Autonomia differenziata, il “no” dei sindaci: «Aumenta le disuguaglianze»

Autonomia differenziata, il “no” dei sindaci: «Aumenta le disuguaglianze»
di Alessandra LUPO
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Sabato 29 Ottobre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 13:34

Il governo Meloni preme sull’acceleratore dell’Autonomia differenziata. E le rassicurazioni del ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, sul fatto che «nessuno vuole dividere il Paese e avvantaggiare le regioni più ricche» non bastano a smorzare il clima teso sulla questione, soprattutto nel Mezzogiorno, dove Michele Emiliano e Francesco Boccia annunciano battaglia. Nei giorni scorsi l’ex ministro – che pure Calderoli cita tra coloro che «hanno fatto un buon lavoro» sulla legge – prometteva una dura opposizione del centrosinistra «se si tenterà di realizzarla senza l’unanimità di Regioni».

E quello dell’unanimità si è confermato un traguardo piuttosto arduo tenuto conto della reazione di Michele Emiliano nel primo incontro sull’argomento convocato l’altro ieri a Roma dal ministro, in cui il governatore pugliese ha ribadito il suo secco “no” a qualunque ipotesi di trattenere gettito fiscale nelle regioni più ricche a danno di quelle più povere. «L’attuale sistema fondato sul fondo di perequazione che crea solidarietà tra regioni più ricche e regioni più povere – ha detto - ritengo sia il sistema più corretto».

Emiliano non ha nascosto la sua preoccupazione nel comprendere, una volta a Roma «che c’è una grande fretta da parte del Governo di mettere a punto una strategia sull’autonomia differenziata, e in generale per risolvere questa questione che fa parte del programma del governo Meloni». Il prossimo step infatti sarà la presenza del ministro nella Conferenza delle Regioni. In quella sede la proposta del governo sarà ufficializzata e ogni Regione potrà dire la sua. Anche sulla questione dei Lep, su cui puntava la legge quadro proposta da Francesco Boccia, per assicurare i livelli essenziali delle prestazioni in tutti i territori prima di qualsiasi intervento sul regionalismo. 

L'altolà di Anci Puglia e dei sindaci 

La questione preoccupa anche i sindaci, i cui appelli per fondi e personale vanno avanti inascoltati da tempo. E si tratta di una preoccupazione trasversale. Ettore Caroppo, presidente di Anci Puglia riflette: «Le regioni del Nord pagheranno di più l’energia che produciamo in Puglia? Ovviamente è una battuta - prosegue il sindaco di Minervino - ma non troppo: credo che ci siano priorità come mettere i sindaci e le amministrazioni comunali nelle condizioni di avere personale. In questi giorni - prosegue Caroppo - stiamo dibattendo sulla difficoltà a trovare segretari comunali, la cui spesa dovrebbe tornare in capo al Ministero dell’Interno. Prima sistemiamo i comuni poi pensiamo all’autonomia. Se i comuni saranno in grado di spendere i fondi del Pnrr le nostre menti non andranno più altrove e questo recupererà un altro gap, ad esempio in sanità. Dopo potremo parlare di autonomia». Da Taranto, il primo cittadino Rinaldo Melucci ritiene «inutile anche solo accennare all’autonomia differenziata, se il Governo non è in grado già oggi di assicurare i livelli essenziali delle prestazioni in ogni territorio. E non parlo solo di sanità, che pure basterebbe: in Puglia, per esempio, dobbiamo fare i conti con una dotazione di medici, strutture e risorse di gran lunga inferiore a quella di altre regioni con pari popolazione».

Il sindaco ricorda poi che «lasciare il gettito fiscale nelle regioni che lo hanno prodotto, scardinando il fondo di perequazione che assicura risorse ai territori meno ricchi, sarebbe contraddittorio con le linee programmatiche della presidente Giorgia Meloni, che ha dedicato al Sud un passaggio importante del suo discorso alla Camera, sottolineando la necessità di colmare il divario infrastrutturale, eliminare le disparità, porre fine alla migrazione di manodopera, intelligenze e capitali». Va ancora più in profondità il sindaco di Brindisi, Riccardo Rossi: «Esiste ancora una questione meridionale e uno dei temi del Pnrr è la ricucitura di queste disuguaglianze, quindi la continua richiesta delle regioni del nord di attuare l’autonomia differenziata va in una direzione opposta. Se confrontiamo la sanità di Puglia ed Emilia Romagna, che hanno quasi gli stessi abitanti, loro hanno il doppio dei medici presenti in Puglia. Se applichiamo l’autonomia differenziata in un contesto così gravato da disuguaglianze le accentueremo». Stefano Minerva, presidente della Provincia di Lecce e sindaco di Gallipoli, aggiunge: «Sappiamo che le priorità per il Paese sono altre e iniziare un’esperienza di governo con un atto divisivo e profondamente ingiusto nei confronti del sud non mi sembra un segnale positivo».
 

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