Autonomia differenziata, l'economista Viesti: «Decostruisce lo Stato. Gravi responsabilità anche del Pd»

Autonomia differenziata, l'economista Viesti: «Decostruisce lo Stato. Gravi responsabilità anche del Pd»
di Alessio PIGNATELLI
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Venerdì 20 Gennaio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 08:56

«Sa cos’è questa? Produzione di fumo a mezzo di fumo. Stiamo fantasticando di norme aggiuntive quando bisognerebbe far funzionare le norme già esistenti».
Gianfranco Viesti, economista all’università di Bari, è tra i principali antagonisti del progetto di autonomia differenziata. E i passi compiuti finora dal ministro per gli Affari regionali, Roberto Calderoli, non lo convincono affatto. 
Professore, partiamo proprio dalle parole di Calderoli. Ha detto che coinvolgerà “il gotha del costituzionalismo e dell’economia italiana, perché andranno definiti quali sono i diritti sociali e civili dei cittadini: voglio vedere chi avrà ancora dubbi”. Lei di dubbi ce ne ha parecchi.
«Eccome. Ma questa è una decisione del Parlamento che si deve prendere le proprie responsabilità. Fissare i principi non serve a nulla se non si stanziano le risorse per raggiungere questi livelli essenziali. Può mettere anche le persone più esperte del mondo ma è una questione di responsabilità politica».
Non solo Lega: in un suo intervento ha puntato il dito anche contro il Pd.
«Sì, alcuni esponenti hanno avuto un ruolo decisivo nel far decollare questo progetto».
Nomi e cognomi?
«Bonaccini. Fino a oggi ha portato avanti delle idee per creare una super regione Emilia Romagna con molti coni d’ombra sugli aspetti finanziari. Io ritengo che queste proposte sono da respingere perché trasformerebbero l’Italia in una serie di piccoli Stati sovrani».
Lei è più per uno Stato centralista?
«Io non sono fautore del centralismo e non ho niente contro il regionalismo. Ma bisogna fare le cose in maniera giusta e saggia».
Insomma, questa autonomia penalizzerebbe il Sud?
«No, non il Sud ma l’Italia intera. Non ci dobbiamo mettere in un angolo dove se compensiamo per il Mezzogiorno tutto va bene. Questo è un progetto che riscrive completamente l’Italia, decostruisce lo Stato centrale, lo rende un moncherino e crea delle super regioni che non esistono in nessuna parte del mondo. Con competenze e poteri di veto su materie che vanno dalle infrastrutture all’energia, dall’ambiente ai beni culturali. È partito come una provocazione da parte del Veneto che chiedeva tutte le competenze possibili: anziché ragionare su competenze specifiche, quella richiesta è stata presa sul serio. Qui la responsabilità grave è allora del presidente della Regione Emilia Romagna che si è affiancato rendendo la richiesta trasversale e non più solo targata Lega».
Ci fa un esempio concreto di quello che potrebbe accadere? 
«L’Emilia Romagna vuole regionalizzare i musei statali. Uno degli elementi più distorsivi di questi processi è che non c’è nessuna corrispondenza tra Regione e competenza. Cioè qualunque Regione può fare la stessa richiesta e ci troveremmo nel giro di due anni a perdere il sistema museale italiano. Altro esempio: vogliono la sovranità assoluta sulle reti ferroviarie. Se il gruppo Ferrovie dello Stato deve rifare la Bari-Milano per tutti i lavori in Emilia Romagna dovrebbe chiedere il permesso. Attenzione, non c’entrano Nord e Sud. Lo stesso varrebbe per la Puglia, è sbagliato il concetto».
Sui Lep la cabina di regia non è sufficiente?
«Guardi, abbiamo una legge la 42 del 2009 che disciplina la finanza delle Regioni. Quella legge non ha fatto un passo avanti. E allora parliamo dei criteri del riparto del fondo sanitario: Bonaccini concorda che sono criteri sbagliati che premiano l’Emilia Romagna e penalizzano la Puglia? Parliamo di queste cose serie».
Qualche tempo fa lei disse che concordava più con la linea Meloni sul tema autonomia.
«Fratelli d’Italia è agli antipodi con questo decentramento. Il pensiero di Fdi è molto centrato sul governo nazionale, voglio vedere come terranno insieme il diavolo e l’acqua santa. Il grande tema è di cosa stiamo parlando. Se stiamo parlando solo di qualche competenza amministrativa a Veneto o Puglia, non c’è da fare guerre di religione. Se concedono queste competenze invece così divisive, dove finiamo?».
Ecco, appunto: col Pnrr dove andremmo? L’autonomia è complementare con la messa a terra del Piano di ripresa e resilienza?
«Anzi, il Pnrr è fin troppo centralista e non è conciliabile assolutamente col progetto dell’autonomia. Io ero anche critico con l’esperienza Draghi, era un esecutivo molto puntato alla centralità dello Stato. Ma dove sono quelli dell’agenda Draghi adesso?».

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