Bonaccini, le ricette del dem pragmatico per rilanciare il partito

Bonaccini, le ricette del dem pragmatico per rilanciare il partito
di Alessandra LUPO
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Lunedì 16 Gennaio 2023, 23:45

Nella contesa tra i due sfidanti, dove a decidere il prossimo leader del Pd saranno le primarie con una specie di ballottaggio secco, Stefano Bonaccini è guardato come l'uomo d'esperienza e nel suo programma per la guida del partito (e per l'Italia) parla di lavoro, di classe dirigente e di esperienza di governo.
Il lavoro
Bonaccini invoca un «partito laburista che promuove il lavoro, combatte la precarietà e investe in formazione». Sempre in termini di lavoro, si dice convinto che vada sostenuta l'occupazione di qualità e «le imprese serie che creano investimenti».
La manovra
Ma al di là del core delle due mozioni congressuali Pd su alcuni temi i programmi e il giudizio sono sovrapponibili, come la bocciatura della legge di bilancio: «Il governo si presenta come destra sociale, ma non hanno una visione equa della sanità e della scuole, hanno raccolto il disagio sociale ma sono contrari a un salario minimo, dignitoso per chi lavora».
Autonomia differenziata
Il tema è particolarmente caldo per Bonaccini, che da governatore dell'Emilia Romagna sconta il peccato originale di rappresentare una delle ragioni che ne hanno fatto richiesta. Ma l'autonomia di Bonaccini non coincide con quella tratteggiata dal ministro Calderoli (e nemmeno voluta dai colleghi di Veneto e Lombardia). L'ultimo chiarimento ieri a Napoli: «Io convertito sul regionalismo differenziato? La proposta che oggi unitariamente offre il Pd somiglia molto alla mia idea: occorre non solo fissare prima i livelli essenziali delle prestazioni, ma una legge quadro che guardi tutti alla stessa maniera».
Il Mezzogiorno
Che Bonaccini punti sul Mezzogiorno «motore da cui far ripartire il Paese», lo dimostra non solo l'abiura sull'autonomia ma anche il suo ticket con Pina Picierno e l'asse con la Campania (il coordinatore della mozione a Sud è il figlio del governatore Vincenzo De Luca) nonché quello con la Puglia, siglato con il presidente dei sindaci italiani Antonio Decaro e poi con il presidente Michele Emiliano.
Ambiente ed energia
L'approccio di Bonaccini al discorso energetico è ibrido: da una parte lo scorso novembre il presidente dell Emilia-Romagna firmò il decreto per il primo rigassificatore galleggiante davanti a Ravenna attirandosi le critiche degli ambientalisti. Dall'altra, la sua giunta nei giorni scorsi ha approvato un piano finanziario a favore delle comunità energetiche e per l'energia sostenibile.
Ex Ilva
Sul dossier industriale più delicato del paese, Bonaccini condivide con Schlein l'idea che cambi la governance dell'azienda ma poi insiste sullo scudo penale: «Le misure fuori dal perimetro ordinamentale, come lo scudo penale ai conduttori, non sono di certo le risposte che servono al Paese e che ci rendono credibili in Europa». Ha detto Bonaccini invocando «un piano nazionale dell'acciaio, un accordo di programma per Taranto».
Alleanze
All'aperturismo di Schlein, Bonaccini oppone una previsione più cauta, basata su alleanze che mettano in comune un programma condiviso, ma mai in una condizione di subalternità: l'obiettivo dichiarato del presidente dell'Emiliano-Romangna è non regalare al Movimento 5 Stelle la rappresentanza della sinistra e al terzo polo quella dei moderati. Conte soffia sui problemi senza offrire soluzioni ha detto in più di un'intervista.
Il partito
Bonaccini disegna un Pd popolare, «che abbia un linguaggio comprensibile a chi ha due lauree come a chi non ha potuto studiare e soprattutto un Pd che abbia un nuovo gruppo dirigente». Porte aperte anche a Bersani e D'Alema per riportare il partito all'antico splendore. Ma anche l'accordo con il capodelegazione dem in Europa Brando Benifei che svecchia la squadra.
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