Le città hanno pensato di adeguarsi a un concetto di mobilità sostenibile, i monopattini hanno iniziato a svettare, le ciclabili a moltiplicarsi. Ieri, però, il grande giorno dei bonus per quanti avevano investito (proprio nella certezza di poter ottenere un rimborso) su mezzi ecologici, il sistema è andato in tilt.
Non è stato possibile per moltissimi accedere alla piattaforma lanciata in rete dal ministero dell'Ambiente per ottenere il 60 per cento (per un massimo di 500 euro) di quanto speso per bici e simili. Il sito era sovraccarico già alle 9 del mattino, orario d'avvio del click day. Si è aggiunto al caos il mancato funzionamento del sistema di identità digitale (Spid) di poste italiane e degli altri fornitori. In pochi, insomma, hanno potuto completare le procedure. Su twitter e sugli altri social si sono scatenate le proteste. Lamentele, racconti di avventure durate una giornata intera. Di attese lunghe 500mila utenti, per poi non riuscire nei 20 minuti concessi, a inserire i propri dati e giungere a un esito positivo. A generare l'affollamento web è stata la notizia, ribadita alla vigilia del 3 novembre, secondo cui i fondi per 215 milioni stanziati dal governo sarebbero stati assegnati mediante un criterio cronologico nell'ordine di invio e non sulla base della data di emissione della fattura o dello scontrino. C'è chi ha raccontato di essersi collegato alle 9 in punto, ieri, e di aver dovuto attendere due ore per poi ritornare in coda, ritrovando davanti a sé 600mila persone.
Il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, in serata, non ha nascosto la delusione per quanto accaduto. Ha fatto sapere di aver telefonato infuriato agli amministratori delegati di Sogei, la società del ministero dell'Economia che gestisce il sito web per l'erogazione del bonus mobilità e di Poste, chiedendo loro di seguire in prima persona tutta la vicenda.
L'opposizione ha stigmatizzato quando accaduto, definendolo «un delirio». «Sono un uomo dello Stato ha spiegato Costa - potrei sembrare furioso ma mantengo un aplomb istituzionale». Il sistema non ha tenuto come i tecnici mi avevano rappresentato precedentemente. Non gradisco il click day ma lascio fare a ciascuno il suo mestiere anche se, a questo punto, mi prendo la responsabilità dell'inciampo».
I tecnici si aspettavano 10 o 20 click al secondo, ce ne sono state 50. In molti dovranno aspettare ancora. E non è certo una questione di abilità alla tastiera. Ma di un complesso meccanismo digitale andato in crash.