Autonomia, il Nord dà battaglia. Il ministro Boccia avverte: «Il Paese è uno»

Autonomia, il Nord dà battaglia. Il ministro Boccia avverte: «Il Paese è uno»
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Lunedì 9 Settembre 2019, 08:49
Esattamente come era nelle aspettative, è l'autonomia differenziata il primo tema che dovrà essere affrontato dal neministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, ieri al Digithon di Bisceglie.
«Sono un profondo difensore della Costituzione, ho sempre criticato gli strappi: il titolo V è chiaro, la Costituzione va onorata», ha detto Francesco Boccia. «I livelli essenziali delle prestazioni sono il centro del ragionamento - prosegue - e, quanto a me, sono difensore dell'autonomia secondo il Titolo V della Costituzione. Partiamo dalla centralità dei servizi che dobbiamo fornire a tutti: io credo ci si debba tenere per mano, la stella polare sarà la lotta alle diseguaglianze, che ci sono al nord come al sud. L'autonomia che ho in mente deve avere un collante, tenere per mano il Paese che è uno e crede fortemente nell'Europa; le sue autonomie sono un valore da difendere».

La Lombardia reclama la competenza sulla scuole, la Liguria minaccia il referendum mentre l'Emilia-Romagna rilancia la propria proposta considerata «un punto di equilibrio». Il tema dell'autonomia, punto cardine del programma di governo della Lega di Matteo Salvini, scalda le regioni del nord Italia, che da qualche giorno si trovano di fronte il nuovo esecutivo giallorosso. E, proprio dal neoministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia, arriva l'avvertimento: «Non c'è una contrapposizione Nord-Sud, c'è la necessità di dire che il Paese è uno, che crede fortemente nell'Europa e le autonomie al tempo dell'Europa e delle regioni sono un valore. Sull'autonomia non possiamo permetterci compromessi al ribasso o peggio ancora sbagliati quando si parla di scuola, perché è il cardine della società di oggi e merita di essere al centro delle politiche pubbliche, senza diventare ostaggio di una nuova propaganda politica».

Parole che non convincono ancora i governatori del Nord che, da Cernobbio, hanno mandato un chiaro messaggio al ministro. «Noi andremo avanti», avverte Toti parlando dell'iter già avviato nel consiglio regionale ligure. «Poi se dovesse servire un referendum, saremmo pronti anche a farlo, ma se si possono risparmiare i soldi dei cittadini è meglio», conclude il governatore che ammette come con il nuovo governo non ci sia molto margine per l'autonomia differenziata, così come ideata dal Carroccio. Rincara la dose il presidente lombardo, Attilio Fontana. «Se alla Lombardia non sarà concessa la competenza sulla scuola, la Regione è pronta a varare una sua legge - afferma -. C'è una sentenza della Corte Costituzionale che già dichiara che le Regioni possono organizzare una parte di questa materia». E proprio alla Lombardia autonoma fa riferimento la bandiera con la Rosa Camuna esposta dai Giovani Leghisti durante il Gran Premio di Monza per chiedere che «la questione Autonomia sia centrale nell'agenda politica del nuovo governo».

Ma non è solo sulla scuola che si accende il dibattito politico. In ballo anche la sanità, materie per le quali il Nord è pronto a scendere in piazza. Contrario il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che sull'autonomia ritiene possibile «un'intesa ragionevole» ma a patto di «non toccare la scuola pubblica e la sanità pubblica e poi difendere le ragioni del Sud». A cercare un punto d'incontro è l'Emilia-Romagna che, per bocca del suo presidente Stefano Bonaccini, considera la propria proposta «un punto d'equilibrio nella nuova compagine di governo per trovare una maggioranza che possa portarla avanti». Taglia corto il ministro Boccia, che proprio durante il primo consiglio dei ministri del nuovo governo ha impugnato una legge del Friuli Venezia Giulia. Il titolare degli Affari Regionali si dice pronto ad incontrare al ministero i governatori di tutte le regioni coinvolte, così come da loro richiesto. «La casa comune delle Regioni è il ministero - ha detto -, è a loro disposizione e la Conferenza Stato-Regioni vorrei lavorasse molto meno sulle leggi da impugnare. Voglio rassicurare Fontana: andrò da lui, da Toti, Zaia, Bonaccini. Dobbiamo improntare il rapporto su una collaborazione senza verità inconfutabili, non reagirò a nessuna provocazione».
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