorati ai costi sostenuti».


Una picconata al liberismo e al libero mercato, la sua.
«Adam Smith, che era padre del liberismo, non ha mai negato che vi siano situazioni nelle quali i mercati vanno fuori controllo, sono irrazionali e preda degli speculatori. Noi ci troviamo esattamente in questa situazione. E le autorità hanno il dovere di indagare. Invece, ciò che è stato fatto fino a oggi è aumentare il debito, niente altro. Nessuna delle vicende internazionali citate nelle cronache giustifica un aumento del prezzo di cinque o sei volte, come sta avvenendo. E questo quadro è aggravato da un certo ecologismo facile, che ci ha trascinati ancor di più nel pantano».


Perché? Non ritiene che le rinnovabili siano una possibile soluzione al problema della transizione ecologica?
«È un bel sogno, ma non è una soluzione sufficiente perché sono energie disperse e intermittenti.

In Italia la produzione di energia elettrica da vento e sole pesa per il 16%. E queste energie funzionano solo se c’è il gas come riserva. Non basteranno alla transizione e sicuramente non saranno determinanti nei prossimi tre o quattro anni».


Nonostante siano ancora ferme al palo le riforme necessarie a nuove ricerche di gas nei nostri mari, il ministro Cingolani insiste sulla necessità di sbloccare le ricerche di gas per garantire all’Italia maggiore indipendenza energetica. Cosa ne pensa? 
«L’anno scorso abbiamo consumato 77 miliardi di metri cubi di gas e ne abbiamo prodotti tre. Abbiamo enormi riserve alle quali non possiamo attingere per l’ostilità di chi ha venduto l’idea che le rinnovabili potessero sostituire il gas o il petrolio. Questa è una bugia. Abbiamo bisogno della cosiddetta “densità energetica”. Quindi sì, dobbiamo tornare a cercare il gas».


Il Tap è una soluzione?
«Una grande soluzione. Bisognerà raddoppiarlo o triplicarlo perché nel Mar Caspio ci sono giacimenti ricchissimi. Oggi in Borsa il prezzo del gas è di 90 euro per megawatt, in bolletta siamo arrivati a pagare 135 euro per megawatt. Nella zona intorno al Mar Caspio il gas costa dai due ai cinque euro per megawatt. Questa differenza di costo dovrebbero pagarla quanti hanno sostenuto che trivellare non servisse».


Esiste un problema politico, tuttavia. I Paesi dai quali si estrae il gas hanno regimi tirannici con i quali le democrazie d’Occidente scendono a patti per convenienza. Il mercato, che vuole governare, vince sull’etica?
«Il mercato è uno dei fondamenti della nostra libertà e del nostro benessere, compreso quello ottenuto in queste decenni grazie all’energia fossile. Ciò non toglie che petrolio e gas siano certamente una dannazione per tanti Paesi al mondo. Se si vuole investire sulle rinnovabili, però, si inizi a pensare anche nelle centrali idroelettriche, indispensabili come “batterie di accumulo”. Una soluzione potrebbe venire dai finanziamenti del Pnrr. Il punto è che abbiamo bisogno di tutto: del gas e del petrolio nel mare di fronte Taranto e delle rinnovabili. Siamo un Paese moderno, ricco e dobbiamo essere capaci di stare in piedi».

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