Autonomia, parlamentari in trincea. E il Pd lancia la candidatura anti-Bonaccini: «Al congresso mozione per il Sud»

Autonomia, parlamentari in trincea. E il Pd lancia la candidatura anti-Bonaccini: «Al congresso mozione per il Sud»
di Paola ANCORA
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Domenica 16 Ottobre 2022, 05:00

Una guerra di territorio, non più soltanto di partito, se è vero che l’autonomia cara alla Lega che governa Lombardia e Veneto è stata pensata e sostenuta dal Pd, che oggi guida l’Emilia Romagna. A delineare scenari da Risorgimento è stato ieri, ancora una volta, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. Dopo la Fiera del Levante, il governatore è tornato alla carica, contro l’autonomia differenziata, nel suo intervento al convegno dei Giovani imprenditori di Confindustria, a Capri. «Le vere differenze politiche non sono tanto quelle di partito, ma quelle di interesse del territorio. Le Regioni del Mezzogiorno – ha detto Emiliano – dovrebbero consolidare un loro coordinamento per diventare più collaborative, al di là delle differenze politiche». Tanto più ora, con un Governo che non ha «nessuna idea del Mezzogiorno», ma un bisogno impellente di «modernizzarsi, uscendo dalla testa di Mussolini». 

Le reazioni, gli scenari

Se il presidente dei pugliesi avvia l’arruolamento delle “truppe” (politiche, s’intende) per la battaglia contro l’autonomia differenziata – riforma subordinata, a suo avviso, a una previa definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni – Fratelli d’Italia si trincera dietro un prudente silenzio, carico di significato. La leader Giorgia Meloni - che dopo lo strappo con Forza Italia sul voto per Ignazio La Russa presidente del Senato lavora a rafforzare l’asse con la Lega - dovrà riuscire nella non semplice impresa di conciliare le spinte autonomiste delle Regioni del nord Italia con una riforma in senso presidenziale dell’architettura dello Stato contenuta nel programma di FdI. «Attendiamo di capire la linea da seguire» dicono dal partito. La Lega, invece, al sud smussa toni e contenuti della riforma autonomista. Così dalla Puglia, il neoeletto parlamentare leghista Davide Bellomo liquida le parole di Emiliano come «propaganda. Nessun discorso organico sull’autonomia – chiarisce – può esser fatto senza parlare dei Livelli essenziali delle prestazioni, che garantiscono servizi commisurati alle necessità dei diversi territori». Tuttavia, finora, il tema dei Lep è stato accuratamente ignorato da Matteo Salvini e dai suoi colonnelli: «L’autonomia – prosegue Bellomo - è una riforma giusta se è accoppiata alla definizione dei Lep. Ma al sud dovremmo iniziare a immaginare Regioni ed Enti locali come macchine realmente capaci di spendere le risorse a nostra disposizione. Un esempio su tutti? I 200 milioni persi dalla Puglia con l’ultimo Piano di Sviluppo rurale». Non gradisce le parole di Emiliano, il senatore di Forza Italia Dario Damiani: «Pensi a governare la Puglia, a partire dalla sanità e non a cose che non lo riguardano o a insolentire le massime cariche dello Stato. Il Governo darà risposte agli italiani e dell’autonomia discuteremo quando sarà all’ordine del giorno». 
Annuncia «le barricate in Parlamento» il Movimento Cinque Stelle con il coordinatore regionale Leonardo Donno, confermato deputato. «Nessuna nuova funzione potrà essere delegata alle Regioni se prima non saranno definiti, con le adeguate coperture, i Livelli essenziali delle prestazioni.

Dovrà comunque essere il Parlamento a definire le regole d’ingaggio con una legge quadro che tenga in massima considerazione le varie commissioni parlamentari coinvolte». I pentastellati allargano l’inquadratura: «Proponiamo anche la revisione del Titolo V della parte seconda della Costituzione, con riguardo al riparto delle competenze tra Stato e Regioni, per riassegnare la salute alla competenza esclusiva dello Stato. Occorre superare i divari territoriali nell’accesso a un’assistenza sanitaria e sociosanitaria di qualità per tutte le persone in condizioni di bisogno».

Il fronte Pd e l'orizzonte del congresso

Nel Pd, uscito con le ossa rotte dalle elezioni politiche di settembre, l’urgenza di ricostruire il partito al sud si fonde con quella di impedire che una riforma voluta proprio dalle file democratiche degeneri, aggravando i gap già esistenti nel Paese. Così, tanto Marco Lacarra che Claudio Stefanazzi – entrambi deputati – insistono sulla necessità «di una mozione meridionale in seno al congresso nazionale del Pd». «Il tema dell’autonomia – dice Lacarra – dovrà essere al centro del dibattito congressuale perché il Sud ha bisogno di essere rappresentato». «È fondamentale – aggiunge Stefanazzi - che al prossimo congresso ci sia una mozione meridionalista per far sentire la voce del Mezzogiorno a chi appare più sensibile alle sirene autonomiste che a quelle dell’unità nazionale». Leggasi Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna che vuole l’autonomia e papabile candidato alla segreteria nazionale dem. 
«La solidarietà nazionale – aggiunge Lacarra – è un principio inalienabile e il congresso dovrà affrontare il tema dell’autonomia, perché la posizione dei presidenti delle Regioni del nord non è propriamente legata all’individuazione dei Lep e alla necessaria perequazione delle risorse», punto imprescindibile. «Invece – aggiunge Stefanazzi - la tentazione di questa legislatura è chiudere con chi ci sta e alle condizioni date. Sono tuttavia certo che i parlamentari della Lega e di Fratelli d’Italia del Mezzogiorno lotteranno accanto a noi per garantire che un disegno autonomista sulla pelle dei pugliesi non passerà mai. La loro storia politica e personale ci fa pensare che li avremo accanto in questa battaglia». 

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