Autonomia differenziata, il confronto sul Mezzogiorno passa in Conferenza Stato-Regioni

Autonomia differenziata, il confronto sul Mezzogiorno passa in Conferenza Stato-Regioni
di Paola ANCORA
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Giovedì 17 Novembre 2022, 08:46 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 02:56

Una riforma «inemendabile», che «va ritirata». A suonare la carica contro l'autonomia differenziata cui lavora il ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli è il governatore della Campania Vincenzo De Luca. Una voce non nuova la sua, ma stavolta di tagliente nettezza e che riassume «l'intesa raggiunta con Puglia, Basilicata, Calabria, Lazio, Molise, regioni del centro» dice il governatore campano. Per il momento il presidente pugliese Michele Emiliano, che come gli altri governatori ha ricevuto la bozza sull'autonomia messa a punto da Calderoli, tace in attesa del confronto di oggi in Conferenza Stato-Regioni.

Il presidente De Luca

Ma la sua contrarietà è cosa nota - «non vogliamo sistemi che generano squilibri» - e ribadita a più riprese nelle scorse settimane, in linea con quanto dichiarato ieri da De Luca. «L'ipotesi Calderoli ha detto il presidente della Campania - significa spezzare l'unità nazionale e condannare a morte il Sud. Di questo parleremo anche con il presidente del Consiglio, che mi auguro colga fino in fondo il pericolo mortale per l'unità nazionale e per il destino del Sud».
Scettico anche il presidente Anci, Antonio Decaro, cui Calderoli aveva garantito la consegna del testo entro la fine della settimana scorsa. «Non abbiamo ancora nulla» fanno sapere da Anci, ma i sindaci del Sud a partire da Decaro hanno già messo le mani avanti.

Ieri il primo cittadino di Napoli, Gaetano Manfredi si è detto «d'accordissimo con De Luca».

Calderoli 


L'attenzione, dunque, è tutta per la bozza Calderoli, che in una intervista al quotidiano Libero, lunedì scorso, ha bollato come «puramente ideologica» l'opposizione di De Luca ed Emiliano alla riforma. Il testo di legge originario portava la firma dell'allora ministro Pd Francesco Boccia e prevedeva la previa definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), passaggio cancellato da Calderoli: «Il primo step ha dichiarato infatti il ministro sarà affidarsi alla spesa storica per ogni singola materia che sarà devoluta. Poi si fisseranno i Lep, che non sono stati decisi in 22 anni, non è che possa farli io in 15 giorni». I Lep, infatti, erano già previsti nella riforma del Titolo V della Costituzione del 2001, ma questo principio è rimasto finora sostanzialmente inapplicato, a favore della spesa storica, cioè dell'attribuzione delle risorse statali sulla base di quanto speso in passato da uno stesso ente per un determinato servizio: così, negli anni, le Regioni che spendevano di più hanno ricevuto di più e chi ha speso meno, perché meno aveva, ha ricevuto poco o nulla. I divari territoriali, anziché ridursi, si sono dunque allargati, tradendo l'intento contenuto nella Costituzione e impedendo a milioni di italiani di esercitare appieno i propri diritti di cittadinanza.


Non a caso i Lep sono uno dei «4 o 5 motivi» per i quali De Luca boccia una riforma che «congela la spesa storica», «esautora il Parlamento italiano» - giacché prevede soltanto un parere della commissione parlamentare di cui il governo, prima dell'intesa con ogni singola Regione, può non tenere conto - e prevede infine una compartecipazione al gettito fiscale: «La parte in cui l'Iva viene lasciata alle singole Regioni è ricca di contraddizioni. Dire che l'accordo si fa senza maggiori oneri per la finanza pubblica non è vero» incalza De Luca. E cosa accadrebbe se le Regioni del Nord facessero contratti regionali su scuola e sanità? «Si attiverebbe ipotizza il governatore campano - un flusso di mobilità dal Sud al Nord per i medici e per i docenti, un disastro che falserebbe il mercato del lavoro e accentuerebbe il divario tra Sud e Nord». Da qui l'annuncio di «una battaglia rigorosa e intransigente a difesa del Sud», battaglia che comincerà già oggi, in Conferenza Stato-Regioni.


Calderoli, dal canto suo, replica stizzito al fronte del no che si allarga nel Mezzogiorno. «Ringrazio quanti stanno chiedendo il ritiro della mia proposta dice il ministro - proposta che non essendo mai stata presentata da nessuna parte non si vede come possa essere ritirata. Sul tavolo c'è una bozza di lavoro per iniziare a confrontarci e a lavorare: auspico che la versione definitiva di questo testo possa essere scritta con il contributo di tutte le Regioni, è una bozza aperta a ogni tipo di proposta, a ogni tipo di contributo, ma a condizione che ci sia una leale collaborazione reciproca».

La posizione del centrodestra


Tuttavia anche nel centrodestra al Governo l'autonomia alimenta dubbi e perplessità. «Non ci possono essere Regioni di serie A e Regioni di serie B» ha detto al Fatto Quotidiano, Fabio Rampelli di Fratelli d'Italia. «Abbiamo sempre detto che per noi i livelli essenziali di prestazione sono imprescindibili ha chiarito Rampelli - e lo ribadiamo ancora oggi». Invece nella bozza Calderoli non è più previsto l'obbligo per il governo di stabilire i Lep prima di procedere all'accordo diretto sulle materie da delegare alla Regioni, ma solo un termine di un anno oltre il quale, se non vengono approvati, le funzioni possono comunque essere trasferite alla Regione richiedente l'autonomia.
Calderoli ha già in programma di incontrare i segretari dei partiti di opposizione, a partire dal dem Enrico Letta. «Il presidente De Luca ha ragione. L'autonomia differenziata - anticipa il deputato Pd, Enzo Amendola - è la risposta sbagliata a una situazione già insostenibile. Chi la propone vuole spaccare il Paese e condannare il Sud. Ci opporremo in tutti i modi». La partita è appena entrata nel vivo.
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