Mattarella: stoccate all'autonomia. E i sindaci del Sud scrivono al presidente: «Unico baluardo»

Mattarella: stoccate all'autonomia. E i sindaci del Sud scrivono al presidente: «Unico baluardo»
di Antonio BUCCI
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Lunedì 2 Gennaio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 10:23

Ci sono «le differenze tra Nord e Sud legate a fattori sociali, economici, organizzativi e sanitari», ma c’è pure la Costituzione, che «prescrive che la Repubblica rimuova gli ostacoli di ordine economico e sociale che ledono i diritti delle persone». E il valore della sanità pubblica «come presidio insostituibile di unità del Paese». Sergio Mattarella non la cita mai direttamente, nel suo ottavo discorso da Capo dello Stato, ma il riferimento all’autonomia differenziata si legge ugualmente, in controluce. La bussola è la Costituzione, ribadisce il Presidente della Repubblica nel settantacinquesimo anniversario della Carta. In compenso, l’accelerazione del ministro per gli Affari regionali, Roberto Calderoli, e l’invio del testo a Palazzo Chigi hanno ugualmente messo gli schieramenti in allarme. 

Una lettera

«Sto preparando una lettera a nome dei sindaci della piattaforma Recovery Sud, per ringraziare il Presidente, unico baluardo in difesa del Mezzogiorno, perché tutto il resto va nella direzione contraria alla difesa degli interessi del Sud», commenta Davide Carlucci. È sindaco di Acquaviva ma anche referente di un gruppo che conta più di trecento primi cittadini, trasversali agli schieramenti e pure ai confini geografici.

Chiedono «misure che possano ridurre le distanze, su indicatori come la mortalità infantile, la diversa aspettativa di vita (minore di 3,7 per un bambino di Caltanissetta rispetto a un coetaneo di Firenze), il ricorso a cure mediche fuori regione, il tasso di disoccupazione, l’emigrazione intellettuale, la dotazione infrastrutturale, l’occupazione femminile, la qualità del sistema scolastico e universitario, anziché insistere su un progetto che potrà soltanto acuirle», si legge nella missiva. 

Il dossier

Stando alle informazioni filtrate sul dossier, il pressing delle ultime settimane avrebbe ottenuto alcuni risultati: niente più termine di un anno, per determinare i livelli essenziali di prestazione – o Lep – ma neppure riferimenti precisi alle risorse con le quali arrivarci e un cabina di regia che riparte dalla “spesa storica”. E poi maggiore coinvolgimento della Conferenza Stato Regioni e le Camere chiamate ad approvare a maggioranza assoluta l’intesa tra esecutivo nazionale e omologhi regionali: «Minime concessioni che hanno il sapore del contentino, ma la verità è che si cristallizza la spesa storica e non si fanno passi in avanti, mentre andrebbe ribaltata la prospettiva, che non può essere quella di rendere autonomi enti già spreconi e che hanno dato prova di corruttele e malversazioni», non ci gira intorno. O, a dirla in altri termini: «Non serve mercanteggiare sui Lep ma partire dai divari drammatici. Bisogna stare molto attenti, perché le diseguaglianze creano ingiustizie, le ingiustizie creano rabbia e la rabbia si può acuire e può incendiare le periferie del Mezzogiorno», mette in guardia Carlucci. 
Più cauto Ettore Caroppo, da sindaco dei sindaci pugliesi e presidente Anci: «Non conosciamo i dettagli della bozza ma quella di Calderoli resta una mossa a sorpresa e che fa rumore. Da una parte, ora, abbiamo Giorgia Meloni che accelera sul presidenzialismo, dall’altra l’autonomia. È una questione politica che valuteremo in profondità, quando conosceremo meglio i contenuti della bozza. Sia chiaro, però, che non ci può essere autonomia, se prima non si colmano gli svantaggi che ci dividono. E basti pensare ai nostri enti locali, già in difficoltà ad andare avanti sul Pnrr perché manca il personale necessario a farlo», puntella. D’altro canto, è lo stesso discorso del Colle a citare gli amministratori: «La Repubblica siamo tutti noi. Insieme. Lo Stato nelle sue articolazioni, le Regioni, i Comuni, le Province, le istituzioni, il Governo, il Parlamento, le donne e gli uomini che lavorano nella pubblica amministrazione, i corpi intermedi, le associazioni, la vitalità del terzo settore, la generosità del volontariato», scandisce Mattarella. Il resto è una macchina in moto. 

Già oggi, ai piedi del palazzo della regione Calabria ci sarà una manifestazione di protesta – concomitante con il vertice tra il ministro e il governatore Occhiuto - e il fronte è pronto ad allargarsi: «Emiliano assuma iniziative concrete per bloccare la “secessione dei ricchi” e difendere gli interessi delle comunità che rappresenta, del Sud depredato di risorse e di diritti anche dalle misure contenute nella legge di Bilancio», chiama a raccolta Rifondazione Comunista. Il capo della Giunta è stato tra i più duri oppositori della decisione di Calderoli, parlando di atto ostile e pure chiedendo ai candidati alla segreteria nazionale dem di fare quadrato e prendere posizione. E da Italia Viva stuzzicano: «Stefano Bonaccini non è contrario all’autonomia che, secondo la mia opinione, così come appare al momento, sarebbe gravemente dannosa per il Sud, la Puglia e Taranto. Buona parte del Pd di Taranto e provincia sostiene la candidatura di Bonaccini come segretario nazionale. A voi le conclusioni», azzarda il consigliere regionale Massimiliano Stellato. Due partite destinate ad incrociarsi ancora, anche una volta archiviate le primarie di febbraio.
 

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