Carburante, aumenti record e la Finanza indaga sui rincari

Carburante, aumenti record e la Finanza indaga sui rincari
di Rita DE BERNART
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Lunedì 9 Gennaio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 04:39

La Puglia si rimette in moto. Trascorse le festività natalizie oggi i pugliesi fanno i conti con la sgradita sorpresa dei 18 centesimi a litro in più per l’acquisto di carburante. Il lunedì “più lunedì dell’anno”, come è stato definito da molti utenti social, parte dunque con l’incubo colonnina e con la caccia al prezzo più conveniente. Si torna a scuola e all’università, riaprono molti uffici pubblici e aziende private: dopo tre settimane di ferie e vacanze natalizie, prolungate proprio grazie al ponte dell’Epifania, rimettersi in strada costerà dai 18 centesimi in più di base fino ai venti-venticinque in autostrada, rispetto alle tariffe degli ultimi mesi del 2022, quando il Governo Draghi aveva approvato un taglio delle accise per far fronte alla crisi economica. In media da oggi il prezzo della benzina oscillerà tra 1,80 a 2 euro, mentre quello del gasolio tra 1,95 a 2,10. Si è tornati di fatto alle preoccupazioni che avevano segnato il 2022, partito proprio con una pericolosa escalation delle tariffe dei carburanti, causata della guerra in Ucraina, dalle sanzioni imposte alla Russia e dalle speculazioni, e che aveva fatto lievitare il prezzo finale della benzina oltre i 2 euro a litro, raggiungendo picchi fino a 2,50 euro. 
E intanto, sebbene si tratti di rincari solo apparenti, interviene la Guardia di Finanza, che in settimana - su richiesta del Governo - redigerà un report puntuale dei prezzi per avere tutto sotto controllo e scongiurare il rischio di speculazioni da parte dei gestori. E a Roma scende in campo anche la Procura, che ha aperto un fascicolo d’inchiesta al momento senza ipotesi di reato.

Perché i prezzi sono aumentati?

E se il 31 dicembre è stato l’ultimo giorno disponibile per usufruire dello sconto di 18 centesimi sulle accise dei carburanti, i rincari sono in ogni caso “contenuti”, si fa per dire, grazie al calo delle quotazioni del petrolio nell’ultima parte del 2022, in ragione della crisi in Cina dove la recrudescenza dei contagi covid ha rallentato l’economia e la domanda di materie prime.

Se la crisi dovesse continuare, la discesa delle quotazioni a livello internazionale potrebbe così compensare questo aumento. Ma il passo indietro sul taglio delle accise e l’eliminazione dello sconto intanto ha innescato la polemica sulla tassazione dei carburanti che in Italia è la più alta d’Europa, ci fa compagnia solo la Norvegia: sono 19 le voci che figurano nell’elenco delle somme che i cittadini pagano allo stato ogni volta che acquistano un litro di carburante, alcune datate 87 anni come quella sulla guerra in Etiopia, risalente al 1935. Ad oggi si è tornati agli 0,728 centesimi a cui va aggiunta anche l’iva al 22%, per una cifra che in totale, sommando l’iva sul prezzo industriale, arriva a più di un euro, ovvero il 60% del prezzo finale. E’ qui che dovrebbe giocarsi la battaglia dunque, per le associazioni di categoria dei distributori e le associazioni dei consumatori secondo cui i rincari incideranno negativamente sull’inflazione che salirà ancora per effetto dell’incremento dei costi per il trasporto merci. 

Il commento

«Basta confrontare i prezzi tra fine novembre ed oggi – commenta Paolo Castellana, presidente Figisc Puglia- per rendersi conto che non c’è una speculazione in corso; ciò che sta accadendo con quello che viene recepito come un nuovo rincaro è in realtà un ritorno alla situazione precedente, non c’è un differenziale significativo sul prezzo industriale del carburante. Il Governo ha però deciso di eliminare lo sconto di 18 centesimi sulle accise dovute per i carburanti; l’intenzione è quella di destinare più fondi alla crisi energetica; è chiaramente una coperta molto corta. Lo Stato potrebbe pensare di eliminare alcune delle vecchie accise ma di fatto si tratta di entrate messe a bilancio di cui non può a fare a meno, è una cosa complessa. I prezzi alle colonnine non dovrebbero per ora arrivare oltre l’euro e 90; qualche picco invece si registrerà nelle autostrade dove la società di gestione richiede anche le royalties sul prezzo del carburante, e anche nelle isole dove il prezzo maggiorato è giustificato, secondo le società petrolifere, dal maggiore prezzo per il trasporto. Anche in questo caso l’unica soluzione può arrivare dallo Stato».
 

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