Anche la Puglia tra le 11 regioni a rischio elevato di trasmissione fuori controllo del virus

Anche la Puglia tra le 11 regioni a rischio elevato di trasmissione fuori controllo del virus
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Sabato 31 Ottobre 2020, 09:11 - Ultimo aggiornamento: 14:48

C'è anche la Puglia tra le 11 regioni classificate a rischio elevato di una trasmissione non controllata di Covid-19: è quanto emerge dall'ultimo report dell'Istituto Superiore di Sanità e del Ministero della Salute. Elevato anche l'indice Rt, che calcola il livello di contagiosità: rispetto al limite di 1, la Puglia ha un valore di 1,65. Quattro regioni sono già nello scenario 4: Calabria, Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte, e ad esse si aggiunge anche la provincia di Bolzano. Tra le regioni ad alto rischio, oltre alla Puglia, l'Abruzzo, la Basilicata, la Calabria, la Liguria, la Lombardia, il Piemonte, la Sicilia, la Toscana, la Valle d'Aosta e il Veneto.
Si è, insomma, alle porte dello scenario 4, alle porte di un possibile lockdown. Il governo ha una manciata di giorni per decidere se e come chiudere il Paese.

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Con un rischio che, anche nella maggioranza, si insinua in queste ore: che sia già troppo tardi. Il premier Giuseppe Conte resta fermo sulla sua linea di attendere, prima di ogni decisione, la verifica degli eventuali effetti del Dpcm. Ma, intanto, il virus corre e torna a scatenare le fughe in avanti delle Regioni. Il ministro per gli Affari Ue Enzo Amendola, lo ha fatto chiaramente intendere: «Faremo di tutto per escludere un lockdown nazionale, ma se sarà necessario ci assumeremo l'onere della scelta, così come abbiamo fatto a marzo».

È, in fondo, anche il ragionamento che sta facendo in queste ore Conte. Prima di andare in Aula mercoledì il premier non metterà in campo, salvo cambi di strategia dell'ultim'ora, alcun Dpcm. La probabilità che si vada verso nuove chiusure sale parallelamente all'inarcarsi della curva pandemica. L'idea resterebbe comunque quella di un lockdown light. Anche perché la chiusura totale pone un problema di non poco conto al governo: quello di mettere in campo nuovi miliardi di aiuti. A quel punto un nuovo scostamento di bilancio si renderebbe necessario e il governo dovrebbe riscrivere sia la Nadef che il Documento di Programmazione e Bilancio.
«Per scongiurare un lockdown generale servono interventi mirati subito», ha affermato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe. «Già il sistema ospedaliero sta cominciando ad andare in sofferenza - ha spiegato -, questo vuol dire che vengono rinviati interventi per altre patologie e anche per questo poi vediamo un aumento della mortalità.

Quando il sistema sanitario va in tilt è evidente che poi c'è un punto di non ritorno. Questo però viene valutato con una tempestività inadeguata perché il virus corre con un paio di settimane di vantaggio. Se noi vogliamo prevenire dei numeri tra due settimane dobbiamo intervenire oggi. Occorrerebbero chiusure locali. Già dai primi di settembre sosteniamo che bisogna agire con chiusure localizzate anche drastiche a livello di singoli comuni e province. Quando la responsabilità si passa a un livello più alto, regioni e governo, è evidente che le chiusure poi interessino tutti. C'è ancora tempo per evitare il lockdown generalizzato, però se aspettiamo di avere 40mila contagi al giorno, arriveremo a 500 morti al giorno».

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L'incremento giornaliero dei contagi da Sars-Cov2, tra l'altro, sta provocando un aumento esponenziale della pressione sul sistema dell'emergenza territoriale 118 e dei reparti di medicina d'urgenza degli ospedali. L'allarme arriva dal Società Italiana Sistema 118 così come dai medici ospedalieri che in questi giorni stanno registrando un carico di lavoro - spiegano - decisamente maggiore rispetto alla primavera scorsa. «Siamo soverchiati in tutte le regioni dalla crescita della percentuale dei pazienti», racconta il presidente nazionale della Sis 118 Mario Balzanelli «rispetto alla prima fase dell'epidemia c'è un elemento nuovo, si è innalzato vertiginosamente il numero dei contagiati con sintomi. Sia con insufficienza respiratoria acuta di gravità intermedia, che con polmoniti interstiziali e saturazione bassissima. Proprio questo manda in crisi i reparti di terapia sub-intensiva e di medicina d'urgenza ospedaliera. E bisogna pensare che siamo solo all'inizio della stagione invernale: abbiamo un disperato bisogno che la prima linea di intervento venga rafforzata subito».
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