Balneari, Pasca (Tar Lecce): «Sarebbe stato meglio un rinvio in attesa della Corte di giustizia Ue»

Balneari, Pasca (Tar Lecce): «Sarebbe stato meglio un rinvio in attesa della Corte di giustizia Ue»
di Roberta GRASSI
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Giovedì 9 Marzo 2023, 06:53 - Ultimo aggiornamento: 06:56

La posizione del Tar Lecce è sempre stata differente rispetto a quella del Consiglio di Stato. Fatto notorio, scritto nei provvedimenti. Lo rilevano ancora una volta gli stessi giudici amministrativi, in un passaggio dell'ultima sentenza sulla questione "balneari". Il presidente del Tribunale amministrativo salentino, Antonio Pasca, ha però sempre perseguito con convinzione la propria strada "giuridica" e nell'ambito di un procedimento su un caso "Ginosa" ha rinviato la questione alla Corte di Giustizia europea che renderà nota la propria decisione il 20 aprile prossimo.
Presidente Pasca, il Consiglio di Stato torna a dire la propria sulla questione delle concessioni balneari e stavolta lo fa mettendo in discussione anche le nuove previsioni normative e le proroghe al 2024. Cosa ne pensa?
«Non intendo entrare nel merito, noi giudici ci esprimiamo con gli atti e con le sentenze e naturalmente non posso valutare questioni che sono attualmente sottoposte a giudizio. Posso solo fare una riflessione generale, sul procedimento. E in questo caso dico "nihil novi sub sole", nessuna novità. Perché le sentenze del Consiglio di Stato sono assolutamente vincolate a uniformarsi al decisum dell'Adunanza plenaria. Fatta salva solo la facoltà di restituire la questione proprio alla stessa adunanza plenaria: le sezioni del Consiglio di Stato, insomma, non possono essere di diverso avviso».
Ma la Corte di Giustizia dell'Unione europea si esprimerà a breve. I giudici amministrativi di secondo grado avrebbero potuto attendere? Sarebbe stato in qualche modo consentito loro dalle procedure?
«Sarebbe stato forse più rispettoso del ruolo istituzionale della Corte di Giustizia, attendere il pronunciamento del quale è stata già preannunciata la pubblicazione della decisione per il 20 aprile. Sarebbe stato più coerente con i principi di integrazione degli ordinamenti dell'Ue, in ossequio al cosiddetto dialogo tra le corti, se non una sospensione del giudizio anche un semplice rinvio data successiva al 20 aprile. Il Consiglio di Stato, in questa circostanza, ha motivato sostenendo che non ne ricorrano i presupposti. Ma semplicemente richiamandosi alla plenaria. Sarebbe bastato un rinvio a data successiva al 20 di aprile».
Insomma, anche la posizione del Consiglio di Stato sul Milleproroghe è legata al principio base. A quanto è stato stabilito precedentemente in sede di Adunanza plenaria. Non è un salto in avanti.
«Anche questa non è una cosa nuova, ma è una diretta conseguenza della natura vincolante delle decisioni dell'Adunanza plenaria, per le sezioni interne del Consiglio di Stato. Ed invero, tale automatica disapplicazione di eventuali ed ipotetiche norme successive dispositive di proroghe, così come la nullità di provvedimenti amministrativi adottati in esecuzione di eventuali e future norme costituiscono oggetto specifico delle decisioni dell'Adunanza plenaria (16 e 17 del 2021). Rilevo soltanto che l'articolo 34 comma 2 del Codice del processo amministrativo prevede espressamente: "In nessun caso il giudice si può pronunciare con riferimento a poteri amministrativi non ancora esercitati". Mi chiedo se sia ammissibile un pronunciamento del giudice, con riferimento a poteri legislativi non ancora esercitati».
Cosa potrebbe accadere, ora, se la Corte di giustizia dell'Unione europea dovesse condividere anche uno solo dei nove quesiti che lei ha proposto sulla direttiva Bolkestein, sulla sua validità e sulla sua autoesecutività?
«Le sentenze finora emesse sarebbero sì efficaci, ma in ipotesi soggette a revocazione. Andrebbero impugnate con il rimedio straordinario della revocazione, possibile nel caso in cui ci siano decisioni definitive, e quindi non risultino esperibili i rimedi impugnatori ordinari».

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