Baby gang in aumento: minorenni in 4 reati su 100

Baby gang in aumento: minorenni in 4 reati su 100
di Pierangelo TEMPESTA
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Martedì 11 Ottobre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 01:22

Attività di prevenzione, di reinserimento e di riabilitazione. Le misure di contrasto al fenomeno delle baby gang passano attraverso iniziative che non sono basate unicamente sulla repressione, ma che mirano al coinvolgimento sociale dei ragazzi. Dal report sulle gang giovanili in Italia, realizzato per il Viminale e il ministero della Giustizia dalla rete Transcrime di Ernesto Savona, Marco Dugato e Edoardo Villa con l’Università Cattolica del Sacro Cuore, emerge non solo un aumento della presenza delle baby gang in Puglia, ma anche una recrudescenza dei reati commessi. Secondo i dati raccolti dagli Uffici dei servizi sociali per i minorenni, infatti, in tutta la regione si registra, nell’ultimo quinquennio, un aumento della presenza di gang giovanili. 

Il Report


Dai questionari raccolti dai ricercatori - che per la loro analisi hanno ascoltato carabinieri, polizia e uffici dei servizi sociali - emerge però l’inefficacia delle azioni di contrasto fondate unicamente sulle attività di repressione. Al contrario, si ritengono necessarie azioni e interventi sinergici fra le diverse istituzioni, mirate allo sviluppo di percorsi di educazione alla legalità e alla partecipazione attiva nella società civile. «In questo contesto - spiegano gli analisti di Transcrime - è stata sottolineata l’importanza del ruolo di scuole e famiglie, con la necessità di sviluppare interventi mirati a risolvere o attenuare le problematiche specifiche di queste istituzioni o di particolari contesti socioeconomici». 
Il coinvolgimento del più ampio numero possibile di istituzioni è ritenuto perciò fondamentale per sviluppare risposte il più possibile organiche e funzionali.

I dati pugliesi parlano anche di un incremento del grado di gravità dei reati commessi. Negli ultimi cinque anni, infatti, in tutte e cinque le provincie pugliesi si riscontra una recrudescenza del fenomeno. A condividere questo aumento con la Puglia sono soltanto il nord-est della Sicilia, il Molise e il sud della Campania, mentre nelle altre regioni d’Italia il dato è stabile o non rilevato. 

I Dati


A livello nazionale, invece, nei primi sei mesi dell’anno sono stati 17.716 i minori segnalati alle forze dell’ordine, più della metà rispetto ai 30.400 minori denunciati, arrestati o fermati durante tutto il 2021. In più di quattro casi su 100, nei reati sono coinvolti dei minorenni: un dato in crescita di un punto percentuale rispetto al 2018 e al 2019. 
I gruppi sono composti principalmente da meno di dieci individui, in prevalenza maschi e con un’età compresa tra i 15 e i 17 anni. Nella maggior parte dei casi, si tratta di ragazzi italiani, mentre i gruppi formati in maggioranza da stranieri sono meno frequenti e si trovano principalmente nel Nord Italia. La ricerca evidenzia anche situazioni di marginalità o di disagio socioeconomico per molti dei componenti delle gang, soprattutto nelle regioni del Sud. 
Dal punto di vista del contrasto al fenomeno delle gang giovanili, però, solo in rarissime occasioni le forze di polizia hanno ipotizzato il reato di associazione per delinquere relativamente ai reati commessi dalle baby gang. «Questo testimonia da un lato come non esista al momento un riferimento legislativo per inquadrare questo fenomeno in maniera più precisa e, dall’altro, come molte di queste aggregazioni non abbiano spesso le caratteristiche tipiche delle organizzazioni criminali più strutturate». Nella metà dei casi, i minori coinvolti in fenomeni di criminalità usufruiscono della sospensione dei procedimenti e della messa alla prova. 
Il ricorso alla detenzione in istituti penali per minorenni avviene solo in casi isolati. Molti uffici dei servizi sociali, inoltre, prevedono attività di studio o lavoro e attività socialmente utili, sportive e di volontariato. Tra gli interventi più frequentemente suggeriti da forze dell’ordine e servizi sociali, poi, ci sono piani di supporto alla genitorialità e alle necessità delle famiglie, creazione di attività e di luoghi di aggregazione giovanile come centri sportivi e culturali a cui indirizzare i ragazzi nelle ore extrascolastiche, la progettazione di percorsi formativi e lavorativi individualizzati finalizzati alla riduzione dell’abbandono scolastico, attività di mediazione familiare. Emerge anche la necessità di sviluppare interventi di mappatura del fenomeno della criminalità giovanile sia sul territorio, sia sul web, terreno oggi quanto mai fertile per la nascita e la diffusione di situazioni che possono portare alla commissione di reati.

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