Balneari, parla il presidente del Tar Lecce: «La decisione della Corte di giustizia europea sarà il verbo»

Antonio Pasca
Antonio Pasca
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Sabato 4 Marzo 2023, 05:00

«La decisione della Corte di giustizia dell’Unione europea, sarà il verbo». In grado di mettere ordine, secondo il presidente del Tar di Lecce, Antonio Pasca, colui il quale la questione l’ha sollevata, nel fitto e intricato dibattito giuridico, normativo (e politico) che si è generato. Dal giorno in cui, nel maggio 2022, la Corte è stata interpellata, è trascorso quasi un anno. Ed è stata varata una legge. 

Presidente Pasca, ritiene che i nove quesiti che lei ha proposto siano ancora tutti perfettamente validi, o che alcuni di essi siano stati superati?
«No, non sono superati.

Innanzitutto una premessa: il dialogo tra le Corti, il rapporto di leale collaborazione tra giudice nazionale e giudice dell’Unione europea, ma anche tra giudici di diverse nazioni, o tra giudici nazionali, è estremamente importante. Con riferimento all’Unione europea, il dialogo è un passaggio importantissimo del processo di integrazione europea. Si perfeziona attraverso di esso un processo di integrazione degli ordinamenti. Detto questo, dal giudizio sull’autoesecutività o meno di una direttiva come la Bolkestein, ossia dalla valutazione sulla sua diretta applicabilità senza norme intermedie, dipenderà la sua collocazione: se al di sopra o al di sotto della legge nazionale. Mandando gli atti alla Corte abbiamo deciso di favorire il processo di integrazione dell’unione europea, anche al fine di colmare una lacuna esistente. Il quadro, attualmente, non è affatto chiaro. Per altro, sono convinto che l’adunanza plenaria del Consiglio di Stato, avrebbe dovuto fare lo stesso, prima di esprimersi».

Qualcuno ha parlato di improcedibilità, in considerazione del mutato quadro normativo nazionale. 
«È un’altra grossissima sciocchezza che ho ascoltato da tante persone, anche studiosi. Ovviamente io non posso immaginare quale sarà il contenuto della decisione, ho rispetto assoluto per la Corte e non parlo del merito. Ma dico che tecnicamente non sarebbe corretta una decisione di improcedibilità per effetto della nuova legge. Il procedimento di decisione della Corte di Giustizia, parte dall’anonimizzazione del testo per trattare la questione meramente giuridica. E ha valore per tutti gli stati membri, non solo per l’Italia». 

Tutto ciò, dal punto di vista dell’iter giudiziario. Quanto la decisione invece potrà pesare dal punto di vista politico, o quantomeno per le decisioni che la maggioranza di governo vorrà assumere?
«Credo che il rinvio che è stato disposto dal governo Meloni sia più che giustificato, per vari motivi. Abbiamo un problema di procedura di infrazione. E qui, lo Stato italiano recupererebbe un minimo di credibilità solo qualora riuscisse ad approvare un testo concreto di riforma dell’intero settore. Dico che il governo e il parlamento non avrebbero dovuto attendere i pronunciamenti del giudice amministrativo. Perché il giudice amministrativo può fare danno: decide sulla legittimità dei provvedimenti, può annullare, dare indicazioni conformative, ma non legiferare. Anche qui, ha un grande valore ciò che ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio, sulla giurisdizionalizzazione della politica. Il giudice ha occupato spazi che non gli competono e la politica ha lasciato fare. 

Una situazione che sembrerebbe essersi verificata anche in ambito “balneare”. 
«Quando sento parlare di concessioni demaniali, penso al diritto Costituzionale. Perché ciò che ritengo sia davvero in pericolo è l’ordinamento costituzionale. Questa è la cosa più grave. Ho letto dichiarazioni di illustrissimi colleghi e rappresentanti istituzionali autorevoli che mettono in guardia il governo da possibili contrasti con la direttiva Bolkestein e con le sentenze dell’Adunanza plenaria. Ora, che l’Italia sia in difetto con la direttiva Bolkestein, è un dato di fatto. Il punto dolente, invece, è la scadenza delle proroghe. È questo il nodo più importante: ma non è nella direttiva Bolkestein, è contenuto unicamente nelle sentenze dell’Adunanza plenaria. Ed è bene ricordare che è il giudice ad essere sottoposto alla legge, non il contrario. Quindi, abbiamo un serio allarme dal punto di vista dell’ordinamento costituzionale: il parlamento non fa leggi, il governo decide tutto. Il contenuto di una legge lo scrive il Consiglio di Stato. C’è una grande confusione dei ruoli, in cui la questione balneari passa decisamente in secondo piano.

Tutto il dibattito nasce da Lecce. Ora, a suo giudizio, quanto sarà risolutiva la decisione della Corte di Giustizia sulla base della questione da lei sollevata?
«La Corte di Giustizia dà l’interpretazione autentica della norma. Darà una lettura finalmente chiara. Bisognerà solo attendere, quello che deciderà sarà il verbo. E mi auguro che possa chiarire tutte le zone d’ombra esistenti». 

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