Bancarotte pilotate e truffe ai danni di imprenditori: cinque arresti

Bancarotte pilotate e truffe ai danni di imprenditori: cinque arresti
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Mercoledì 6 Aprile 2022, 12:03 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 17:23

Un ex commercialista romano, che si faceva chiamare «imperatore», è ritenuto l'artefice di un complesso sistema illecito che attraverso bancarotte pilotate, truffe ai danni di imprenditori, frodi fiscali e altri reati, sembrerebbe finalizzato a condurre al dissesto un cospicuo numero di aziende, accumulando debiti stimati complessivamente per quasi 50 milioni di euro a discapito di fornitori e dipendenti delle aziende nonché dell'erario. È quanto emerge da un indagine dei carabinieri del Ros coordinati dalla procura di Perugia. Acquisizioni di società anche in Puglia.

Chiedeva soldi ad anziani e indigenti in cambio di pratiche fantasma

L'operazione dei Ros

L'uomo e un consulente finanziario di origini calabresi ma da tempo residente nel perugino sono finiti in carcere in quanto ritenuti «figure apicali» del gruppo mentre tre indagati, operanti soprattutto a Roma, sono stati messi ai domiciliari.

Secondo quanto emerso dalle indagini - si legge in un comunicato della procura di Perugia -, il presunto meccanismo illecito, più volte ripetuto, sarebbe consistito in particolare nell'acquisizione di società sul mercato in Umbria, Toscana, Lazio, Lombardia, Puglia, Trentino Alto Adige e Campania, operanti in settori quali pubblicità, edilizia, turismo, sanità, assistenza agli anziani, gestione di asili, informatica e commercio; nell'intestazione fittizia a prestanome delle aziende acquistate; nel trasferimento degli asset più redditizi ed in attivo spesso comprendenti anche importanti commesse pubbliche (dell'Università degli Studi di Roma La Sapienza, del Comune di Ravenna e della Provincia di Bolzano) ad altre società riconducibili all'organizzazione. Gli indagati - in base alla ricostruzione accusatoria - sarebbero così riusciti da un lato a svuotare di ogni disponibilità le società acquisite, privandole di ogni risorsa patrimoniale aggredibile, sopprimerne la documentazione contabile e poi destinarle al fallimento, rendendo così vane le pretese di creditori ed Erario, dall'altro a proseguire la gestione delle attività redditizie distratte, dirottando gli «ingenti ricavi» in ulteriori società, anch'esse intestate a prestanome o, attraverso altri canali, fatti arrivare direttamente ai presunti sodali.

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