Caro affitti, in Puglia aumenti dal 7 al 27%. Studenti mobilitati. E scoppia la polemica

La protesta davanti alla Sapienza
La protesta davanti alla Sapienza
di Paola ANCORA
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Giovedì 11 Maggio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 13:01

Caro affitti, la protesta degli studenti dilaga in tutta Italia e in Puglia, dove le ultime rilevazioni del motore di ricerca immobiliare.it segnalano aumenti dei prezzi variabili dal 7,25 al 27,4%. Una stangata che aggrava gli effetti dell’inflazione sui bilanci familiari e per disinnescare la quale, al momento, non è previsto nulla. Né nell’agenda del Governo – che ha anzi cancellato 330 milioni di fondi per gli aiuti agli affitti - né in quella degli Enti locali, Regioni e Comuni, nelle cui mani resta il potere di utilizzare la leva fiscale – modulando, per esempio, l’Imu – per indirizzare e governare il mercato delle locazioni. 

Le proteste e i dati

Le manifestazioni davanti alle Università italiane (Pavia, Perugia, Padova, Bologna, Roma, Milano e, domani, Bari) sono figlie anche di questo immobilismo e di una soluzione del problema – quella offerta dalla politica – declinata tutta al tempo futuro e traccheggiante sul presente. “Realizzeremo, faremo”: il riferimento è, per esempio, ai 400 milioni previsti nella legge di Bilancio e al miliardo di euro che il Pnrr destina proprio alla realizzazione di residenze universitarie per avere, da qui al 2026, 70mila posti letto in più. E oggi? Oggi c’è chi si trova, dalla Puglia, a pagare oltre 1.000 euro per l’affitto di una stanza a Milano in un appartamento diviso con altri due studenti. Oppure chi una casa non riesce a trovarla affatto perché i proprietari degli immobili preferiscono “lucrare” sui turisti con i cosiddetti affitti brevi, anziché impegnarsi con contratti – quando ci sono – di più lungo termine. Non a caso gli studenti hanno incassato subito l’appoggio di Cgil, Cisl e Uil e del Sunia, il Sindacato degli inquilini, che hanno stimato in 750mila i fuori sede a livello nazionale, cioè coloro che studiano a più di 100 chilometri di distanza dalla città di residenza, e in 39mila i posti letto disponibili nelle strutture di accoglienza pubbliche.

Ne riesce a usufruire appena il 5,2% degli aventi diritto, sempre su scala nazionale.

La polemica politica

Il problema del caro affitti, insomma, nasconde un sottobosco vasto di disagi e nodi da sciogliere e accende lo scontro politico. Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, intervistato ieri da Sky, ha ammesso che «il problema del caro affitti è grave» ma ha voluto sottolineare che «tocca le città governate dal centrosinistra, dove non sono state attivate politiche a favore dei giovani e degli studenti per offrire loro un panorama abitativo decoroso». Irritata la collega di Governo, Annamaria Bernini, titolare della delega all’Università e contraria a montare una contrapposizione con i sindaci: «La strada da percorrere per risolvere il problema deve essere condivisa. Abbiamo chiesto anche al Demanio, alle Regioni e ai Comuni di mettere a disposizione per gli studenti degli immobili dismessi». I primi cittadini hanno bollato le parole di Valditara come «una vergogna» e «uno scaricabarile penoso».
Dalla Puglia, si è levata la voce della vicepresidente nazionale del Pd e presidente del Consiglio regionale Loredana Capone: «Bene fanno gli studenti a protestare e noi dovremmo essere in quelle tende con loro. Gli affitti - ha aggiunto - sono ormai davvero insostenibili e non solo per gli studenti fuori sede ma anche per le famiglie a basso reddito, per le giovani coppie, per gli anziani soli, per le famiglie con un solo genitore o un solo reddito». Poi i numeri: «Se una persona guadagna in media 1600 euro al mese (questo è lo stipendio medio di un lavoratore in Italia), e di affitto deve pagarne in media 500, che a Roma diventano 1400 e a Milano 1300 (dati Uil 2022, ndr) cui si aggiungono i costi delle bollette anch’essi lievitati alle stelle, come fa a vivere?» ha chiesto Capone. «Sono queste le risposte che deve dare la politica mettendo in campo una strategia che evidentemente deve rinnovarsi nel merito e nel metodo. Abbiamo una grande occasione per invertire la rotta: si chiama Pnrr. E quindi adesso è tutto nelle mani del Governo nazionale – ha proseguito la numero due di Elly Schlein - e purtroppo le premesse non sono delle migliori. Tra il pasticcio sugli asili nido, i Fondi di sviluppo e coesione che non si capisce che fine abbiano fatto se da 80miliardi della relazione Carfagna siamo passati prima a 44 e ora addirittura a 27, la Riforma sull’Autonomia differenziata, e l’eliminazione del reddito di cittadinanza e del fondo nazionale affitti: non si può certo biasimare chi si dice pronto a cacciare le unghie per difendere il proprio territorio. Ed è quello che siamo pronti a fare anche noi».
Per il parlamentare dem, Enzo Amendola, è necessario che, a partire dal Pnrr, «il Governo faccia meno chiacchiere e dia risposte sul precariato dilagante. Servono nuovi alloggi universitari». Su questo fronte, anche gli Atenei della Puglia si stanno mobilitando, ben consapevoli delle difficoltà della popolazione studentesca. L’Università del Salento, per esempio, vorrebbe trasformare, riqualificandolo, il Perlangeli. Rimesso a nuovo, potrebbe ospitare circa 200 studenti per altrettanti posti letto: il rettore Fabio Pollice ha già candidato il progetto perché possa essere finanziato con i fondi Pnrr. Non solo. Sempre Unisalento, con Adisu, ha proposto anche la costruzione di due case dello studente al servizio del polo extra urbano dell’Ateneo per altri 200 posti. Più di qualcosa, insomma, bolle in pentola. Si vedrà se sarà sufficiente a placare la protesta.

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