Il segretario nazionale Uil Bombardieri: «Sull'ex Ilva c'è bisogno di chiarezza»

Pierpaolo Bombardieri
Pierpaolo Bombardieri
di Pierpaolo SPADA
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Mercoledì 27 Luglio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:18

Atteso domani a Bari per il Congresso di Uil Puglia, il segretario nazionale Pierpaolo Bombardieri svela le richieste che oggi avanzerà davanti al premier Mario Draghi. A partire da aumento netto in busta paga e rivalutazione delle pensioni già a settembre. Nelle sue parole, lo sguardo al contesto politico e i timori per “futuro”.
Segretario Bombardieri, oggi sarete ospiti di Draghi. Cosa ancora chiederete? 
«Un intervento per recuperare l’inflazione e il costo dell’energia attraverso un intervento che aumenti il netto in busta paga. Noi chiediamo anche un intervento per defiscalizzare gli aumenti contrattuali: ci sono 7 milioni di lavoratori che hanno il contratto scaduto. Chiediamo un intervento sul cuneo fiscale per aumentare il netto in busta paga. E, soprattutto, chiediamo che la rivalutazione delle pensioni, prevista dalla Corte costituzionale a gennaio, sia anticipata a settembre». 
Condivide almeno in parte le ragioni che avrebbero condotto anche le forze politiche di maggioranza a non votare la fiducia al governo Draghi?
«Noi abbiamo detto che una crisi, in questo momento, non serviva al Paese, perché ci sono una serie di scadenze e interventi da fare immediatamente per lavoratori e pensionati, che non possono aspettare gennaio gli interventi previsti dalla manovra. Avevamo intrapreso un percorso con il governo, ritenevamo opportuno chiuderlo». 
Alla direttiva europea sul salario minimo avete dato il benvenuto, ora vi batterete per farla attuare?
«Sì. Noi abbiamo da sempre sostenuto quella direttiva, che fra l’altro abbiamo rivendicato a livello europeo. In quella direttiva c’è scritto che l’obiettivo è quello dei contratti nazionali, che ovviamente danno più garanzia del salario minimo. Ecco perché noi proponiamo - e il governo aveva accettato la nostra proposta -, che il salario minimo coincida con i minimi contrattuali dei contratti maggiormente rappresentativi. Sarebbe molto semplice, perché noi abbiamo dei livelli tabellari identificati, molto chiari e in tanti casi superiori ai 9 euro». 
L’applicazione del Reddito di cittadinanza andrebbe ulteriormente ristretta? Gli imprenditori continuano a ritenere il Rdc la fonte della carenza di manodopera. 
«Noi pensiamo che il Reddito di cittadinanza sia stato e sia oggi lo strumento per rispondere all’emergenza di tante persone che si trovano in grave disagio sociale. Vorrei ricordare che i due terzi degli avanti diritto al Rdc sono inabili al lavoro. Cosa diversa sono le politiche attive del lavoro: noi avevamo detto che il Rdc non sarebbe stato utile per incrociare le politiche attive del lavoro. Purtroppo, i fatti ci hanno dato ragione. Però, vogliamo sostenere con molta determinazione che il motivo per il quale i ragazzi non vanno a lavorare è che spesso ricevono proposte vergognose. Sono vere e proprie proposte di sfruttamento. E fa bene chi le rifiuta». 
E le causali imposte dal Decreto Dignità ai contratti a tempo determinato dovrebbero essere rimosse? 
«Noi siamo dell’avviso che sia opportuno utilizzare il modello spagnolo, ovvero contratti a tempo determinato applicabili solo per esigenze di lavoratrici e lavoratori o picchi produttivi. Quindi, una flessibilità contrattata, non selvaggia come quella che registriamo oggi attraverso stage gratuiti o sottopagati e precariato imperante».
Se non con nuove concessioni per sfruttare i giacimenti fossili e investimenti sugli impianti a gas, come si riduce la carenza energetica dando impulso anche all’occupazione? 
«Noi siamo per accelerare la transizione energetica, non per rallentarla. È chiaro che la guerra in Russia vuole nuovi equilibri geopolitici. Però, noi riteniamo che sia necessario sburocratizzare tutti i permessi che danno possibilità a tante aziende che si occupano di fotovoltaico di costruire gli impianti, utilizzare il gas per l a transizione e accelerare la transizione stessa».
Il rilancio dell’ex Ilva resta un’incompiuta? 
«Mi pare che il governo non abbia ancora scelto quale strada seguire. È saltato l’ultimo incontro. Noi continuiamo a dire che bisogna determinare scelte di politiche industriali e asset strategici per il futuro di questo Paese. La produzione di acciaio per l’Italia è un asset strategico». 
Il Fondo monetario internazionali stima al rialzo la crescita del Pil italiano nel 2022, ma per il 2023 parla di recessione. Che autunno ci aspetta? 
«Un autunno complicato. Io temo che i danni siano visibili molto prima. Ecco perché continuiamo a chiedere al governo di intervenire subito. Già dopo l’estate noi registreremo un’ulteriore crisi sia per l’aumento del costo dell’energia, sia per i disagi di cui sono vittime i lavoratori dipendenti sui quali si è abbattuta l’inflazione. Ecco perché chiediamo al governo e a tutte le forze politiche del Parlamento un atto di responsabilità di fronte a queste priorità» 
E continueremo ad assistere ad altri incidenti e morti sul lavoro? Cosa state facendo per fermare questa tragedia? 
«È una guerra civile e non è finita.

Noi abbiamo condiviso con il governo misure importanti. L’aumento di ispettori e ispezioni. Bisogna fare qualcosa di più: noi abbiamo proposto che le aziende che hanno violato le norme sulla sicurezza non siano in grado di partecipare ai bandi pubblici. Niente soldi pubblici alle aziende che violano le norme di questo Paese».

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