Le aziende tornano in Puglia, ma due posti su tre restano vuoti. Le figure più ricercate

Le aziende tornano in Puglia, ma due posti su tre restano vuoti. Le figure più ricercate
di Pierpaolo SPADA
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Lunedì 13 Dicembre 2021, 07:26 - Ultimo aggiornamento: 09:58

S'intensifica il trend di ripresa. La Puglia sta tornando ad attrarre anche chi un tempo aveva delocalizzato in Cina o nell'Est Europa, complici il Covid e l'impennata dei prezzi, dell'energia in particolare. Sono sempre di più i posti di lavoro offerti dalle imprese, tanto da doppiare i livelli pre-Covid. Ma, parallelamente, persiste il problema di reperire le figure che li ricoprano. E un posto su tre, da queste parti, resta vacante. Il fenomeno è ormai consolidato. Forse dovuto a un riassetto economico operato dalla pandemia, forse - secondo alcuni analisti - alla precarietà che caratterizza buona parte dei nuovi contratti proposti, per il 70% a tempo. Quel che è certo è che l'ultimo rapporto elaborato dal sistema informativo Excelsior di Unioncamere-Anpal, appena pubblicato, mette in fila i numeri di una realtà che è sicuramente in evoluzione, ma che si può sintetizzare così: le imprese tornano a casa, ma non trovano dipendenti. Tra dicembre e febbraio 2022, in Italia le aziende stimano 1,4 milioni di assunzioni, ovvero 306.511 in più rispetto allo stesso periodo di due anni fa. Ma la tendenza svela anche una doppia velocità: al Nord è, infatti, assai più sostenuta che al Centro (+31.370) e nel Sud/Isole (+60.860).

Il trimestre


Nel trimestre in questione, 64.510 delle assunzioni complessivamente stimate ricadono in Puglia (17.410 solo a dicembre). Solo in altre sette regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Lazio, Campania e Sicilia) il dato è maggiore. Su base annua, le assunzioni previste in Puglia sono, infatti, 30mila in più. Se rapportato, invece, a due anni fa - dunque al periodo pre-Covid - l'aumento è di 14mila unità. Dove si assume di più? Nel Brindisino. Ma a rendere onore alla buona performance pugliese è anche il dato relativo alla stima delle assunzioni riservate ai giovani fino a 29 anni. In questo caso, la colorazione sulla mappa in corrispondenza della Puglia è tanto intensa quanto nelle sole Umbria e Piemonte. I giovani che le imprese pugliesi vorrebbero assumere rappresentano oltre il 32% delle figure richieste, dunque il 4% circa in più rispetto alla media nazionale e il 10% in più rispetto a regioni come la Toscana, che esprimono un grado di produttività non certo minore.

I settori


Quanto ai settori, maggiore capacità di assorbimento occupazionale esprimono l'industria manifatturiera/pubblic utilities e i servizi alle imprese. Nel contesto nazionale, la Puglia è, dunque, tra le dieci regioni che assume di più e tra le prime tre per l'intenzione di assumere giovani.

Ma, per oltre il 30% dei casi, le aziende - anche quelle che con il reshoring torneranno a produrre in Puglia - rischiano di non riuscire a trovare il personale da assumere. La difficoltà di reperimento è al 31,5% rispetto al 38% maturato a livello medio nel Paese. E, a ben vedere, non è nemmeno così male se confrontata con quella di Valle d'Aosta (42,5%), Liguria (47,7%), Veneto (44,5%) e Friuli Venezia Giulia (45,6%). Ma è pur vero che nelle realtà appena elencate è più altro il grado di istruzione e specializzazione richiesto. Le figure più difficili da reperire qui? Gli operai specializzati (48,4%), i dirigenti e i professionisti intellettuali, scientifici e con elevata specializzazione (46,6%), i professionisti tecnici (43,2%), i professionisti qualificati nelle attività commerciali e nei servizi (37%) e i conduttori di impianti/operai di macchinari fissi e mobili (35,6%). Per quanto riguarda, invece, le professioni non qualificate, la difficoltà di reperimento si riduce fino al 27% e al 22% per gli impiegati. Così domanda e offerta non s'incrociano.

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