Autonomia differenziata, il presidente Emiliano non molla: «Il governo ritiri il ddl»

Autonomia differenziata, il presidente Emiliano non molla: «Il governo ritiri il ddl»
di Massimiliano IAIA
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Venerdì 3 Marzo 2023, 07:03 - Ultimo aggiornamento: 07:04


L'Anci conferma la propria preoccupazione, la Regione Puglia chiede il ritiro del disegno di legge delega, associazioni e sindacati mostrano tutta la loro contrarietà. A un mese "esatto" dall'approvazione in Consiglio dei ministri e in occasione della Conferenza Unificata (Stato-Regioni-Enti locali), si surriscalda il clima sul tema dell'autonomia differenziata, fortemente voluta dal governo e dal ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli, che ne ha firmato il testo. E ieri, comunque, dalla Conferenza è arrivato il via libera.

A manifestare in modo netto la propria posizione contraria, è stato però il governatore pugliese Michele Emiliano, che ha chiesto il ritiro del ddl. «Abbiamo l'impressione - ha detto Emiliano - della continua accelerazione su un processo del quale non si conosce l'esito. Si rischia di avere a breve un Paese nel quale un'impresa, una famiglia, un cittadino, muovendosi sul territorio nazionale rischia di avere come interlocutore, per materie importantissime, a volte lo Stato e a volte le Regioni, sia dal punto di vista legislativo, che amministrativo.

Si rischia di stritolare tutti i comuni italiani sotto il peso di regioni che diventeranno onnipotenti. E questo ha concluso Emiliano non corrisponde al disegno del legislatore costituzionale e neanche a un criterio di buona amministrazione».

Le osservazioni

Su mandato unanime del Comitato direttivo dell'Anci, il presidente Antonio Decaro ha presentato in Conferenza un documento contenente le osservazioni dei Comuni sul testo di legge, accompagnato da una serie di emendamenti. L'Anci si è riservata di esprimere una valutazione finale sulla legge dopo le determinazioni del Governo sulle richieste presentate. «Ci sono questioni che devono essere chiarite e ci sono punti che per i rappresentanti delle autonomie locali devono essere totalmente rivisti. Il documento presentato raccoglie le preoccupazioni dei Comuni sull'individuazione e finanziamento dei livelli essenziali di prestazione (Lep) e su un processo che prevede la devoluzione alle Regioni di funzioni non solo legislative ma anche amministrative e gestionali, senza tenere conto del ruolo e del contributo che in tutti questi anni i Comuni italiani hanno offerto in termini di servizi ai territori e alle comunità e soprattutto sul meccanismo di solidarietà e perequazione, già realizzati su scala comunale», spiega la nota.

Nonostante la «delicatezza dell'argomento e la complessità della rappresentanza di una Associazione che ha al proprio interno quasi ottomila sindaci di appartenenza politica e territoriale molto articolata», l'Anci è «riuscita a trovare un momento di sintesi presentando un documento che evidenzia eccezioni di metodo e nel merito». Il documento presentato ribadisce che «l'architettura costituzionale della Repubblica si fonda sulle Regioni, sulle Province, sulle Città metropolitane e sui Comuni in modo equi-ordinato, e che l'articolo 116 della Carta va letto e attuato in piena sintonia con gli altri articoli del Titolo V, in un contesto di tutela dell'unità giuridica ed economica della Repubblica e di garanzia dei livelli essenziali delle prestazioni», conclude la nota.
Assieme a quello della Puglia, c'è stato anche il "no" - per quanto annunciato di Campania, Emilia Romagna e Toscana. Ma il via libera al testo è arrivato ugualmente. Si tratta di un primo step, ammettono soddisfatti i governatori di centrodestra. Il ministro Calderoli, padre del provvedimento, guarda al cronoprogramma e fa sapere di essere pronto per presentare il testo al prossimo Consiglio dei ministri «per la definitiva approvazione». Sui distinguo di sindaci e province il ministro spiega invece che tutte le loro proposte emendative «verranno proposte in pre-Consiglio per una valutazione del loro inserimento nel ddl definitivo».
Aria nuova in casa delle Province, dove l'archiviazione della legge 56 (la cosiddetta "Delrio"), con la relativa codifica di ente di secondo livello, pare essere cosa fatta. Su questo fronte, Emiliano fa sapere di aver invitato Anci e Upi a prendere una posizione chiara anche sul ripristino dell'elezione diretta del presidente delle Province. Noi siamo assolutamente d'accordo, più democrazia c'è, meglio è».

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