Autonomia, confronto in Consiglio regionale. Pressing su Emiliano: «Ribadisca la posizione della Puglia»

Autonomia, confronto in Consiglio regionale. Pressing su Emiliano: «Ribadisca la posizione della Puglia»
di Antonio BUCCI
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Lunedì 23 Gennaio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 10:44

«Michele Emiliano approvi la nostra mozione, se davvero è contrario all’autonomia differenziata. Altrimenti, i suoi saranno solo posizionamenti di comodo», torna in pressing da Azione, Ruggiero Mennea. Domani, la massima assise pugliese non tornerà a riunirsi, seguendo il calendario organizzato dai capigruppo, prima della ripresa dei lavori. Sette giorni in più, dunque, poi dal gruppo sotto le insegne di Carlo Calenda riproporranno la mozione, per ribadire la posizione dell’ente di via Gentile sulla proposta del ministro agli affari regionali, Roberto Calderoli

Il via libera del Consiglio dei Ministri potrebbe arrivare «entro la fine dell’inverno», almeno stando alla road map del vicepremier leghista, Matteo Salvini. Intanto, nei prossimi giorni il testo sarà pronto, integrato con gli esiti dei vertici politici della settimana. «Emiliano e il Pd si dicono contrari solo a parole e per prendersi a sportellate nei congressi», stuzzicano da Azione, a margine delle assemblee provinciali del partito. Anche perché, a citare il capogruppo in assemblea, «Stefano Bonaccini è stato molto veltroniano sull’argomento, nel senso del famoso “ma anche” dell’ormai ex segretario», diventato tormentone nelle parodie di Maurizio Crozza. La corsa alla poltrona più alta del Nazareno, in compenso, c’entra ugualmente: «La Puglia farà la sua parte, anche perchè è una regione che Elly ha già dimostrato di amare anche con il suo no all’autonomia», ha fatto sponda Lucia Parchitelli, aderendo alla mozione Schlein.

E la presidente del Consiglio regionale, Loredana Capone, non ha mai nascosto di aver scelto di appoggiare l’ex vice di Bonaccini proprio partendo dalla sua posizione oltranzista sul tema. Ha varato per prima gli Stati Generali in Regione: si sono riuniti a novembre e potrebbero tornare a farlo anche nelle prossime settimane, esattamente seguendo l’iter del provvedimento nella Capitale. A salire sulle barricate era stata, già allora, la Cgil, che mercoledì, in occasione del congresso regionale del sindacato, ha invitato anche il ministro per gli affari europei e la coesione territoriale – Raffaele Fitto – oltre all’economista Gianfranco Viesti e alla stessa Capone, alla presenza del segretario nazionale, Maurizio Landini. 

Il pressing

Il pressing resta: «Ormai il Veneto si sente già autonomo. Con queste iniziative irresponsabili, scavalcando il Parlamento, si attua la disgregazione nazionale del Paese e l’Italia non c’è più», tengono alta la guardia i sindaci di Recovery Sud. Il governatore, Luca Zaia, ha provato a rassicurare dalle colonne del Quotidiano: «Una riforma a saldo zero e non è responsabilità del Nord se i Livelli essenziale di prestazione, finora, non sono stati calcolati», ha messo in chiaro. Senza indietreggiare: «Non è un’invenzione del centro studi della Lega, se si difende la Costituzione, allora lo si fa nella sua interezza e non solo nella parte che ci fa comodo». «Se i Lep non sono stati calcolati finora, però, non possono essere certo i cittadini a pagarne lo scotto. Specie se questo significa dar seguito ad una riforma, senza la garanzia di stare tutti sulla stessa linea di partenza», replica a distanza il capogruppo dei pentastellati in via Gentile, Marco Galante. Esattamente le stesse condizioni poste dal capo della Giunta, da San Severo: «Si può realizzare solo se metti tutti quanti sulla stessa linea di partenza. Invece se per autonomia si intende far andare avanti chi è già molto ricco e sviluppato, questo sarebbe un errore catastrofico», ha scandito Emiliano, parlando all’assemblea Anci. 

E la mozione in Aula? «Sarei molto più propenso a parlare dell’autonomia di Palese e Santo Spirito. Se qualcuno, invece, punta ad ottenere una vetrina parlando di temi di competenza del Parlamento, sappia che sta facendo un esercizio di stile», stuzzica i colleghi, il leghista Fabio Romito, con riferimento all’iniziativa dei quartieri del capoluogo. Non dribbla la questione di fondo, però: «Per il resto, aspettiamo che il ministro Calderoli presenti ufficialmente la sua proposta. Per quanto mi riguarda, sono e resto un cittadino del Sud, quindi non voterei mai nulla in grado di danneggiare il Sud e va pure ricordato che è stato proprio il centrosinistra a mettere mano per primo al titolo quinto», rilancia. Il cerino è nelle mani di Giorgia Meloni.
 

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