La palla, adesso, palla al Parlamento. Il Consiglio dei Ministri giovedì sera ha dato il secondo via libera al testo del Disegno di Legge del ministro Roberto Calderoli sull’autonomia differenziata. «Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario». Lo schema di legge è quello modificato dal Cdm nella giornata di mercoledì. L’iter va avanti ma arrivano alcune piccole modifiche. Il disegno di legge, spiegano da Palazzo Chigi, «provvede alla definizione dei “principi generali per l’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” e delle “relative modalità procedurali di approvazione delle intese fra lo Stato e una Regione”».
Autonomia, le prime modifiche
Nelle pieghe dell’ultimo schema del Disegno di Legge, scritto mercoledì, le modifiche vi sono, ma sono minime.
Più che una mano tesa alle Regioni “dissidenti” o ai sindaci che ieri sono scesi in piazza a Napoli, con Antonio Decaro in prima fila, le modifiche allo schema del Ddl Calderoli altro non sono che un modo per tenere dentro anche la Conferenza Stato-Regioni. Modifiche, nei fatti, più di forma che di sostanza. Ma il governo tira dritto. Tramite una nota diramata ieri il ministro Roberto Calderoli ha spiegato di voler «realizzare l’unità d’Italia (celebrata ieri, 17 marzo) tramite l’Autonomia. L’unità d’Italia è «un qualcosa che è solo scritto in Costituzione, un qualcosa auspicato da tutti e in primis dal sottoscritto, ma un qualcosa che purtroppo non esiste nella realtà dei fatti - ha detto -». «Va bene festeggiare il principio dell’unità nazionale ma oggi bisogna dargli finalmente un’attuazione, cosa che io intendo fare utilizzando l’autonomia differenziata regionale, avendo soprattutto come obiettivo proprio l’unitarietà ovvero che i diritti civili e sociali debbano essere garantiti a tutti su tutto il territorio nazionale». L’obiettivo che si è posto Calderoli intende realizzarlo «attraverso la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, che definiscono i diritti civili e sociali a cui ha diritto il cittadino, ogni cittadino, in ogni area del Paese». «Al di là delle 23 materie che potrebbero essere oggetto di devoluzione alle singole Regioni, una devoluzione possibile ma non scontata perché sottoposta ad una valutazione del Governo e del Parlamento, io mi chiedo - scrive il ministro - se a fronte di una precisa definizione dei tributi che il cittadino deve pagare con certezza agli enti locali o allo Stato, al di là della riforma fiscale che sta venendo attuata, quando finalmente verranno definiti anche i servizi che in funzione di quel pagamento al cittadino dovranno poi essere davvero resi, indipendentemente dal fatto che questi servizi siano erogati da un Comune, da una Provincia, da una Regione o dallo Stato».
«Una volta realizzato tutto questo - continua Calderoli - allora festeggerò anch’io con convinzione questa Unità d’Italia».
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