Furbetti del vaccino, 53 indagati: sono accusati di truffa. Fra loro anche un sindaco e alcuni imprenditori

Furbetti del vaccino, 53 indagati: sono accusati di truffa. Fra loro anche un sindaco e alcuni imprenditori
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Mercoledì 28 Aprile 2021, 10:28 - Ultimo aggiornamento: 29 Aprile, 13:13

Furbetti del vaccino? A Bari ci sono i primi 53 indagati. Si tratta di cittadini che, secondo le accuse, avrebbero ottenuto la somministrazione del vaccino anti-Covid senza averne diritto, dunque saltando la fila. Per alcuni potrebbe scattare anche l’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato, mentre la Procura del capoluogo pugliese, attualmente, indaga per false dichiarazioni sulle qualità personali, truffa, inosservanza dei provvedimenti dell'autorità, falso ideologico e falso in documenti informatici.

Il primo atto formale dell'inchiesta

I primi avvisi di garanzia sono già partiti all'indirizzo di 20 persone, residenti per lo più fra Bari e Altamura. Dovranno essere interrogate nell'ambito dell'inchiesta dei pm Baldo Pisani, Alessio Coccioli e del vicario Roberto Rossi. E fra loro c'è anche il sindaco di Noicattaro, Raimondo Innamorato e alcuni noti imprenditori baresi, per aver usufruito della vaccinazione anti Covid, sebbene fuori dalle fasce d'età  o dalle liste di soggetti fragili autorizzate. «Ho appreso di essere coinvolto nell’indagine sui "vaccinati fuori lista".

Il 30 aprile - ha scritto il sindaco Innamorato - sarò ascoltato per chiarire formalmente la mia posizione, già ampiamente rappresentata pubblicamente nei mesi scorsi. Avevo personalmente auspicato di avere la possibilità di chiarire il prima possibile la mia assoluta buona fede e serenità d’animo in questa vicenda. Fare chiarezza servirà a mettere la parola fine a questa vicenda e a ribadire la mia estraneità alle accuse che mi sono state rivolte in questi mesi». Innamorato è stato vaccinato il 6 gennaio. «Era il giorno dell’Epifania ed erano venute meno delle persone in lista - aveva spiegato il sindaco - . Non ho ricevuto alcun privilegio per il mio ruolo. C'era una dose di vaccino avanzata che sarebbe andata buttata e la Asl ha proposto a me di farla».

Come si ricorderà, le prime segnalazioni ai carabinieri del Nas sono arrivate lo scorso febbraio: dopo le denunce, la Regione ha incaricato il Nirs, il nucleo ispettivo dedicato e presieduto dall'avvocato Antonio La Scala, di verificare a tappeto gli elenchi dei vaccinati nelle varie Asl pugliesi. Una ispezione, questa, di tipo amministrativo ma che è andata avanti parallelamente all'inchiesta penale, con acquisizione di elenchi, incroci delle banche dati, controlli nelle imprese e negli ospedali fino a oggi, con l'invio degli avvisi di garanzia, primo atto formale di una indagine che scuote la Puglia, non solo la provincia di Bari. Numerose, infatti, sono state le denunce e le segnalazioni anche nella provincia di Lecce, in quella di Brindisi, con un elenco di casi sospetti molto corposo.

I casi sospetti

La lente della magistratura si è allungata, in particolare, su studi medici e dipendenti amministrativi di aziende che offrono servizi e forniture negli ospedali. Secondo la Procura barese, avrebbero dichiarato il falso nei documenti consegnati agli hub e alle Asl per ottenere i vaccini, ma lo avrebbero fatto con la complicità dei vaccinatori. Dunque, con ogni probabilità, sarà esaminata anche la posizione di medici e infermieri dislocati nei vari centri vaccinali di Puglia: al momento nessuno di loro è indagato.

Il reato di truffa si sarebbe consumato - secondo i magistrati inquirenti - quando alcune persone sarebbero state avvisate prima di altre, aventi diritto, per usufruire delle dosi avanzate. Così, chi attendeva la propria dose perché inserito nelle liste prioritarie previste dal Piano di vaccinazione nazionale, si sarebbe visto sorpassare da altri, con duplice danno per fragili e anziani e per il Servizio sanitario nazionale.

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