Autonomia, per il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano è «una dichiarazione di guerra al Mezzogiorno»

Autonomia, per il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano è «una dichiarazione di guerra al Mezzogiorno»
di Paola ANCORA
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Venerdì 3 Febbraio 2023, 10:25 - Ultimo aggiornamento: 13:04

Un testo «inaccettabile», una «dichiarazione di guerra al Mezzogiorno». Una «scenetta comica per aiutare la Lega». Dure le parole del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano che in un'intervista a Massaggero interviene sulla questione Autonomia, il Ddl Calderoli, approvato ieri, fra gli applausi, dal Consiglio dei Ministri.

Cosa ha detto 

«Si tratta di una presa in giro - prosegue Emiliano - e se non ci saranno cambiamenti la nostra collaborazione finisce qui». Tranchant la posizione del governatore pugliese del Pd. Per Emiliano non è solo una questione politica, con la Lega che ha spinto all'approvazione della riforma solo per fini elettorali, ma il testo così come approvato diventa "indigeribile".

Perché? A causa dell'«invarianza di spesa - prosegue il presidente - Non sta né in cielo né in terra che una riforma che prevede come condizione base per individuare i Lep, cioé i livelli essenziali delle prestazioni da garantire a tutti i cittadini da Nord a Sud, venga tradotta in pratica senza stanziare le risorse adeguate. Così per il Sud - dice - è una presa in giro. Una dichiarazione di guerra a tutto il Mezzogiorno». 

«Ci indigna profondamente questa cosa di voler fare l’autonomia differenziata prima delle elezioni in Lombardia» per evitare di «far fare brutta figura alla Lega». È stato questo, ieri, il primo commento del governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, dopo l’approvazione del Ddl Calderoli. E in un’intervista al Messaggero in edicola oggi, come sempre in abbinamento al Nuovo Quotidiano di Puglia, aggiunge: «È un testo inaccettabile, è una dichiarazione di guerra al Mezzogiorno. Una presa in giro. E se non ci saranno cambiamenti, la nostra disponibilità a collaborare finisce qui». «Possiamo accettare l’autonomia - ha detto ancora - se le Regioni sono messe tutte più o meno sullo stesso livello di partenza, se facciamo un lavoro preliminare di riequilibrio. Se il governo dice che per questo riequilibrio, che costa almeno 50-60 miliardi, non c’è una lira, di autonomia differenziata non se ne può nemmeno parlare. Su cosa noi potremmo essere d’accordo? Sul fatto che lo Stato fa un progetto decennale di riequilibrio tra Nord e Sud basato su diritti uguali per tutti, si stabilisce che da una certa data, non immediata, le Regioni una volta equiparate possono chiedere materie supplementari. Nulla, a quel punto, vieta di dare più poteri alle Regioni. La teoria Calderoli è invece: abbiamo 20 vogatori, per far diventare più forti i vogatori meno efficienti diamo remi più lunghi a quelli più forti. Questa teoria non regge». 

Il senatore Boccia


Per il senatore Pd Francesco Boccia «l’autonomia differenziata di Calderoli condanna il Mezzogiorno a rimanere sempre un passo indietro, non mette sul tavolo le risorse per finanziare i Lep, apre le porte alla regionalizzazione della scuola, alla privatizzazione di scuola e sanità e a un caos fiscale senza precedenti. Calderoli - ha chiesto poi il responsabile Enti locali del Pd - come ha chiesto oggi Elly Schlein, rispetti la Conferenza Stato–Regioni finora calpestata e faccia votare la proposta di autonomia alle stesse Regioni. Faremo una battaglia durissima in Parlamento».

Il parlamentare Bellomo


E se il parlamentare della Lega Davide Bellomo ha puntato il dito sul fatto che «i maggiori detrattori del disegno di legge sulle autonomie siano proprio gli esponenti di quei partiti e di quei sindacati che più hanno contribuito in questi anni ad allargare la forbice del divario tra Nord e Sud», la presidente di Azione, Mara Carfagna ha attaccato direttamente la premier Giorgia Meloni: «Strana idea di unità d’Italia che ha la presidente. Non si spiega come possa citare Garibaldi, “qui o si fa l’Italia o si muore”, dire che non si rassegna all’idea di cittadini di serie A e serie B e poi dare il via libera all’autonomia differenziata modello Calderoli. Il sì unanime del Consiglio dei ministri è il cedimento più grave alla propaganda della Lega, che voleva esibire a tutti i costi la riforma come trofeo prima delle Regionali. Salvini e Calderoli vincono, Meloni e l’Italia perdono».

Il presidente di Confindustria


Perplessità sono state espresse da Confindustria Puglia, in netta divergenza con l’associazione degli industriali lombarda. «A cosa serve definire i livelli essenziali delle prestazioni da garantire sul territorio nazionale, se non si stabilisce chiaramente con quali risorse aggiuntive questi saranno finanziati nelle regioni meridionali, dove servizi e risorse oggi sono insufficienti?» ha chiesto ieri il presidente Sergio Fontana. «È evidente - ha proseguito - che, senza stanziare ingenti finanziamenti aggiuntivi per queste regioni, il raggiungimento dei livelli essenziali resterà una pura illusione. Altri fondi aggiuntivi - aggiunge - dovranno poi essere assegnati alle Regioni che chiedono l’Autonomia, per gestire le funzioni sottratte allo Stato. Ma tutte queste risorse ci sono? C’è da chiedersi quanto ciò inciderà sul già enorme debito pubblico italiano». 

Il presidente dell'Ordine dei Medici


Profonda preoccupazione dall’Ordine nazionale dei Medici. «Chiediamo alla politica - ha detto il presidente Filippo Anelli - di rivedere quel testo, di colmare prima le differenze di accesso al servizio sanitario nazionale, di modificare gli indici che danno per privilegiati quelli che, per luogo di nascita o di residenza, hanno una possibilità di sopravvivenza maggiore rispetto a quelli che vivono in aree geografiche più disagiate e che invece hanno un’aspettativa di vita e di salute molto più bassa».

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