Furbetti del vaccino? A Bari ci sono i primi 53 indagati. Si tratta di cittadini che, secondo le accuse, avrebbero ottenuto la somministrazione del vaccino anti-Covid senza averne diritto, dunque saltando la fila. Per alcuni potrebbe scattare anche l’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato, mentre la Procura del capoluogo pugliese, attualmente, indaga per false dichiarazioni sulle qualità personali, truffa, inosservanza dei provvedimenti dell'autorità, falso ideologico e falso in documenti informatici.
Il primo atto formale dell'inchiesta
I primi avvisi di garanzia sono già partiti all'indirizzo di 20 persone, residenti per lo più fra Bari e Altamura. Dovranno essere interrogate nell'ambito dell'inchiesta dei pm Baldo Pisani, Alessio Coccioli e del vicario Roberto Rossi. E fra loro c'è anche il sindaco di Noicattaro, Raimondo Innamorato e alcuni noti imprenditori baresi, per aver usufruito della vaccinazione anti Covid, sebbene fuori dalle fasce d'età o dalle liste di soggetti fragili autorizzate. «Ho appreso di essere coinvolto nell’indagine sui "vaccinati fuori lista".
Come si ricorderà, le prime segnalazioni ai carabinieri del Nas sono arrivate lo scorso febbraio: dopo le denunce, la Regione ha incaricato il Nirs, il nucleo ispettivo dedicato e presieduto dall'avvocato Antonio La Scala, di verificare a tappeto gli elenchi dei vaccinati nelle varie Asl pugliesi. Una ispezione, questa, di tipo amministrativo ma che è andata avanti parallelamente all'inchiesta penale, con acquisizione di elenchi, incroci delle banche dati, controlli nelle imprese e negli ospedali fino a oggi, con l'invio degli avvisi di garanzia, primo atto formale di una indagine che scuote la Puglia, non solo la provincia di Bari. Numerose, infatti, sono state le denunce e le segnalazioni anche nella provincia di Lecce, in quella di Brindisi, con un elenco di casi sospetti molto corposo.
I casi sospetti
La lente della magistratura si è allungata, in particolare, su studi medici e dipendenti amministrativi di aziende che offrono servizi e forniture negli ospedali. Secondo la Procura barese, avrebbero dichiarato il falso nei documenti consegnati agli hub e alle Asl per ottenere i vaccini, ma lo avrebbero fatto con la complicità dei vaccinatori. Dunque, con ogni probabilità, sarà esaminata anche la posizione di medici e infermieri dislocati nei vari centri vaccinali di Puglia: al momento nessuno di loro è indagato.
Il reato di truffa si sarebbe consumato - secondo i magistrati inquirenti - quando alcune persone sarebbero state avvisate prima di altre, aventi diritto, per usufruire delle dosi avanzate. Così, chi attendeva la propria dose perché inserito nelle liste prioritarie previste dal Piano di vaccinazione nazionale, si sarebbe visto sorpassare da altri, con duplice danno per fragili e anziani e per il Servizio sanitario nazionale.